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COREA DEL SUD-COREA DEL NORD
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'La nostra battaglia a Seoul per i rifugiati nord-coreani'

di Alessandra Tamponi

A settant'anni dall'armistizio che provocò la ferita della divisione il segretario generale di PSCORE, Bada Nam, racconta l'impegno della sua organizzazione per aiutare chi fugge da Pyongyang a inserirsi nella società sudcoreana. "Sempre più difficile oggi scappare: nostro compito è continuare a ricordare le violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime. La causa dell'unificazione non è fatta solo di rapporti politici: ha bisogno delle storie delle persone". 

Seoul (AsiaNews) - Il 27 luglio si ricordano i 70 anni dall’armistizio e dalla conseguente divisione della penisola coreana. Alla vigilia di questo appuntamento AsiaNews ha intervistato Bada Nam, segretario generale di PSCORE, una ong che dal 2006 a Seoul si prende cura dei diritti di quei rifugiati che sono riusciti a scappare da Pyongyang. Grazie alla sua formazione in relazioni internazionali, Bada Nam lavora come attivista per i diritti umani per i nordcoreani e per la riunificazione coreana: dal 2012 ha collaborato anche a varie iniziative delle Nazioni Unite. Ad oggi PSCORE ha sostenuto oltre 1000 rifugiati nord-coreani. Conta sulla collaborazione di oltre 2000 insegnanti sudcoreani e ha pubblicato 18 libri per impedire al mondo di dimenticare le violazioni dei diritti umani che avvengono in Corea del Nord

Dr. Bada Nam, che cos’è PSCORE e in che cosa consiste il suo lavoro?

“PSCORE sta per People for Successful Corean Reunification. È stata fondata nel 2006 da un gruppo di disertori nordcoreani insieme ad altre persone sudcoreane o provenienti da altri paesi. Ci concentriamo principalmente sul sostegno ai disertori nordcoreani, soprattutto studenti, attraverso programmi educativi, sostenendo condizioni migliori in Corea del Nord e favorendo il ricongiungimento tra le giovani generazioni. L'obiettivo finale di PSCORE è difendere i diritti umani e contribuire a una riunificazione sicura, riuscita e sostenibile della penisola coreana”.

Come avviene il vostro aiuto?

“PSCORE offre programmi educativi e opportunità di formazione: il nostro obiettivo è migliorare le loro competenze linguistiche, inclusa la conoscenza dell'inglese, e fornire loro gli strumenti di cui hanno bisogno per diventare autosufficienti nella loro nuova società. Forniamo anche supporto psicologico ed emotivo, inclusi servizi di consulenza, per aiutarli a superare le loro difficoltà passate e ad adattarsi alle loro nuove vite in Corea del Sud. Stiamo sviluppando un laboratorio di consulenza sulla salute mentale. Organizziamo anche eventi, workshop e scambi culturali per favorire i collegamenti tra i disertori e le comunità locali. Durante un seminario tenuto qualche giorno fa presso la Korea University una disertrice nordcoreana ha condiviso le sue esperienze e le ha discusse con il pubblico. Queste condivisioni e intuizioni personali sono molto importanti per noi: la loro prospettiva diretta sulla vita in Corea del Nord e le sfide affrontate ci aiuta a scrivere rapporti e sensibilizzare sulla situazione dei diritti umani a Pyongyang e sull'urgenza degli sforzi di riunificazione”.

Quali sono le maggiori sfide nel processo di integrazione dei nordcoreani in Corea del Sud?

“Sono tante ma sono accomunate dai sistemi sociali contrastanti che sperimentano tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. All'arrivo ci si aspetta che si adattino senza problemi perché sanno parlare coreano, ma presto si rendono conto che tutto appare diverso: nella cultura, nella società, in tutto ed è molto difficile trovare di chi fidarsi. A loro sembra di vivere in un Paese diverso senza un sistema di sostegno affidabile. Una sfida particolare sta nel navigare dentro norme sociali sconosciute. Per esempio: nella loro città precedente, anche a Pyongyang, non era possibile avere accesso all'acqua corrente o all'elettricità 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Quindi la saggezza comune là era consumare elettricità ogni volta che era disponibile, non avendo bisogno di pagarla. In Corea del Sud, invece, devono imparare a risparmiare elettricità e acqua perché stanno pagando per ciò che consumano. Ogni aspetto è diverso: anche per un compito semplice come andare in un ristorante o in un supermercato comprare un pasto diventa qualcosa di non familiare. Nonostante poi siano in grado di comunicare in coreano, l'uso di tante parole inglesi in Corea del Sud rende difficile per loro capire e comunicare efficacemente con gli altri”.

In passato PSCORE ha preso parte direttamente a missioni di salvataggio di nordcoreani: come? E in che modo il Covid ha influito su questa parte del vostro lavoro?

“Le missioni di salvataggio (svolte tra quanti riescono ad arrivare in Cina ndr) erano fattibili in passato. Ora con l'avvento in Cina di tecnologie come il riconoscimento facciale e l'aumento dell'analisi dei dati è diventato sempre più difficile per le persone spostarsi all'interno della Cina senza lasciare tracce. Per questo le nostre missioni di salvataggio erano già state sospese prima del Covid-19 a causa dell'aumento della sorveglianza e delle restrizioni. Ci siamo sempre concentrati sul riportare quanti potrebbero essere stati trascurati o esclusi. Penso per esempio al caso di una ragazza che soffriva di un grave caso di geloni al piede: per garantire il suo ritorno in sicurezza è stato necessario fornire ampie cure mediche, compresa la difficile decisione dell’amputazione. Nonostante i rischi e i costi significativi, ci siamo impegnati a rimanere in ospedale per oltre un mese e facilitare le cure necessarie e riportarla con successo al sicuro. Ora però anche il governo cinese sta sorvegliando molto le nostre attività; quindi, ora abbiamo dovuto completamente sospendere le nostre missioni”.

Perché pensa che l’unificazione delle Corea sia tuttora un obiettivo importante? Quale pensa possa essere il ruolo dei nordcoreani che risiedono nel Sud per raggiungere questo obiettivo?

“La Corea del Nord è stata ampiamente criticata per le sue gravi violazioni dei diritti umani, tra cui repressione politica, censura, lavoro forzato, mancanza di libertà di espressione e riunione e qualsiasi aspetto dei diritti umani. La riunificazione è vista come un'opportunità per affrontare gli abusi e promuovere una Corea unificata con un impegno più forte per i diritti umani, i valori democratici e lo Stato di diritto. L'integrazione della Corea del Nord in una Corea unificata sarebbe anche un'opportunità per ottenere l'accesso all'assistenza sanitaria, migliorare le condizioni di vita e consentire l'attuazione di programmi di sviluppo per il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi pubblici. Senza dimenticare il contributo alla pace e alla stabilità internazionale, poiché la Corea del Nord è stata una fonte di lunga data di tensioni regionali a causa delle sue armi nucleari e delle frequenti minacce. È fondamentale per i disertori nordcoreani aiutare i sudcoreani e altri cittadini globali a comprendere la società nordcoreana e la necessità di cambiamento. Possono offrire consigli costanti per provocare cambiamenti effettivi al governo nordcoreano e al suo popolo. Per capire veramente la Corea del Nord, non bastano rapporti di ricerca e i colloqui politici; occorre ascoltare le storie delle persone”.

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