06/08/2015, 00.00
LIBANO
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Vescovi maroniti: Aderite alla Costituzione, eleggete il presidente

di Paul Dakiki
Appello ai politici libanesi contro il vuoto istituzionale che rischia “la caduta della stessa Repubblica”. Il problema dei rifiuti non raccolti “macchia l’immagine del Libano e minaccia l’ambiente e la salute degli abitanti”. L’accordo sul nucleare iraniano, frutto del dialogo, come sperato da papa Francesco.

Dimane (AsiaNews) - I vescovi maroniti hanno lanciato ieri un nuovo appello ai parlamentari dei diversi gruppi a “presentare i loro candidati definitivi alla presidenza della Repubblica e a recarsi in parlamento per partecipare all’elezione in maniera democratica e costituzionale”.

L’appello è stato diffuso dopo l’incontro mensile dei vescovi insieme ai superiori degli ordini religiosi maroniti, tenutosi ieri nella sede estiva del patriarca maronita di Dimane.

Il comunicato finale sottolinea “la profonda inquietudine di fronte al vuoto presidenziale che continua e che rischia di giungere a un punto vicino alla caduta della stessa Repubblica”.

“La paralisi politica e la crisi economica che essa genera – continua l’appello – chiede a tutti di mettere al primo posto l’interesse nazionale e di preservare l’unità nazionale, perché non è possibile per il Libano superare le sue crisi politiche se viene esposto a scosse che minacciano la sua unità”.

Da oltre un anno il Paese non ha un presidente. Dal maggio 2014 si sono tenute molte sessioni per eleggere il nuovo presidente, ma il parlamento libanese non ha mai raggiunto il quorum per il voto a causa del boicottaggio da parte del gruppo detto dell’ 8 Marzo (che raccoglie diversi partiti ed Hezbollah, insieme ai cristiani legati a Michel Aoun).

Il patriarca maronita Beshara Rai ha spesso tentato di radunare le formazioni cristiane perché designino un candidato comune (v. foto), ma i gruppi sono divisi fra coloro – come Aoun -  legati a Hezbollah e all’Iran e i gruppi legati all’Arabia saudita, da sempre grande patron della politica libanese.

I vescovi si sono pronunciati anche sulla crisi dei rifiuti che da settimane non vengono raccolti, dopo la chiusura della discarica di Naameh, ormai piena. La crisi presidenziale e il disaccordo fra i politici fa tardare anche la ricerca di una soluzione.

I prelati sottolineano che la crisi dei rifiuti “macchia l’immagine del Libano e minaccia l’ambiente e la salute degli abitanti”. Per questo essi denunciano il fatto che “sottomettere il bene pubblico ai conflitti, al clientelismo e al mercato avrà delle conseguenze pregiudizievoli per la società”.

Infine, i vescovi hanno commentato l’accordo sul nucleare fra l’Iran e le grandi potenze. Esso, hanno detto, “prova l’importanza del dialogo che papa Francesco continua a proporre”. E sperano che tale dialogo prevalga in tutta la regione medio-orientale.

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