15/07/2011, 00.00
FILIPPINE
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Vescovi filippini arricchiti con auto lussuose: la Chiesa filippina risponde

I prelati accusati di ricevere regali dai politici, chiedono perdono, dopo le pressioni della Conferenza episcopale. Lo scandalo delle auto di lusso frutto di un attacco mediatico per screditare la Chiesa nella sua lotta contro il controllo delle nascite. Fonti di AsiaNews sottolineano la grandezza della Chiesa in grado di portare ordine e chiarezza nonostante le divisioni.
Manila (AsiaNews) – “Nella Chiesa filippina, ci sono ancora vescovi in grado di controllare e correggere chi sbaglia, riportando la giusta chiarezza per concentrarsi sul lavoro pastorale e di evangelizzazione. I vescovi che hanno accettato regali dalla politica sono solo una minoranza e la Conferenza episcopale ha fatto pressioni affinché ammettessero il loro sbaglio, restituendo quanto ricevuto”. È quanto affermano fonti di AsiaNews sullo scandalo “Pajero bishops” che ha coinvolto sette prelati accusati di aver ricevuto auto dai enti legati alla politica durante l’amministrazione Arroyo.

Scoppiato nelle scorse settimane, il caso ha creato un vero e proprio shock fra la popolazione, soprattutto a Mindanao, fra le regioni più povere del Paese. Qui risiedono sei dei sette prelati coinvolti nello scandalo. Fra questi anche mons. Orlando B. Quevedo, arcivescovo di Isabela ed ex presidente della Conferenza episcopale filippina (Cbcp).

A scatenare lo scandalo, le rivelazioni di Maragarita Juico, nuovo responsabile della Philippines Charity Sweepstakes Office (Pcso), ente governativo che gestisce le lotterie pubbliche. Il funzionario ha accusato i vescovi di aver accettato auto di lusso, fra cui il costoso fuoristrada “Mitsubishi Pajero”, per favorire l’immagine dell’ex presidente Gloria Arroyo. Nei giorni scorsi, i vescovi hanno chiesto perdono per lo sbaglio di fronte al senato (nella foto), restituendo i doni. Tuttavia secondo un editoriale della Cbcp News, le auto di lusso, origine dello scandalo, sono in realtà veicoli usati e fra essi non figura nessun “fuoristrada”. Secondo alcuni i senatori, non vi è nemmeno alcuna violazione delle norme che regolano la distribuzione di questi fondi e che vietano donazioni a favore di un gruppo religioso. Le automobili sarebbero state usate per aiutare la popolazione e non per fare proselitismo o per interessi personali.

Le fonti di AsiaNews spiegano “che vi è stato un chiaro attacco mediatico contro la Chiesa da parte dei nuovi vertici della Pcso”. La Juico è una grande sostenitrice della controversa legge per il controllo delle nascite (Rh Bill), che se approvata sarà finanziata dalla Pcso. Secondo gli analisti, la funzionaria ha utilizzato i giornali anti-cattolici per screditare la Chiesa filippina. I vescovi combattono da anni contro la legge, che promuove l’utilizzo di preservativi, pillole abortive e la sterilizzazione volontaria.

Nei giorni scorsi, la Juico ha ammesso l’eccessiva aggressività delle dichiarazioni e l’uscita di false notizie. Ciò ha spinto alcuni politici a chiedere al governo scuse ufficiali alla Conferenza episcopale per riparare al danno. Oggi Aquino ha però annunciato che non vi è alcun motivo per chiedere perdono. “Tuttavia – spiegano le fonti - i senatori hanno trattato il caso con moderazione e ciò dimostra che la Chiesa è ancora molto influente e gode di grande rispetto”.

Nonostante l’attacco mediatico, le fonti fanno notare l’eccessivo legame di alcuni vescovi con gli ambienti della politica. “I prelati coinvolti sono solo una minoranza – affermano - ma poco è bastato per creare un clima di divisione presente all’interno della Chiesa, soprattutto fra i fedeli”. Secondo le fonti, la maggioranza dei prelati è molto vicina alla popolazione ed è attenta ai suoi bisogni, ma alcuni vescovi ragionano per alleanze politiche, criticano il governo, predicano contro la corruzione del sistema. “La speranza – affermano - è che con questo scandalo si ritorni a un rigore morale non solo nella Chiesa, ma anche nella politica, e ad avere maggiore attenzione alle problematiche che affliggono il Paese, fra tutte la grande povertà”. (S.C.)
 
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