09/04/2023, 12.08
VATICANO
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Papa a Pasqua: ‘Il mondo corra alla sua meta, la pace di Cristo’

Nel messaggio urbi et orbi di Francesco la preghiera per il martoriato popolo ucraino e l’invocazione della luce pasquale sul popolo russo. All’intercessione del Risorto affidate anche Gerusalemme nuovamente scossa da violenze e il Myanmar afflitto dalla guerra. “Il Signore sostenga coloro a cui è impedito di professare liberamente e pubblicamente la propria fede”

Città del Vaticano (AsiaNews) – Con la Pasqua di Gesù “la sorte del mondo è cambiata”. E chiede anche a noi oggi, in questo tempo così ferito da tanti conflitti, di “affrettarci a precorrere sentieri di pace e di fraternità”. È il messaggio urbi et orbi che da Roma oggi papa Francesco ha rivolto all’umanità in occasione della Pasqua. Un’esortazione a portare la novità del Risorto nella martoriata Ucraina, da più di un anno sfregiata dalla guerra, ma anche nel cuore del popolo russo, nella Terra Santa di nuovo alle prese con le violenze, nel martoriato Myanmar, in Tunisia, ad Haiti, in Africa e in tutti quei posti dove ai cristiani è impedito di professare liberamente la propria fede.  

Il papa ha pronunciato il suo messaggio pasquale con a fianco il card. Ernest Simoni, albanese, 94enne, che ha vissuto personalmente il carcere e i lavori forzati sotto il regime comunista di Enver Hoxha. Prima di salire alla loggia delle Benedizioni Francesco aveva presieduto sul sagrato della basilica di San Pietro la Messa del giorno di Pasqua davanti a una piazza gremita di fedeli e illuminata dal sole. Durante il rito si è pregato in cinese affinché la Chiesa “proclami con forza l’annuncio della Resurrezione e custodisca la speranza anche nel dolore e nella morte”.

Proprio questo annuncio è stato il cuore del messaggio urbi et orbi del papa. “In Gesù - ha esordito Francesco - si è compiuto il passaggio decisivo dell’umanità: quello dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalla paura alla fiducia, dalla desolazione alla comunione. In Lui, Signore del tempo e della storia, vorrei dire a tutti, con la gioia nel cuore: buona Pasqua”. “Sia per ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, in particolare per gli ammalati e per i poveri, per gli anziani e per chi sta attraversando momenti di prova e di fatica, un passaggio dalla tribolazione alla consolazione”, ha aggiunto.

Ricordando che il 9 aprile secondo gli studiosi è anche la data che più probabilmente coincide con la risurrezione di Cristo, il pontefice ha sottolineato un tratto che i Vangeli raccontano in tutti i testimoni della Pasqua: la “fretta buona” nel recarsi al sepolcro e poi ad annunciare tutti quanto avevano visto. “A Pasqua il cammino accelera e diventa corsa - ha commentato Francesco - perché l’umanità vede la meta del suo percorso, il senso del suo destino, Gesù Cristo, ed è chiamata ad affrettarsi incontro a Lui, speranza del mondo”. E allora “affrettiamoci anche noi a crescere in un cammino di fiducia reciproca: fiducia tra le persone, tra i popoli e le nazioni”. L’annuncio della Pasqua illumina anche “le tenebre e le oscurità in cui troppe volte il mondo si trova avvolto. Affrettiamoci a superare i conflitti e le divisioni e ad aprire i nostri cuori a chi ha più bisogno. Affrettiamoci a percorrere sentieri di pace e di fraternità. Gioiamo per i segni concreti di speranza che ci giungono da tanti Paesi, a partire da quelli che offrono assistenza e accoglienza a quanti fuggono dalla guerra e dalla povertà”.

Ma il nostro affrettarci verso il Risorto trova ancora tante “pietre di inciampo” lungo il cammino. E allora - anche in questa Pasqua - Francesco è tornato a rivolgere la sua supplica per il mondo ferito. A cominciare dalla guerra nel cuore dell’Europa: “Aiuta l’amato popolo ucraino nel cammino verso la pace, ed effondi la luce pasquale sul popolo russo - ha chiesto al Risorto -. Conforta i feriti e quanti hanno perso i propri cari a causa della guerra e fa’ che i prigionieri possano tornare sani e salvi alle loro famiglie. Apri i cuori dell’intera comunità internazionale perché si adoperi a porre fine a questa guerra e a tutti i conflitti che insanguinano il mondo, a partire dalla Siria, che attende ancora la pace”. Quella stessa Siria che insieme alla Turchia fa i conti con le conseguenze del grave terremoto di febbraio: “Preghiamo per quanti hanno perso familiari e amici e sono rimasti senza casa - ha esortato - possano ricevere conforto da Dio e aiuto dalla famiglia delle nazioni”.

Il pensiero in queste ore va anche a Gerusalemme, prima testimone della Risurrezione. “Manifesto viva preoccupazione - ha continuato il pontefice - per gli attacchi di questi ultimi giorni che minacciano l’auspicato clima di fiducia e di rispetto reciproco, necessario per riprendere il dialogo tra israeliani e palestinesi, così che la pace regni nella Città Santa e in tutta la regione”. E poi il Libano ancora in cerca di stabilità e unità: “superi le divisioni e tutti i cittadini lavorino insieme per il bene comune del Paese”.
Al Risorto ha affidato anche “il caro popolo della Tunisia, in particolare dei giovani e di coloro che soffrono a causa dei problemi sociali ed economici, affinché non perdano la speranza e collaborino a costruire un futuro di pace e di fraternità”. E poi Haiti, il Paese più povero dell’emisfero occidentale: “Sostieni l’impegno degli attori politici e della comunità internazionale nel ricercare una soluzione definitiva ai tanti problemi che affliggono quella popolazione tanto tribolata”.

Guardando all’Africa ha auspicato che si consolidino i processi di pace in Etiopia e in Sud Sudan, la fine delle violenze nella Repubblica democratica del Congo, e ha ricordato le vittime del terrorismo internazionale in Burkina Faso, Mali, Mozambico e Nigeria. Al Signore ha chiesto di sostenere “le comunità cristiane che oggi celebrano la Pasqua in circostanze particolari, come in Nicaragua e in Eritrea, e tutti coloro a cui è impedito di professare liberamente e pubblicamente la propria fede”. Senza dimenticare il Myanmar: il Risorto aiuti questo Paese “a percorrere vie di pace” e di illuminare i cuori dei responsabili “perché i martoriati Rohingya trovino giustizia”.

“Conforta i rifugiati, i deportati, i prigionieri politici e i migranti, specialmente i più vulnerabili – ha aggiunto ancora - nonché tutti coloro che soffrono la fame, la povertà e i nefasti effetti del narcotraffico, della tratta di persone e di ogni forma di schiavitù. Ispira, Signore, i responsabili delle nazioni, perché nessun uomo o donna sia discriminato e calpestato nella sua dignità; perché nel pieno rispetto dei diritti umani e della democrazia si risanino queste piaghe sociali, si cerchi sempre e solo il bene comune dei cittadini, si garantisca la sicurezza e le condizioni necessarie per il dialogo e la convivenza pacifica”.

Francesco ha concluso citando le parole di sant’Isacco di Ninive, che nei suoi sermoni scriveva che “il peccato più grande è non credere nelle energie della Risurrezione”. “Crediamo in Te, Signore Gesù, crediamo che con Te la speranza rinasce, il cammino prosegue. Tu, Signore della vita, incoraggia i nostri cammini e ripeti anche a noi, come ai discepoli la sera di Pasqua: Pace a voi!”.

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