09/02/2012, 00.00
RUSSIA
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A Mosca tornano d'attualità i "prigionieri politici”

L’opposizione ne chiede la scarcerazione immediata, mentre il premier Putin nega la loro esistenza. Presentata una lista di 39 nomi al Cremlino, in vetta a tutti Khodorkovsky.
Mosca (AsiaNews) - Associato per lo più al passato sovietico, il termine "prigionieri politici" è tornato d'attualità sui media russi da quando le manifestazioni anti-governative hanno posto la loro scarcerazione tra le richieste rivolte al Cremlino. Dopo che il premier e candidato alle presidenziali, Vladimir Putin, ha assicurato che in Russia non esistono prigionieri politici, l'8 febbraio due leader dell'opposizione - la giornalista Olga Romanova e il parlamentare Gennady Gudkov - hanno presentato all'amministrazione presidenziale la loro lista. Si tratta di 39 detenuti, la cui condanna è ritenuta politicamente motivata. Tra di questi appare l'ex capo del colosso petrolifero Mikhail Khodorkovski e il suo socio Platon Lebedev, giudicati colpevoli di appropriazione indebita e evasione fiscale, ma secondo i difensori dei dritti umani colpevoli di aver sfidato Putin nei primi anni della sua presidenza.

"Ovvio che letteralmente non possiamo parlare di prigionieri politici perché non esistono capi di imputazione come propaganda anti-sovietica o propaganda anti-Putin", ha spiegato Gudkov a radio Kommersant. "Ma la natura politica di alcuni processi è perfettamente chiara", ha aggiunto. Il parlamentare ha detto che gli organizzatori delle proteste si aspettano una reazione da parte del presidente Dmitri Medvedev entro la fine di febbraio e secondo il politologo Alexei Mukhin - del Centro per l'informazione politica a Mosca - il capo del Cremlino potrebbe anche concedere la grazia ad alcuni.

Oltre a Khodorkovsky, l'elenco comprende anche l'attivista del partito Altra Russia, Taisia Osipova, mamma di una bambina di cinque anni e condannata per droga e il funzionario del ministero degli Interni, Sergei Arakcheyev in carcere per aver ucciso tre civili durante il conflitto in Cecenia nel 2003. La legge russa non prevede pene per attività politica pacifica, ma il Codice penale persegue attività "estremiste", accusa che può essere usata a seconda dell'esigenza anche per mettere al bando gruppi radicali, come è successo per i nazional bolscevichi o come si sta tentando di fare con i Testimoni di Geova.

La difficoltà di definire chi sia veramente un prigioniero politico nella Russia di Putin ha sollevato un acceso dibattito anche tra gli stessi gruppi dell'opposizione. Il radicale Eduard Limonov, di cui decine di sostenitori sono in carcere per azioni di protesta non violente, come l'occupazione di edifici governativi, ha rifiutato di vedere in Khodorkovsky un prigioniero politico. "Non è in galera per il suo credo politico - ha dichiarato a Ria Novosti - ma per i suoi crimini economici". "E' la mia gente a essere in carcere per attività politica", ha aggiunto. L'ex oligarca e il suo socio sono stati definiti "prigionieri di coscienza" da Amnesty International. Anche i gruppi estremisti nazionalisti rivendicano prigionieri politici tra le loro fila, mentre il leader del movimento Solidarnost, Ilya Yashin, ha fatto notare che "chi difende i propri interessi politici con l'aiuto della forza, non può essere chiamato prigioniero di coscienza". (N.A.)
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