Al G20 l’India si propone (di nuovo) guida del Sud globale, ma tornano le frizioni con la Cina
Al vertice di settimana scorsa di Johannesburg il primo ministro Narendra Modi ha presentato un’agenda in sei punti: dal coordinamento contro traffici e terrorismo al nuovo framework sui minerali critici, fino alle normative sull’intelligenza artificiale. Rafforzati i rapporti con Giappone, Italia e Canada. Ma mentre Delhi rivendica un ruolo centrale per le economie emergenti, riemergono tensioni con Pechino dopo l’ennesimo caso legato al territorio conteso dell'Arunachal Pradesh.
Johannesburg (AsiaNews) - Si è concluso domenica a Johannesburg, in Sudafrica, l’ultimo summit del G20, durante il quale il primo ministro indiano Narendra Modi ha presentato un’agenda ambiziosa per rafforzare il ruolo dell’India come voce del Sud globale. Tra le sei iniziative proposte figurano un’azione coordinata contro traffici di droga e terrorismo, la creazione di una squadra sanitaria internazionale pronta a intervenire nelle emergenze e un programma di formazione professionale rivolto ai Paesi africani. Modi ha inoltre suggerito la creazione di un archivio condiviso delle conoscenze tradizionali, una partnership per rendere più accessibili i dati satellitari e un’iniziativa dedicata alla circolarità dei minerali critici.
Nel testo finale del summit, è stato annunciato il lancio di un G20 Critical Minerals Framework, con l’obiettivo di usare i minerali critici come motore di sviluppo sostenibile e crescita economica inclusiva. Il framework mira a garantire che i Paesi produttori, in particolare quelli del Global South, possano trarre il massimo beneficio dalle proprie risorse. La dichiarazione ricorda come, in un’economia in rapida trasformazione, la domanda di minerali critici sia destinata ad aumentare e come i vantaggi collegati a queste risorse non siano ancora pienamente realizzati. I Paesi produttori affrontano sfide legate a sotto-investimenti, limitata trasformazione e valorizzazione, carenza di tecnologie, oltre a problemi socio-economici e ambientali.
L’India ha spinto anche per una riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, chiedendo una composizione più ampia e rappresentativa. “Ci impegniamo a riformare il Consiglio di Sicurezza attraverso una riforma trasformativa che lo allinei alle esigenze del XXI secolo...Chiediamo una composizione più ampia che migliori la rappresentanza delle regioni e dei gruppi sottorappresentati o non rappresentati, come Africa, Asia-Pacifico e America Latina e Caraibi”. Modi ha sottolineato che il rafforzamento della comunità internazionale passa anche da una rappresentanza più equa dei Paesi del Sud.
Sul fronte tecnologico, il premier ha ribadito la necessità di un global compact sull’intelligenza artificiale per prevenire abusi e distorsioni. Ha richiamato principi di supervisione umana, trasparenza e sicurezza “by design” e chiesto limiti severi all’uso dell’AI in deepfake, attività criminali e terrorismo. Per Delhi, la gestione dell’AI deve rimanere centrata sull’essere umano, con sistemi verificabili e decisioni finali affidate alle persone.
Sul piano bilaterale, Modi ha consolidato rapporti importanti con Giappone, Italia e Canada. Con la premier giapponese Sanae Takaichi (al primo incontro con Modi da quando è a capo del governo), innovazione, difesa, scambi economici e di talenti sono stati definiti settori prioritari, con da attuare tramite di accordi già raggiunti che spaziano dai semiconduttori all’energia pulita e all’intelligenza artificiale. Takaichi ha confermato il sostegno del Giappone all’AI Summit che l’India ospiterà nel 2026.
Con la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, Modi ha annunciato una nuova iniziativa congiunta per contrastare il finanziamento del terrorismo, rafforzando la cooperazione in organismi internazionali come la FATF (The Financial Action Task Force) e il GCTF (The Global Counterterrorism Forum). Il colloquio con il premier canadese Mark Carney, definito “molto produttivo”, si è concluso con accordi di cooperazione nei settori difesa e spazio e intese su commercio, investimenti, tecnologia, energia e formazione. Con il precedente primo ministro, Justin Trudeau, i rapporti tra India e Canada non erano così cordiali.
Nel discorso conclusivo, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha riconosciuto il contributo di India, Brasile e Indonesia nel definire l’agenda del vertice. L’assenza degli Stati Uniti al vertice lasciato più spazio alle cosiddette potenze emergenti. E la stampa indiana ha elogiato il ruolo che l’India ha avuto all’incontro.
Allo stesso tempo, però, le ambizioni indiane sono viste da alcuni commentatori come un semplice tentativo di imporsi sul controllo delle risorse, e in particolare sulla filiera delle terre rare e delle nuove tecnologie. Una posizione che rischia di scontrarsi con quella della Cina, nonostante il riavvicinamento diplomatico tra Delhi e Pechino degli ultimi mesi.
Le tensioni tra i due vicini asiatici si sono riaccese di recente a causa di una disputa territoriale. Nei giorni scorsi una donna con passaporto indiano in viaggio dal Regno Unito (dove risiede) al Giappone, ha fatto scalo all’aeroporto di Shanghai, dove è stata trattenuta e interrogata dalle autorità cinesi perché sul suo passaporto appariva “Arunachal Pradesh” come luogo di nascita. Si tratta di un territorio che sia India sia Cina rivendicano come proprio. Pechino lo chiama “Tibet meridionale” o Zangnan.
La donna, intervistata dalle emittenti indiane dopo essere stata rilasciata grazie all’intervento dei funzionari consolari, ha riferito che le autorità cinesi l’hanno fermata dicendole che il suo passaporto non era valido perché l’Arunachal Pradesh non è indiano ma fa parte della Cina. I rapporti tra Pechino e Delhi, rimasti cordiali per mesi, ora sembrano essersi di nuovo incrinati per questioni che non sono mai state risolte.
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12/04/2019 09:52




