Banten: si allarga la contaminazione da Cesio-137, livelli migliaia di volte oltre la norma
Le autorità indonesiane hanno dichiarato lo stato di emergenza a Cikande dopo il rilevamento di livelli di Cesio-137 senza precedenti nel Modern Cikande Industrial Estate. Nove operai sono risultati contaminati e decine di famiglie sono state evacuate. Il governo ha mobilitato unità speciali per la decontaminazione e avviato un’indagine sulle possibili cause, che potrebbe essere collegata all’importazione di rottami metallici dalle Filippine.
Banten (AsiaNews) – Si sta aggravando la contaminazione da Cesio-137 a Cikande, cittadina del distretto di Serang, nella provincia di Banten a una settantina di chilometri da Jakarta. Livelli di radiazioni 875mila volte superiori alla norma sono stati rilevati nel Modern Cikande Industrial Estate, scatenando un’emergenza ambientale e sanitaria senza precedenti in Indonesia.
Secondo il ministero dell’Ambiente, la quantità di radiazioni ha raggiunto i 33mila microsievert all’ora. Il limite di sicurezza è fissato a 0,11 microsievert all’ora. Si tratta di un’unità di misura che descrive il danno biologico provocato da una radiazione su un organismo. Il Cesio-137 è un isotopo radioattivo che si forma come sottoprodotto di reazioni nucleari.
Il ministro Hanif Faisol Nurofiq ha definito la situazione grave per l’intero Paese e ha annunciato la creazione di una task force interministeriale per gestire la contaminazione. “Il governo deve agire rapidamente e con decisione per garantire che tutti i settori della vita tornino a sentirsi al sicuro”, ha dichiarato Hanif ieri a Jakarta.
Le autorità stanno indagando sull’origine della contaminazione, che potrebbe essere legata a rottami metallici importati dalle Filippine o a scarti industriali di Cesio-137 smaltiti in maniera non conforme alle leggi. La fuga radioattiva potrebbe anche derivare da attività di fusione dei metalli nella zona, ma al momento non è ancora stata chiarita l'origine della contaminazione.
Finora, su un totale di 1.600 persone sottoposte a screening, nove lavoratori dell’area industriale sono risultati positivi all’esposizione al Cesio-137. Tutti sono attualmente sotto osservazione medica e riceveranno cure specialistiche da parte del ministero della Salute.
Oltre 100 operatori specializzati (tra cui membri dell’unità CBRN per le attività chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari della polizia mobile) sono stati mobilitati per le operazioni di decontaminazione.
Le autorità hanno trasferito 19 famiglie, 53 persone, in una “zona rossa”. Ai cittadini è stato vietato di portare via oggetti dalle proprie case a causa del rischio di contaminazione radioattiva. “Non ci sarà alcuna tolleranza verso i responsabili della fuga radioattiva”, ha dichiarato Hanif, assicurando che il governo adotterà “misure severe” per accertare eventuali violazioni.
La crisi di Cikande, iniziata dopo una segnalazione di gamberi esportati all’estero radioattivi, ha già avuto ripercussioni sul commercio internazionale: gli Stati Uniti hanno annunciato la sospensione di tutte le importazioni di gamberetti dall’Indonesia, citando “preoccupazioni legate alla sicurezza sanitaria”.
La decisione ha suscitato allarme nel settore della pesca: secondo l’ex ministro delle Imprese pubbliche, Dahlan Iskan, almeno un milione di lavoratori rischia di perdere il lavoro. Gli Stati Uniti rappresentano circa il 70% del mercato estero dei gamberetti indonesiani, con un valore annuale di 2,2 miliardi di dollari. Contaminazioni sono state trovate anche in una piantagione di chiodi di garofano sull'isola di Sumatra e anche il commercio di spezie è stato sospeso.
“Gli Stati Uniti non hanno torto, ma hanno agito troppo in fretta. Il nostro governo, invece, non è colpevole, ma è apparso lento nella risposta”, ha commentato Iskan, invitando l’esecutivo, guidato dal presidente Prabowo Subianto, a “ripristinare rapidamente la fiducia dei mercati internazionali”. Le autorità indonesiane hanno confermato che la priorità è ora la bonifica dell’area contaminata e il ripristino della credibilità dei prodotti nazionali.
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