A Goa si discute su una nuova legge per regolare i beni della Chiesa
di CT Nilesh
A confronto in un convegno di laici cattolici le tesi che auspicano una maggiore trasparenza nell’amministrazione e quelle che paventano la possibilità di intromissioni politiche e di restrizioni da parte di governi “non amichevoli”.
Mumbai (AsiaNews) - L’India è una confederazione di Stati che ha differenti leggi per governare le proprietà degli enti religiosi. Per i templi indù esiste un Hindu Endowment Act, per i musulmani c’è il Wafk Board Act e per i Sikh il Sikh Gurudwara Act. Per i cristiani non esiste nulla di simile, ma sia le parrocchie sia le congregazioni sono controllate dal Charity Commissioner che esiste ed è regolato dai diversi Stati con regole più o meno strette.
Goa, che è stata governata dai portoghesi per quattrocento anni, ha sempre seguito le regole del Padroado, un sistema di concessione che il papa aveva affidato al re del Portogallo. Dopo che Goa fu annessa all’India, il governo centrale ha rispettato le tradizioni locali di amministrazione delle parrocchie. Ma recentemente un gruppo di laici cattolici, ed anche di intellettuali, ha auspicato una legge governativa per regolare l’amministrazione delle proprietà della Chiesa.
La legge vigente che regola le relazioni tra Chiesa e Stato e l’amministrazione delle parrocchie segue il concordato del 1940 tra il Vaticano ed il governo portoghese. Questo accordo era stato raggiunto durante la dittatura di Salazar, ma in Portogallo è stato abrogato in quanto incostituzionale. La richiesta per un cambiamento da parte di laici cristiani viene da una preoccupazione di maggior trasparenza nell’amministrazione delle proprietà della Chiesa.
Durante una conferenza, organizzata nelle settimane scorse dall’All India Catholic Union (AICU) a Panaji (Goa) sul tema: E’necessaria una legge per proteggere le proprietà della chiesa? Un ex membro della Corte suprema, KT Thomas, ha detto che l’esitazione della Chiesa cattolica nell’accettare una nuova legge per amministrare le sue proprietà è dovuta al timore che la previsione di un’analisi potrebbe evidenziare le sue spese e la dimensione dei beni posseduti.
Anche Eduardo Faleiro, ex ministro degli affari esteri, è intervenuto nel dibattito ed ha detto che l’assemblea legislativa di Goa avrebbe il potere di approvare una legge simile, necessaria per dimostrare più grande trasparenza. Egli ha aggiunto che la nuova legge potrebbe essere scritta in consultazione con la Chiesa cattolica di Goa.
Remy Denis, presidente dell’AICU, che rappresenta i laici cattolici dell’India, ha detto che circolano interrogativi circa l’amministrazione e delle proprietà della Chiesa. “Noi abbiamo reverenza per i vescovi, ha detto, come nostre guide in materia di fede e di morale, ma non in materia di economia”. Ha aggiunto: “La Chiesa cattolica in India ha un bilancio equivalente a quello della Marina militare e, dopo il governo dell’India è quella che impiega il maggior numero di persone”. Ma ha aggiunto che queste sono sue idee personali e non rappresentano necessariamente quelle dell’AICU.
Infatti molte altre persone sono contrarie a questa proposta perché temono una interferenza politica da parte di un possibile governo poco amichevole. Il governo centrale ha già il potere di controllare tutti i conti e le donazioni che arrivano dall’estero ed anche di fermare queste donazioni se pensa che non siano amministrate bene. Alcune diocesi hanno già sperimentato queste restrizioni. Altre limitazioni dai governi locali non sono desiderate.
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