05/05/2020, 08.53
SIRIA
Invia ad un amico

Al-Hota, fossa comune con i cadaveri delle vittime dell’Isis

Secondo Hrw i miliziani hanno usato per anni la zona come “discarica” per eliminare i corpi delle persone uccise. La gola, profonda 50 metri e un tempo sito di “grande bellezza”, è diventata “luogo di orrore e resa dei conti”. Fra Siria e Iraq rinvenute almeno 20 fosse comuni. Fra le vittime attivisti, operatori umanitari, giornalisti. 

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - I miliziani dello Stato islamico (SI, ex Isis), che nel periodo di massima espansione nel 2015 hanno occupato metà dei territori di Siria e Iraq, hanno usato “per anni” una gola nel nord-est della Siria come “discarica” dove gettare persone rapite o uccise. È quanto denunciano gli attivisti di Human Rights Watch (Hrw), dopo aver compiuto una serie di rilevazioni con l’uso di droni all’interno della buca profonda oltre 50 metri. 

I jihadisti del sedicente “califfato” hanno utilizzato l’area circa 85 km a nord di Raqqa per eliminare i cadaveri durante il periodo in cui la zona era sotto il loro controllo, e in una fase successiva. Fra le vittime vi sono anche attivisti, operatori umanitari, giornalisti e residenti che non volevano sottostare ai dettami dei miliziani. “La gola di al-Hota - afferma Sara Kayyali, ricercatrice di Hrw - un tempo sito naturale di grande bellezza, è diventato un luogo di orrore e di resa dei conti”. 

Uno studio approfondito della zona e delle vicende accadute, prosegue l’esperta, “è fondamentale per determinare cosa sia successo alle migliaia di persone che l’Isis ha sterminato” e “tenerne conto per perseguire gli assassini”. Oggi il territorio è sotto il controllo dei ribelli siriani, sostenuti dalla Turchia, mentre la città di Raqqa (un tempo roccaforte jihadista) è presidiata delle Forze democratiche siriane a guida curda. 

Fra Siria e Iraq sono state rinvenute oltre 20 fosse comuni usate dall’Isis per eliminare le prove dei loro massacri. Ad oggi non si conosce il numero dei corpi gettati nella gola di al-Hota; l’indagine sull’area è stata realizzata con interviste ai locali, video girati dall’Isis e analisi di immagini satellitari.

L’esistenza della fossa è emersa quando un combattente del “califfato” ha portato il proprio computer a riparare in un negozio della cittadina di Tal Abyad. Per denunciare le violenze commesse dai jihadisti, uno dei tecnici ha copiato il contenuto del portatile e lo ha reso pubblico. All’interno vi era anche un video che mostrava i miliziani mentre gettavano i cadaveri nella gola.

In una nota, Hrw precisa che “considerato lo stato di decomposizione, i corpi sono stati scaricati molto tempo dopo che l’Isis ha lasciato l’area. Le identità di quelle vittime e le loro cause di morte rimangono sconosciute”. Un anfratto simile, nel nord dell’Iraq, conosciuto come al-Khafsa, si ritiene possa contenere decine di corpi di vittime dello Stato islamico. 

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Onu, scoperte 200 fosse comuni dell’Isis. Sacerdote caldeo: ferita ancora aperta
07/11/2018 11:16
Aleppo “liberata”: fosse comuni e prove di crimini contro l’umanità
29/12/2016 10:56
Sinjar, scoperte due fosse comuni di yazidi massacrati dallo Stato islamico
28/11/2016 08:51
Offensiva di Mosul: un "campo di sterminio" dello Stato islamico
09/11/2016 08:55
Rakhine, nuove prove del ‘macabro’ massacro compiuto dai Rohingya
23/05/2018 10:43


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”