15/03/2024, 10.55
CINA
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TikTok ‘ultima frontiera’ della guerra fra Pechino e Washington

di John Ai

A scatenare lo scontro la minaccia di messa al bando della piattaforma votata dalla Camera dei rappresentati Usa. In risposta, le autorità cinese hanno promesso di difenderne gli interessi. Anche l’opinione pubblica americana è divisa per la popolarità del social. A dispetto delle preoccupazioni, in vista del voto sia negli Stati Uniti sia in Europa molti leader (fra cui Biden) hanno aperto un account.

Pechino (AsiaNews) - Pechino attacca gli Stati Uniti parlando di “logica da bandito”, in risposta alla decisione della Camera dei rappresentanti Usa di approvare a larga maggioranza un disegno di legge che finirebbe per vietare l’uso del celebre social TikTok sul territorio americano. Il ministero cinese del Commercio avverte di essere pronto ad “adottare tutte le misure necessarie” per salvaguardare gli interessi dell’azienda proprietaria della piattaforma di video sharing, legata al governo. Nel frattempo il portavoce del ministero cinese degli Affari esteri Wang Wenbin attacca i parlamentari Usa, sottolineando che la legge comporta una violazione da parte statunitense del principio della parità di concorrenza. 

Il social network TikTok, di proprietà della compagnia cinese ByteDance, deve affrontare una crescente pressione da parte delle autorità di regolamentazione di diversi Paesi preoccupati per la sicurezza nazionale, privacy degli utenti, scelta degli algoritmi e tutela dei minori. Alla Camera dei rappresentanti Usa sia il Partito democratico che il Partito repubblicano hanno concordato sulla necessità di una vendita forzata di TikTok, o la società sarà bandita negli store online della Apple o di Google Play in territorio americano. La fase successiva prevede che la norma sarà sottoposta al vaglio del Senato. Nel caso di approvazione e di conversione in legge, esso avrà un impatto significativo e rischia di trasformarsi in una resa dei conti con Pechino. Tuttavia, il destino del disegno di legge resta incerto perché Donald Trump - e probabile sfidante del democratico Joe Biden alle presidenziali 2024 - è contrario al divieto.

L’ambasciatore statunitense in Cina, Nicholas Burns, ha respinto al mittente le critiche di Pechino, facendo notare che la popolazione cinese non ha libero accesso a molti altri social fra i quali X (ex Twitter), Instagram, Facebook oltre a Google. In una intervista a Bloomberg, lo stesso Burns ha detto di trovare “estremamente ironico che i funzionari governativi qui [in Cina] utilizzino la piattaforma X per criticare gli Stati Uniti”.

Si stima che gli utenti americani del sociale “cinese” siano 170 milioni, quasi la metà della popolazione degli Stati Uniti. Prima del voto, TikTok ha esortato gli utenti ad appellarsi ai parlamentari mostrando la loro opposizione alla legge, visualizzando allo scopo una notifica pop-up nell’App. Al riguardo, molti membri del Congresso hanno dichiarato che i loro uffici sono stati sommersi da una marea di chiamate di protesta. 

A fronte di una serie crescente di provvedimenti dal versante statunitense contro TikTok, l’amministratore delegato dell’azienda Shou Zi Chew ha giurato di difendere la piattaforma e ha esortato gli utenti a “far sentire la propria voce”. Egli ha inoltre affermato che il disegno di legge potrebbe mettere a rischio 300mila posti di lavoro negli Usa e privare di miliardi di entrate le piccole imprese che fanno affidamento sulla piattaforma per i loro affari.

Washington teme che i dati degli utenti di TikTok possano essere trasmessi a Pechino, elemento che rappresenterebbe una minaccia per la sicurezza nazionale. La legge cinese in materia prevede che le aziende abbiano l’obbligo di fornire informazioni sugli utenti al governo. E, in passato, TikTok ha scoperto che i dati personali di due reporter americani erano accessibili agli ingegneri dell’azienda in Cina. La piattaforma è stata anche accusata di aver censurato i video che denunciavano gli abusi dei diritti umani nello Xinjiang.

L’ex segretario al Tesoro degli Stati Uniti Steven Mnuchin ha dichiarato che sta formando un gruppo di investitori per rilevare TikTok, sebbene l’azienda proprietaria abbia già lasciato intendere che l’acquisizione non è un’opzione prevista al momento. D’altra parte Pechino ha rivisto le sue regole di controllo delle esportazioni nel 2020, coprendo una serie di tecnologie sensibili.

Gli esperti sono preoccupati anche per l’algoritmo della piattaforma, che è considerato al tempo stesso il fiore all’occhiello del social network e il segreto alla base dei successi (e delle preoccupazioni) di TikTok. All’algoritmo viene attribuita infatti la capacità di suggerire automaticamente i contenuti in base alle preferenze degli utenti. Fra gli elementi oggetto di critica vi è anche il design. Infine, analisti ed esperti fanno notare che, anche se la società madre cinese ha ceduto il controllo, la minaccia resta invariata poiché l’algoritmo è ancora controllato dalla Cina e, in questo modo, il governo può ancora sfruttare la piattaforma per spingere la propria propaganda.

Dato che un numero sempre maggiore di giovani vuole usare TikTok, lo stesso fanno i politi creando pagine sulla piattaforma per rilanciare slogan e messaggi in campagna elettorale e conquistare così, almeno secondo i propositi, il voto e i consensi di ragazzi e ragazze. In passato l’amministrazione Biden ha vietato l’installazione del social sui dispositivi cellulari o sui computer governativi, ma ha comunque aperto un proprio account personale per prepararsi alle elezioni presidenziali di novembre. In Europa, un numero sempre maggiore di politici sta utilizzando TikTok in vista delle elezioni del Parlamento Ue di giugno.

Vi è poi un ultimo aspetto che è quello riguardante la disinformazione e che Pechino possa usare la piattaforma per alimentare la propaganda e alimentare i propri programmi politici. Dopo l’entrata in vigore della Legge europea sui servizi digitali, la Commissione Ue ha avviato un’indagine sulla piattaforma, avvertendo anche del rischio che l’IA generativa possa essere utilizzata per influenzare il voto. Lo stesso ha fatto il Canada, il cui governo ha avviato un’analisi per la sicurezza nazionale relativa a TikTok. I procedimenti e le norme “contro TikTok” si susseguono in tutto il mondo e il dibattito è destinato a durare a lungo.

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