19/06/2010, 00.00
SRI LANKA
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Viaggio a Jaffna: la speranza di una ricostruzione, tra le violenze passate e attuali

di Melani Manel Perera
Reportage da Jaffna, teatro di una lunga e sanguinosa guerra civile persa dai locali contro il potere centrale. I racconti della gente. Le tante violenze subite, molte ancora attuali. Il desiderio di ricominciare.

Jaffna (AsiaNews) – Dopo decenni di guerra civile, il governo dello Sri Lanka si preoccupa dello sviluppo del nord del Paese. Ma non del suo sviluppo umano. I residenti di Jaffna, in gran parte vittime della guerra, accusano il governo guidato dai vincitori sinhalesi di “avere distrutto il nostro sistema di istruzione e l’economia”. E chiedono a Colombo di correggere i molti errori, che hanno distrutto proprietà e migliaia di vite. “Voi avete fatto questo”.

Il National Fisheries Solidarity Movement ha organizzato un viaggio di solidarietà a Jaffna, dall’11 al 13 giugno, per circa 52 persone. La corrispondente di AsiaNews racconta la sua esperienza. Anche se sono davvero pochi tre giorni per visitare Jaffna e incontrare la gente e ascoltarne le storie.

Nella zona di Jaffna, non ci sono più i continui posti di blocco dell’esercito, con soldati zelanti che chiedono dove vai e controllano tutto. Per la prima volta, dopo decenni di guerra civile. Solo a  Alimankada, il Passo dell’elefante, i viaggiatori devono fermarsi, registrare i loro veicoli, ascoltare le istruzioni impartite dall’esercito. I soldati consegnano un foglio con 20 avvertimenti, scritti in Sinhala, su come occorre comportarsi nella penisola di Jaffna. Alcune informazioni sono importanti, come: “Jaffna è un territorio sacro”. “Oggi state entrando in una zona storica e sacra dove vive gente semplice e pacifica che è stata colpita in modo grave”. “La zona non è del tutto tranquilla e occorre fare molta attenzione”. “Comportarsi con massimo rispetto nei luoghi di devozione indù”.

Lungo la strada A9 ci sono molti piccoli negozi-sale da tè, ma sono messi in ombra dai ristoranti popolari Jana Avanhala, più moderni e meglio forniti, condotti dai militari. Ci sono circa 10 ristoranti di questo tipo, gestiti dalle diverse divisioni e brigate dei militari.

Ci fermiamo per il pranzo nella zona di Mankulam. Un uomo anziano con un carretto vende piccoli gelati. Si sfoga e dice che “noi [la popolazione locale] non abbiamo nulla, dobbiamo partire dall’inizio e costruire con lentezza la nostra impresa. L’esercito ha le risorse per realizzare grandi strutture, refrigeratori, tavoli e sedie, ogni cosa, hanno anche gente che lavora. I turisti arrivano in pullman e furgoni dal sud per andare nei grandi ristoranti gestiti dall’esercito. Non vengono da noi. Molti turisti sono sinhalesi e magari preferiscono andare nei ristoranti gestiti dai soldati sinhalesi. Così, anche se migliaia di pullman e furgoni percorrono la strada A9, abbiamo poco commercio ed è davvero difficile tirare su e sviluppare le nostre sale da tè”.

L’esercito srilankese provvede anche ad alloggiare i turisti a un costo ragionevole, per uno o più giorni e senza problemi.

Lungo la strada A9, a Kilinochi e al Passo dell’Elefante, come pure nei villaggi della zona interna come Pooneryn, ci sono monumenti costruiti dai militari. Questi monumenti simboleggiano la vittoria dei militari e del governo, ma per la gran parte dei Tamil con cui ho parlato sono il segno della dominazione dei militari sulla loro terra. E la celebrazione di una guerra che la ucciso o storpiato migliaia di persone amate. Non c’è nessun monumento in ricordo delle migliaia di civili Tamil uccisi o scomparsi durante la guerra. Ho chiesto più volte, in varie località a diverse persone se ci sono monumenti per ricordare queste migliaia di vittime civili, ma non ce n’era nessuno.

Ancora peggiore è la distruzione dei cimiteri dei ribelli Tigri Tamil (Ltte), compiuta dall’esercito. A Jaffna queste distruzioni sono frequenti. Più volte mi hanno detto che le Tigri Tamil, nonostante la loro violenza e brutalità, hanno sempre avuto la tradizione di rispettare i loro morti e di fare in modo che familiari e amici potessero visitare le tombe dei loro cari e compiere i rituali religiosi, specie in ricorrenze come il giorno della nascita o della morte. Ma ora queste famiglie non hanno più un luogo dove commemorare i loro casi. (Ieri il governo dello Sri Lanka ha commemorato con grande enfasi i suoi eroi di guerra).

Nella città di Kilinochchi, dove la grande torre è stata distrutta dai Ltte, vicino alla strada principale abbiamo incontrato un vecchio, che si lamenta di non poter tornare alla sua terra. Ci racconta che “una volta ho tentato di tornare al mio terreno, ma un militare d’improvviso mi ha preso per il collo e mi ha detto di andare fuori. Ma quello è il mio terreno. Non so come spiegare all’esercito che quella terra è mia e voglio tornarci”. Piange durante il racconto.

A Jaffna abbiamo incontrato molta gente, quali leader dei gruppi di pescatori e delle organizzazioni popolari, professori e studenti universitari, anche molti profughi. Nei 3 giorni che siamo stati là abbiamo parlato molto. I residenti ancora nutrono sentimenti di sospetto verso i sinhala del sud. Loro spiegano che il governo sinhalese, che guida lo Sri Lanka da 3-4 decadi, ha distrutto il loro sistema educativo e l’economia. Vorrebbero avere gli stessi diritti dei sinhalesi. Ci chiedono di dire alla popolazione sinhalese di capirli, di capire la cultura e la fede Tamil, di capire che – come dice il presidente Mahinda Rajapaksa - lo Sri Lanka ha solo due gruppi di persone: chi ama il Paese e chi lo tradisce. “Noi – ci dicono – abbiamo bisogno di una soluzione politica, non di ricevere aiuti o la costruzione di strade e ponti ed edifici. Noi abbiamo una fertile terra rossa, abbiamo abbastanza risorse, lasciateci vivere in una società pacifica e giusta”.

Lungo la strada A9  e nella zona intorno a Jaffna c’è molta calma e quiete. Ci sono molti negozi di alimentari, liquori, ristoranti, alberghi e altro, Jaffna si presenta come una città moderna simile a Colombo. La gente ne prevede uno sviluppo rapido, sia materiale che anche culturale e di idee.

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