30/05/2013, 00.00
VIETNAM
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Tribunale vietnamita condanna otto montagnard per “minaccia” all’unità nazionale

I giudici hanno emesso pene da tre a 11 anni di carcere. Fra i motivi della sentenza, anche “l’appartenenza a un gruppo cattolico non riconosciuto”. Da decenni la minoranza è vittima della repressione delle autorità comuniste di Hanoi. Attivista Usa: pretesto per reprimere la libertà religiosa e i diritti di base.

Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - Un tribunale degli Altipiani centrali in Vietnam ha condannato otto membri della minoranza etnica montagnard, in gran parte cristiani e spesso vittima di persecuzioni nel Paese, a pene variabili da tre a 11 anni di carcere. I giudici li hanno riconosciuti colpevoli di "minaccia all'unità dello Stato", per la loro appartenenza a un gruppo cattolico "non riconosciuto" dai vertici comunisti di Hanoi. Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli attacchi del governo contro religioni, blogger e gruppi dissidenti, considerati una "minaccia" perché contrari al dominio del partito unico e la richiesta di maggiore libertà personale.

La Corte della provincia di Gia Lai ha condannato una parte degli imputati perché avrebbero lavorato per un movimento in esilio, nel tentativo di dar vita a uno Stato indipendente abitato da popolazioni indigene negli Altipiani centrali. Le altre persone alla sbarra sono state incriminate per aver "sobillato" e incitato alla rivolta migliaia di manifestanti in piazza nel 2008 per protestare contro l'esproprio forzato delle loro case, per far posto a un impianto idroelettrico.

Gli otto cristiani condannati hanno un'età variabile fra i 32 e i 73 anni e sono finiti in galera per aver violato l'articolo 87 del codice penale, che punisce quanti "mettono in pericolo l'unità politica", incitando "alla divisione" o all'odio religioso.

Scott Johnson, della Montagnard Foundation, con base negli Usa, parla di sentenza ingiustificata, perché queste persone legate alle minoranze etniche "vogliono solo vivere nella loro terra e godere dei diritti di base"; essi "non sono terroristi, non sono separatisti e non sono alla ricerca di uno Stato indipendente". In realtà, conclude, è un "pretesto" usato dal governo per reprimere la libertà religiosa e i movimenti slegati dal partito.

Da anni le "tribù dei monti" subiscono una persecuzione religiosa da parte del governo, retaggio dei tempi della guerra in Vietnam quando le tribù si sono schierate a fianco degli Stati Uniti nel tentativo di dar vita a una nazione autonoma. Nel tempo le autorità di Hanoi hanno continuato a reprimerle, accusandole di "secessione" ed espropriando con questo pretesto i terreni. In molti hanno cercato rifugio in Cambogia, ma Phnom Penh ha più volte rispedito al mittente i fuggiaschi, in violazione alle norme Onu sui rifugiati politici. La loro appartenenza alla comunità cristiana rappresenta infine un ulteriore elemento di sospetto, che agli attacchi di natura etnico-politica unisce anche una persecuzione di matrice confessionale. 

 

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