06/09/2016, 12.48
PAKISTAN
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Vescovo di Faisalabad: Il Pakistan è in lutto per l’attentato alla colonia cristiana di Peshawar (Video)

di Kamran Chaudhry

I cristiani di Warsak Road erano l’obiettivo dei quattro terroristi talebani, che poi si sono fatti esplodere. Lo scontro con le forze dell’ordine è durato 40 minuti. L’abitazione di Farooq Masih è andata in pezzi, ma lui e la famiglia sono riusciti a mettersi in salvo. Gli attentatori volevano rapire donne e bambini.

Lahore (AsiaNews) – Tutto il Pakistan “è in lutto per l’attentato compiuto la scorsa settimana da una fazione talebana contro la colonia cristiana di Warsak Road, vicino Peshawar”. Lo affermano mons. Joseph Arshad, vescovo di Faisalabad e presidente della Commissione nazionale Giustizia e pace della Conferenza episcopale pakistana, e Cecil Shane Chaudhry, direttore esecutivo della stessa commissione. I leader cattolici condannano con forza i due attacchi terroristici che hanno insanguinato la provincia di Khyber-Pakhtunkhwa: il primo, contro la minoranza cristiana; il secondo, contro il tribunale di Mardan, che ha provocato la morte di 13 persone e il ferimento di altre 60 tra avvocati, polizia e civili.

Il 2 settembre, alle prime luci dell’alba, un commando composto da quattro terroristi appartenenti alla fazione talebana Jamaat-ur-Ahrar ha fatto irruzione nel quartiere abitato dai cristiani. Samuel Masih, 50 anni, che si stava recando a lavoro in ospedale, è stato ucciso sul colpo. I talebani hanno poi scatenato uno scontro a fuoco con le guardie della sicurezza, che è durato 40 minuti.

La difesa degli agenti ha evitato conseguenze peggiori e costretto gli attentatori a cercare rifugio sui tetti dell’edificio governativo, che in quel momento era vuoto, dove poi hanno innescato le cinture esplosive che avevano indosso.

Uno dei quattro è saltato dentro la veranda della casa di Farooq Masih, proprio di fronte all’edificio, che si trovava all’interno con la moglie e i cinque figli. Farooq racconta ad AsiaNews che non appena ha udito i primi spari, ha radunato la famiglia nella stanza sul retro della casa. “Ho afferrato mio figlio Suleman – riporta – che si trovava in bagno e ho chiuso la porta a chiave. Ho spostato due divani contro la porta per bloccare l’accesso”.

La prontezza dell’uomo ha salvato la famiglia, dato che poi i terroristi hanno crivellato di colpi la porta. Egli ricorda: “Noi eravamo distesi a terra. Non so cosa sia successo. Abbiamo sentito due esplosioni all’esterno e una delle mie figlie è svenuta. I mattoni della casa cadevano ovunque. Io ho aperto la porta sul retro e ho fatto strisciare tutti verso la casa dei vicini. Sembravamo delle pecore. Abbiamo sfondato la porta d’ingresso e ci siamo nascosti. Dopo cinque minuti la nostra casa è esplosa”.

Lo scontro è durato in tutto tre ore e Masih ha perso ogni cosa. La sua casa è andata distrutta, mentre altre tre sono rimaste parzialmente danneggiate.

Samuel Masih, colpito da nove proiettili, è stato seppellito il giorno dopo. Il suo funerale è stato celebrato dal vescovo anglicano Earnest Jacob, tre pastori e un sacerdote. Il vescovo ha domandato che alle enclave cristiane di tutto il Pakistan sia garantita maggiore sicurezza. Egli ha poi riferito che la polizia ha scoperto che gli attentatori avevano trascorso la notte in un villaggio vicino e avevano intenzione di prendere in ostaggio donne e bambini: nel loro covo infatti sono stati ritrovati generi alimentari a sufficienza per resistere almeno 10 ore. “Il loro obiettivo – riferisce – era forse la chiesa, la scuola o la moschea”.

Suleman, 14 anni, scampato grazie al sangue freddo del padre, ricorda ancora le facce dei kamikaze. “Due di loro – afferma – avevano più o meno la mia età, ma portavano grosse armi. Abbiamo trovato i pezzi dei loro corpi ovunque”.

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