09/04/2024, 11.12
THAILANDIA
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Bangkok vuole il ‘modello Schengen’ nel Sud-est asiatico per trainare il turismo

di Angeline Tan

Il premier Srettha Thavisin ha illustrato l’idea alle controparti di Cambogia, Laos, Malaysia, Myanmar e Vietnam. Una mossa finalizzata all’allargamento del flusso di visitatori nei vari Paesi e per alimentare i proventi del settore. Tuttavia, per alcuni esperti esso risulterebbe meno snello perché richiede maggiore coordinamento nelle approvazioni.  

 

Bangkok (AsiaNews) - La Thailandia vuole realizzare una zona di libero scambio fra i Paesi del Sud-est asiatico sul modello europeo di Schengen, per favorire il turismo e garantire un ulteriore impulso all’economia della regione. È quanto emerge da un lungo approfondimento pubblicato da Bloomberg nei giorni scorsi, secondo cui il primo ministro Srettha Thavisin ha illustrato l’idea alle sue controparti in Cambogia, Laos, Malaysia, Myanmar e Vietnam rilanciando un progetto da mesi allo studio. Il piano implicherebbe la creazione di un’area simile a quella attuata nell’Unione europea (Ue), in cui è possibile spostarsi al suo interno senza l’obbligo del passaporto. Questo consentirebbe inoltre ai turisti di viaggiare senza visto all’interno delle sei nazioni generando, a detta del premier thai, “un numero crescente di ingressi turistici”. 

Sebbene la maggior parte dei leader abbia plaudito all’idea, nell’approfondimento non emergono ulteriori dettagli sulla fase in cui si trovano al momento le discussioni fra i vari governi. La Thailandia spera di aumentare i proventi derivanti dal turismo semplificando le procedure di viaggio, offrendo così un utile cuscinetto contro altri settori che attraversano una fase di criticità, fra i quali le esportazioni in calo e la diminuzione del settore manifatturiero. In totale, Thailandia, Cambogia, Laos, Malesia, Myanmar e Vietnam hanno accolto circa 70 milioni di turisti lo scorso anno, con i cittadini thai e malaysiani a rappresentare la maggior parte; il gettito complessivo per le casse dei vari Paesi per turismo ammonta a circa 48 miliardi di dollari. In particolare, il turismo in Thailandia contribuisce ad occupare fino al 20% della forza lavoro complessiva e produce un gettito che è di circa il 12% sul totale dell’economia del Paese, ammontando a 500 miliardi di dollari. 

Ad eccezione degli anni di blocchi e chiusure legati alla pandemia di Covid-19, che molto si è fatta sentire anche nel Sud-est asiatico, il turismo è andato in crescendo e ha mitigato gli effetti del calo del settore manifatturiero e delle esportazioni, in passato tradizionali pilastri dell’economia thai.  Nel 2023, il numero di arrivi di turisti stranieri nel regno è aumentato del 20% rispetto all’anno precedente e ha superato i 27 milioni, il numero più elevato prima dei blocchi e delle chiusure imposte dall’emergenza sanitaria globale. Tuttavia, Bangkok conta di portare questo numero a 80 milioni entro il 2027 per aumentare ulteriormente i guadagni del settore.

Il Business Times ha citato Marisa Sukosol Nunbhakdi, ex presidente della Thai Hotels Association, secondo cui “un visto comune potrebbe invogliare i viaggiatori a lungo raggio a prendere una decisione più facile”. La validità del visto, ha aggiunto l’esperta, dovrà essere prolungata a 90 giorni rispetto ai 30 attuali per renderlo più interessante e attrattivo. In risposta all’iniziativa del leader thai l’amministratore delegato della società di consulenza immobiliare e alberghiera C9 Hotelworks Bill Barnett, interpellato da Bloomberg, ritiene che sarebbe più facile applicare tali programmi di esenzione del visto Paese per Paese. “Gli accordi bilaterali, in cui i governi sono alla guida di questo tipo di iniziative, hanno senso perché guardano verso l’esterno e non l’interno” spiega, precisando che l’iniziativa può garantire ulteriore impulso non solo all’industria turistica locale, ma anche ai viaggi di affari e al commercio.

L’idea di istituire una zona simile a Schengen nella regione del Sud-est asiatico è allo studio da anni, pur non avendo mai trovato una vera attuazione. Già nel 2011 l’Asean (Associazione che riunisce 10 nazioni del Sud-est asiatico) aveva dichiarato il proposito di istituire un sistema di viaggio a visto unico, ma le notevoli disparità nei regimi di visto dei singoli Stati membri hanno ostacolato qualsiasi progresso.

Thitinan Pongsudhirak, professore presso la facoltà di Scienze politiche dell’università Chulalongkorn, spiega che a differenza dell’Ue un sistema di visti unico nel Sud-est asiatico richiederebbe maggiore coordinamento nelle approvazioni. Difatti vi è il grande problema della scarsità, se non proprio mancanza, di criteri di immigrazione standardizzati in ogni nazione che ne faciliterebbero l’approvazione. Per fare un esempio, nel gennaio scorso la Thailandia stessa e la Cina hanno deciso di abolire l’obbligo di visto a partire dal primo marzo di quest’anno per i rispettivi cittadini, al fine di incrementare i viaggi e il turismo bilaterale. Di conseguenza, i titolari di passaporti cinesi e thai possono ora soggiornare nelle due nazioni per un massimo di 30 giorni senza bisogno di visto. Al momento del via libera il ministro cinese degli Esteri Wang Yi aveva dichiarato ai giornalisti che “questa era visa-free porterà il flusso di persone a un nuovo livello”.

In precedenza, nel novembre dell’anno scorso il quotidiano russo RBK ha riferito che uno dei maggiori istituti di credito privati del Paese, Tinkoff, ha iniziato a effettuare trasferimenti in baht thailandesi attraverso il sistema di messaggistica Swift. Una scelta legata al fatto che Bangkok risulta nell’elenco delle destinazioni per i trasferimenti internazionali sul sito web di Tinkoff. Questo significa che i clienti privati degli istituti di credito possono trasferire fondi a qualsiasi banca del regno tramite Swift. Il lancio dei trasferimenti di denaro con il baht fa parte della politica di Tinkoff di ampliare l’elenco delle valute disponibili per le transazioni internazionali. Al momento della segnalazione, la banca invia fondi a più di 30 Paesi tra cui Cina e Turchia. Inoltre, la Thailandia è una destinazione turistica molto popolare tra i russi, soprattutto nei mesi invernali.

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