24/06/2014, 00.00
INDIA
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Vescovo indiano: Il Codice civile unico non deve imporre l'induismo alle minoranze

di Nirmala Carvalho
Intervistato da AsiaNews mons. Thomas Dabre, membro del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, esprime le proprie preoccupazioni sul provvedimento proposto dal nuovo governo, guidato dai nazionalisti indù. L'abolizione delle leggi personali delle varie comunità religiose è "una questione delicata da gestire solo attraverso il dialogo, non con l'imposizione".

Mumbai (AsiaNews) - "L'India è una società pluri-culturale: ha una varietà di culture e religioni. Per questo sarebbe sbagliato imporre la cultura induista a tutti gli indiani sotto forma di un Codice civile comune". È il giudizio espresso in un'intervista ad AsiaNews da mons. Thomas Dabre, arcivescovo di Pune e membro del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Il presule parla della proposta del nuovo governo di unificare sotto un unico Codice civile e di condotta tutte le leggi che regolano le questioni personali delle diverse comunità religiose. Secondo il Bharatiya Janata Party (Bjp) - partito nazionalista indù che guida l'esecutivo - un Codice civile unico è un modo "per creare uguaglianza sociale". Ma le minoranze temono che diventi uno strumento per colpire "le loro tradizioni e i loro diritti religiosi". Nell'intervista il prelato ricorda anche che "un governo di maggioranza non significa un governo della religione di maggioranza". (Traduzione a cura di AsiaNews)

Il manifesto elettorale del Bharatiya Janata Party (Bjp) parla un Codice civile comune, volto a proteggere la "giustizia di genere". Come risponde a questa proposta?

La questione di un Codice civile comune, che riguardi le leggi personali delle comunità di minoranza - in particolare i musulmani - è molto delicata. Da un lato sembra "sensibile" avere un Codice civile o di condotta unico, da seguire tutti. Dall'altro però è vero che l'India non è una terra mono-culturale. L'India è una società pluri-culturale: ha una varietà di culture e religioni. Per questo sarebbe sbagliato imporre la cultura induista a tutti gli indiani sotto forma di un Codice civile comune. Ogni comunità religiosa ha un proprio ethos, una sua religiosità, delle tradizioni e dei modi culturali riguardanti gli uomini e le donne. Quindi questa è una questione molto delicata e complessa, che può essere gestita solo attraverso il dialogo.

Non si dovrebbe avere un approccio fondamentalista o autoritario nel passare la legge in Parlamento. Non sono favorevole a che il solo Parlamento crei questo tipo di provvedimento. Esso coinvolge nel dialogo un unico tipo di persone, ma ce ne sono molte altre che dovrebbero farne parte: filosofi, sociologi, esperti culturali e leader religiosi. Tutte queste persone dovrebbero essere coinvolte nella creazione di simili leggi. Il governo non dovrebbe essere ciecamente indifferente alle legittime e radicate differenze. È urgente che il governo mostri sensibilità verso le diversità culturali e religiose.

Il Bjp ha in programma di usare la legge per creare uguaglianza sociale. Un possibile approccio sarebbe di affidare l'onere di alcune riforme alle comunità. Ancora una volta, questa è una materia così delicata che dall'imposizione di una legge non potremo trovare il sostegno della gente. Quello di cui abbiamo bisogno è un dialogo sostenuto. Prima dell'imposizione di un Codice civile comune abbiamo bisogno di dialogo. Senza si arriverà a tensioni in tutto il Paese.

Il Bjp sostiene che la poligamia e il divorzio, che rientrano nell'ambito della Legge personale islamica, sono problemi umani di base e non questioni religiose individuali. Cosa pensa a riguardo?

Le leggi morali hanno alcune caratteristiche universali. Non c'è dubbio a riguardo. Ma, certo, c'è bisogno di dialogo anche per spingere le persone ad accettare le leggi morali universali. Dobbiamo convincere le persone che alcuni valori universali devono essere seguiti al di là dei confini, qualunque sia la religione. Di conseguenza andrebbero aboliti poligamia e divorzio. Ma vorrei obiettare che le comunità coinvolte dovrebbero tenere in considerazione la fiducia per deliberare sulla legge proposta. Per questo dobbiamo rispettare la coscienza e le convinzioni delle persone mentre il processo di dialogo va avanti. Bisognerebbe fare dei tentativi di cambiare la mentalità delle persone e formare le loro coscienze.

È preoccupato che l'agenda di governo del Bjp possa cercare in qualche modo di livellare o abbattere la molteplicità delle culture imponendo un sistema mono-culturale?

Al momento ho una mente aperta nei confronti di questo governo targato Bjp. Personalmente sento che è un governo eletto in modo democratico, che ha avuto il sostegno della maggioranza degli elettori. Per questo dobbiamo avere uno spirito di collaborazione e apertura verso di esso. Penso che dovremmo dargli la possibilità di guidare il Paese. Tuttavia, un governo di maggioranza non significa un governo della religione di maggioranza. Suggerirei a questo esecutivo di procedere con cautela nell'affrontare le questioni che riguardano le minoranze, perché c'è già un senso di incertezza e ansia tra di loro, che si basa sulle esperienze e sugli eventi passati.

Il Bjp ha liquidato il secolarismo seguito dai governi fino a oggi come finto. Le preoccupazioni delle minoranze riguardano il tipo di secolarismo che il Bjp vuole attuare?

Fintanto che il manifesto del Bjp include il progetto di abolire lo status speciale per il Kashmir, imporre un Codice civile comune per il Paese e promuovere un tempio [indù] ad Ayodhya, ci sarà un giustificato senso di insicurezza e preoccupazione tra le minoranze. Perciò credo che questo governo dovrebbe permettere alle minoranze di sentirsi al sicuro, e garantire loro che i loro diritti religiosi non saranno alterati. Una simile garanzia è necessaria per creare fiducia nelle minoranze.

Ha dei dubbi sul Codice civile comune?

In India ci sono diversi tipi di leggi per le diverse comunità riguardanti questioni personali come matrimonio, divorzio, proprietà, adozione, eredità e assistenza. Il Codice civile comune implica coprire tutte queste leggi personali in un unico sistema di legge secolare, che sarà applicabile per ciascun cittadino dell'India senza distinzioni religiose. Come membro del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, apprezzo i valori nobili e positivi nelle diverse culture e religioni. Per questo lancio un appello al governo e al suo tentativo di imporre un Codice civile comune, perché questo potrebbe alterare il tessuto vitale delle minoranze religiose. Su simili leggi abbiamo bisogno di costruire consenso tra gruppi religiosi, comunità ed esperti.

Nel mondo globalizzato di oggi nessuna comunità dovrebbe restare chiusa in se stessa, eppure è fondamentale che i diritti umani di base di tutti siano rispettati. Per questo i promotori di questa legge devono consultare e dialogare con i leader delle minoranze religiose. Io sono disposto ad accettare un Codice civile comune che ha preso forma attraverso un consenso generato da ampio dialogo e consulto. Ma questo richiederebbe rispetto per l'ethos religioso e una profonda sicurezza delle comunità di minoranza.

Tutti i cittadini indiani sono uguali e dovrebbero anche vivere in comunione come indiani. Eppure è un dato di fatto che in India le culture delle varie comunità sono differenti e questo non dovrebbe essere trascurato. Inoltre, esse si sono formate, sviluppate e assimilate nel corso dei secoli. In quanto tali, sono profondamente radicate nella psiche delle persone, come individui e come comunità. Le culture entrano nell'identità della gente. Il governo del Bjp farà del bene se farà piena giustizia alle molteplici culture e religioni dell'India.

 

 

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