17/12/2025, 10.19
ISRAELE - PALESTINA
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P. Romanelli: a Gaza un Natale di preghiera e speranza nonostante le bombe

di p. Gabriel Romanelli

Il parroco della Sacra Famiglia condivide con AsiaNews una video-testimonianza di questi giorni di Avvento. Una vita “leggermente migliorata” dopo il cessate il fuoco, ma la guerra “sta continuando”. L’emergenza umanitaria resta attuale in un clima “di grande depressione perché non si vede la fine”. Una comunità martoriata che trova forza nella fede e nella preghiera. 

Gaza City (AsiaNews) - La vita dopo il cessate il fuoco “è leggermente migliorata” perché “non ci sono più bombardamenti diffusi”, ma la guerra “sta continuando”. È quanto racconta in un videomessaggio in lingua inglese inviato ad AsiaNews (clicca qui per vederlo) p. Gabriel Romanelli, il parroco della chiesa latina della Sacra Famiglia a Gaza, una comunità che “trova la sua forza nella preghiera”. “Ad esempio - prosegue il sacerdote argentino del Verbo Incarnato - cerchiamo di celebrare e di vivere il tempo del Natale nel modo migliore possibile”, perché la vita spirituale “è la sola cosa che ci dà la vera pace nei nostri cuori”.

In un quadro che resta di grave crisi, le bombe e l’emergenza umanitaria tuttora in atto, fra la popolazione - anche quella cristiana - permane un clima “di grande depressione perché non si vede la fine” afferma il religioso. Anche i bambini “soffrono molto”, anche se è di parziale sollievo la ripresa delle attività dell’oratorio e delle lezioni, sebbene a ranghi ridotti perché le scuole cristiane ancora oggi ospitano i rifugiati. “La nostra forza deriva da Dio, dalla preghiera, dalla nostra fede” conclude p. Romanelli, che dedica un pensiero finale al Giubileo della Speranza che sta per concludersi: “Il Calvario - sottolinea - ci parla sempre di speranza. Ma la speranza umana non è chiara, sembra che il mondo dimentichi la situazione in Gaza. La guerra continua e la pace, fino ad ora, non è arrivata”. 

Di seguito, la trascrizione integrale del messaggio di p. Romanelli. Traduzione a cura di AsiaNews:

Buongiorno cari amici! La nostra vita dopo il cessate il fuoco è leggermente migliorata, perché non ci sono più bombardamenti diffusi ma la guerra, sfortunatamente, sta continuando. Ancora oggi sentiamo le bombe, in special modo perché siamo molto vicino alla “Linea gialla”. Vi sono maggiori aiuti umanitari, ma tutto questo non è ancora sufficiente. Vi sono grandi difficoltà nella distribuzione, le associazioni sul campo sono impegnate e cercano di fare del loro meglio per far arrivare i beni e gli aiuti sul mercato. 

La cosa più importante e la cosa al tempo stesso più pericolosa è che le persone sono sotto una grande depressione perché nessuno, fino ad ora, vede un segno chiaro che questa guerra è finita. Perché le persone hanno bisogno anche delle cose più elementari per vivere, non solo per ricostruire Gaza, ma per esempio l’elettricità: potete vedere la luce qui, grazie al generatore e al piccolo pannello solare ma la maggior parte dei civili - quindi più di due milioni di persone in Gaza - non hanno elettricità da oltre due anni. La stessa cosa per l’acqua: la maggioranza della popolazione non dispone di acqua potabile, per questo si sviluppano molte malattie gastrointestinali, e si diffondono dappertutto nella Striscia, anche all’interno del nostro compound dove finora abbiamo accolto e tuttora ospitiamo oltre 400 rifugiati.

Le persone, anche se sono nelle tende, hanno bisogno dell’elettricità, hanno bisogno dell’acqua, hanno bisogno di altre cose. Anche le persone che cercano di vivere nelle loro case, o per meglio dire quello che resta delle loro case, hanno pur sempre bisogno di un po’ di acqua, di legno, di plastica, qualcosa per coprirsi e ripararsi dal freddo perché anche qui è arrivato l’inverno. Di vestiti, che sono fondamentali per l’inverno. Questa è la realtà, ma in particolare le persone hanno bisogno di un segnale chiaro che la guerra è finita e possono provare a vivere in quella che è la loro terra.

Con l’altro sacerdote, anch’egli prete appartenente alla mia congregazione del Verbo Incarnato e qui presente, così come le suore della medesima congregazione, le suore di Madre Teresa, come religiosi qui a Gaza noi riceviamo sempre il sostegno del nostro vescovo, il patriarca Pierbattista Pizzaballa, e grazie alla generosità del patriarca latino, di voi e di molti altri amici abbiamo potuto sinora aiutare decine di migliaia di famiglie, in particolare i bambini.

Fino ad oggi abbiamo avuto diverse iniziative per esempio con i bambini affetti dalla sindrome di Down, o con gravi malattie o fortemente malnutriti: li abbiamo aiutati assieme alle loro famiglie, abbiamo aiutato oltre mille bambini e migliaia di famiglie, a fronte di bisogni enormi. In tutto questo la situazione dentro e fuori il compound è difficile, ma cerchiamo di fare del nostro meglio. Cerchiamo di continuare la nostra vita, e continuiamo a pregare di solito per tre ore al giorno con l’adorazione del santissimo, il Santo Rosario e la messa e altre preghiere. Ogni giorno preghiamo per la pace.

I bambini soffrono molto, ma grazie a Dio abbiamo ripreso dopo alcuni mesi dall’inizio della guerra le attività dell’oratorio e anche la scuola dentro il compound. Almeno qui i bambini trovano un po’ di consolazione dalle loro sofferenze, ma abbiamo molti più bambini di quelli della nostra comunità di prima della guerra. E non dobbiamo dimenticare che le tre scuole cattoliche - quella del patriarcato latino, del Santo Rosario e la scuola della Sacra Famiglia - avevano 2250 studenti e ora, in questo momento, possiamo garantire sfortunatamente le lezioni solo a 160 bambini perché le tre scuole, nonostante siano state risparmiate dalle bombe, sono piene di rifugiati, piene di rifugiati, e non abbiamo altro spazio. Abbiamo cercato di trovare altre soluzioni, ma non è semplice. 

La nostra forza deriva da Dio, dalla preghiera, dalla nostra fede, dalla nostra speranza, e cerchiamo di vivere i frutti della nostra carità e di condividerli con tutti. E per quanto riguarda l’Anno Santo giubilare della Speranza, ci sono dei segni? Sì, per la vita spirituale perché il Calvario sempre ci parla di speranza. Ma la speranza umana non è chiara, sembra che il mondo dimentichi la situazione in Gaza. La guerra continua e la pace, fino ad ora, non è arrivata. 

Quindi ci sono molte persone in tutta la regione - da Palestina, da Israele - di diverse religioni che vogliono, desiderano e lavorano per la pace, ma è necessario più aiuto da tutta la comunità internazionale.  

E quelli di voi che mi chiedono come faccio a mantenere la pace nel mio cuore, rispondo partendo dal mio rapporto con Dio prima di tutto, col Signore, col silenzio e la meditazione, quasi silenzio e meditazione perché ci sono molti frastuoni e rumori [di guerra], ma cerco di farlo. Un’ora di silenzio e meditazione. E poi le altre preghiere, le preghiere liturgiche, ad esempio cerchiamo di celebrare e di vivere il tempo del Natale nel modo migliore possibile, la vita spirituale è la sola cosa che ci dà la vera pace nei nostri cuori e con la vera pace nei nostri cuori cerchiamo di seminare e di diffondere la pace ovunque attorno a noi per tutte le persone. 

Ringrazio infine cavalieri e dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ovunque grazie per la vostra preghiera, per il vostro sostegno. Per favore, continuate ad aiutarci con la preghiera, continuate ad aiutarci con il sostegno morale per la pace e la giustizia. E continuate anche a sostenere il patriarcato latino per continuare a fare del nostro meglio per la gloria di Dio e il bene di ogni uomo. 

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