03/03/2011, 00.00
TURCHIA-ORTODOSSI
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A rischio il Sinodo pan-ortodosso: tutto rimandato per divergenze fra le Chiese

di NAT da Polis
I rappresentanti delle 14 Chiese autocefale ortodosse non hanno trovato un accordo sulle regole di concessione dell’autocefalia. Mosca non vuole riconoscere nessun tipo di primato al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

Istanbul (AsiaNews) - I  rappresentanti delle 14 Chiese autocefale ortodosse, vista l’impossibilità di trovare un accordo durante i lavori dell’ultimo incontro pan-ortodosso avvenuto la settimana scorsa a Chambesy, sui temi della concessione dell’autocefalia e dei Dipticha, temi rimasti in sospeso dopo il penultimo incontro, hanno sospeso i lavori sottolineando le divergenze latenti che esistono nel pianeta ortodosso.

Il comunicato finale, laconico ed assai secco, che porta la firma del presidente della riunione, Ioannis Zizoulas metropolita di Pergamo, non nasconde che esistono difficoltà dovute ad un certo protagonismo che caratterizza alcuni settori del pianeta ortodosso. Questi incontri preparatori sono iniziati nel 2009, voluti dal patriarca ecumenico Bartolomeo, allo scopo di preparare il tanto desiderato sinodo panortodosso, che non avviene dal lontano 1054, anno dello scisma tra Roma e Costantinopoli. Ad essi partecipano i rappresentanti delle 14 Chiese autocefale ortodosse.

In questo ultimo incontro era in programma la conclusione dei lavori sulla  questione della concessione dell’autocefalia; cioè la concessione della totale indipendenza di autogestione amministrativa di una Chiesa ortodossa. Questa autogestione comprende la possibilità di eleggere i propri vescovi e l’ arcivescovo capo della propria Chiesa autocefala. Inoltre si dovevano prendere in esame i cosiddetti Dipticha, cioè le regole del reciproco riconoscimento canonico tra le Chiese ortodosse. In questi incontri preparatori, secondo la prassi, qualsiasi decisione va approvata all’unanimità dai 14 rappresentanti delle chiese autocefale

E proprio all’atto finale della discussione su come siglare il tomo del riconoscimento dell’autocefalia ad una Chiesa da parte delle altre Chiese sorelle ortodosse è scattato il disaccordo tra il rappresentante del Patriarcato ecumenico, il metropolita di Pergamo Ioannis Zizoulas e il rappresentante di Mosca, il metropolita Ilarion. La proposta di Zizoulas  era di siglare il tomo della concessione dell’autocefalia in questo modo: “Il Patriarca Ecumenico afferma, vista la volontà delle altre chiese, la concessione dell’autocefalia”. A questo seguiva la sua firma, e  di seguito i capi delle altre Chiese apponevano la loro firma, preceduta dalla parola: “conferma”, come espressione di consenso, secondo l’ordine canonico del reciproco riconoscimento.Il disaccordo del rappresentante di Mosca, rispetto a questa procedura di siglare il tomo dell’autocefalia, è stato forte. In questo modo, secondo Ilarion, si riconosce un primato a Costantinopoli.   

A questo punto occorre una spiegazione. Nel pianeta ortodosso esistono storicamente come Chiese autocefale i patriarcati di Alessandria, di Antiochia e di Gerusalemme; mentre il patriarcato ecumenico di Costantinopoli viene definito “Chiesa madre”, in quanto ha dato alla luce le Chiese di Mosca, Bulgaria, Serbia ecc.

Questo disaccordo, dunque,  ha messo in luce che nel pianeta ortodosso si sono formati attualmente due schieramenti. Quello di Costantinopoli, dove convergono oltre i patriarcati di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Sofia, Belgrado, Chiese di lingua e cultura greca, e la Chiesa di Albania. Nello schieramento di Mosca convergono il patriarcato di Georgia e le Chiese di Polonia e della Repubblica ceca; a loro si è aggiunto , sorprendentemente il patriarcato di Romania. Quest’ultimo non nasconde certe sue ambizioni egemoni, specialmente tra la diaspora ortodossa.

Nel tentativo di calmare le acque si è passati alla discussione dei Dipticha, le regole del reciproco riconoscimento canonico tra le Chiese ortodosse. Ma anche in queste discussioni sono sorte divergenze tra i rappresentanti, di alcune Chiese, come quelle di Cipro e di Georgia. Vista anche qui l’impossibilità di trovare un accordo si è deciso di rinviare tutto a tempi migliori, dopo avere proceduto ad un esame più attento e profondo delle questioni .

Varie e vaste le reazioni e la delusione tra gli addetti. Fra di esse spicca quella di un alto prelato di lingua slava (ci ha pregato di non rivelare il suo nome) il quale ha espresso il suo rammarico così: “Abbiamo fatto una figura davvero molto cristiana. E’ tempo di ritrovare la spiritualità perduta dei grandi Padri della chiesa unita e rivedere la nostra vita, caratterizzata ormai  da una sfrenata secolarizzazione, la quale trova la sua massima espressione nella costruzione di sfarzose sedi arcivescovili”.

Infine il reverendo Dositheos, capo dell’ufficio stampa, interpellato da AsiaNews ci ha dichiarato: “Occorre mettere in chiaro una cosa: e cioè che il cosiddetto primato del Patriarcato Ecumenico non va inteso come quello di Roma, ma va piuttosto inteso come primato di carità; di conseguenza di diaconia (servizio, n.d.r.) e non amministrativo. Esso vuole esprimere rispetto attraverso la diaconia. Questo elemento esprime l’importanza diaconica di Costantinopoli, lontana da qualsiasi identificazione di espressione nazionale. Se il Patriarcato ecumenico si esprime attraverso la lingua greca e usa come strumenti il pensiero greco ciò avviene nella tradizione dei grandi Padri della Chiesa unita”. Il patriarca ecumenico Bartolomeo, ha concluso il rev. Dositheos, ha più volte ricordato che la Chiesa deve liberarsi dai localismi e provincialismi da cui è affetta.

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