05/04/2023, 08.56
TURKMENISTAN
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Ašgabat, elezioni: Parlamento ringiovanito. Obiettivo lotta alla ‘magia’

di Vladimir Rozanskij

Circa il 41% dei deputati eletti ha meno di 40 anni. Le donne il 26% dei membri del Medžlis. Paese sempre sotto controllo della famiglia Berdymukhamedov. Popolazione in ansia per la situazione economica cerca nella magia la soluzione dei problemi. Disagio verso la politica e gli organi del potere.

Mosca (AsiaNews) – “Circa il 41% dei deputati eletti ha meno di 40 anni”, ha spiegato Gulmyrat Mjradov, presidente della Commissione elettorale centrale turkmena, osservando anche che la quota delle donne nel Parlamento di Ašgabat ha superato il quarto del totale. In Turkmenistan si sono tenuti le elezioni parlamentari e amministrative lo scorso 26 marzo, e le autorità elettorali hanno tenuto la relazione sugli esiti davanti al Consiglio dei ministri, come riporta TurkmenPortal.

Mjradov ha messo in luce il ringiovanimento del corpo parlamentare: “Nel nostro Paese si manifesta un grande rispetto per le donne, che raggiungono il 26% dei deputati del Medžlis”. Egli è confortato anche dalla quota femminile ancora più ampia nei Khalk Maslakhaty dei “velayat”, i parlamenti regionali, dove raggiunge quasi il 30%, come anche negli “etrapy” (comuni), e nei “gengešy” (assemblee popolari territoriali).

Dei 258 candidati al Parlamento, ne sono stati eletti 125: 65 dal Partito democratico del Turkmenistan, 18 del Partito degli industriali e imprenditori, 24 dal Partito agrario e 18 candidati indipendenti, presentati da liste civiche. In questo modo, il Turkmenistan offre un quadro composito della democrazia “sociale” e rappresentativa di tutte le categorie, anche se non si può parlare neanche lontanamente di opposizione al regime della famiglia Berdymukhamedov, che controlla tutte le strutture del potere.

In compenso, i nuovi parlamenti regionali hanno già individuato i primi nemici da combattere per il bene della società turkmena: indovini e i guaritori, ai quali il velayat di Balkan ha cominciato a pretendere un rilascio di qualche forma di licenza per esercitare la “professione”, imitato da altre amministrazioni locali. Le misure contro i chiromanti e stregoni avevano cominciato a irrigidirsi con l’acuirsi della crisi economica degli ultimi anni, e ora si cerca di porre un freno all’ansia della popolazione, che cerca nella magia la soluzione dei problemi che non sembra arrivare dalla politica.

Nelle città di Maktumkuli e Turkmenbaši, i collaboratori delle Forze dell’ordine hanno iniziato a svolgere controlli a tappeto nelle case dei “gadalki”, gli aruspici, e dei “tebibi” (dottori popolari), tenendo con essi delle “conversazioni chiarificatrici”, come riportano i corrispondenti di Radio Azatlyk. Si pretende dagli sciamani di sottoporsi alle speciali verifiche degli organi statali, per ottenere un permesso ufficiale per la prosecuzione delle loro attività. Il problema, sottolineano i cronisti di Azatlyk, “è che un organo di questo tipo in Turkmenistan non esiste”, e sarà proprio uno dei primi compiti dei “giovani politici” occuparsene.

Le attività esoteriche e magiche non sono vietate dalla legislazione turkmena, anche se nel 2016 era stata approvata una legge “sulla pubblicità” che vietava di reclamizzare questo tipo di servizi, compresi quelli “extrasensoriali e astrologici”, o chiunque trovasse un modo di attivare “forze o energie soprannaturali”. La polizia ha spiccato diversi mandati d’arresto negli ultimi tempi per “imposizione di malefici e iettature sulle persone”, e più in generale per “influsso negativo sull’economia del Paese”, motivazione peraltro assai difficile da dimostrare in tribunale, dove spesso i profeti del malaugurio riescono a scamparla.

Non c’è dubbio che i vari tipi di stregoni, sempre più popolari in Turkmenistan, si approfittino della buona fede della gente, spesso in preda alla disperazione per le difficoltà quotidiane della vita sociale, l’enorme tasso di disoccupazione, l’inefficienza del sistema sanitario. Il malocchio da lanciare sui propri avversari è sempre più richiesto, sottolineando un disagio e un conflitto latente che non può esprimersi in forma pubbliche, per il controllo totale da parte degli organi dello Stato.

Le ragazze chiedono di ottenere la mano degli uomini più ricchi, in una concorrenza spietata che distrugge l’armonia delle famiglie, e per questo si chiedono tra 5 e 10mila manat (1.000-2.000 euro), molto più dello stipendio medio delle persone, assicurando ai maghi decine di migliaia di guadagni. Alle ragazze per queste somme vengono consegnati amuleti portafortuna, composti dalla terra raccolta nei cimiteri.

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