11/04/2007, 00.00
USA - IRAQ
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Ali Allawi: enormi gli errori Usa, ma devono rimanere in Iraq

Il consigliere del premier iracheno al-Maliki analizza in un libro i “monumentali sbagli” degli Stati Uniti nella gestione dell’Iraq dopo Saddam. E riconosce: Washington è “l’unica potenza” in grado di stabilizzare il Paese, ma lavori per la formazione di un governo federale.
 Washington (AsiaNews/Agenzie) – Gli sforzi degli Stati Uniti per creare una democrazia in Iraq sono stati “disastrosi, ma gli Usa rimangono comunque la sola potenza in grado di stabilizzare la situazione nel Paese”. L’analisi è di Ali Allawi, consigliere del premier iracheno Nouri al-Maliki, ed ex ministro sciita del governo ad interim di Baghdad, che il 9 aprile ha presentato il suo libro “L'occupazione dell'Iraq: vincere la guerra, perdere la pace”.
 
Nel corso della conferenza stampa organizzata a Washington, il cugino dell’ex premier Ayad Allawi ha lanciato un appello affinché si giunga alla “necessaria” soluzione federale in Iraq. Solo allora la presenza militare Usa potrà lasciare il posto ad una “forza internazionale incaricata di stabilizzare il nuovo sistema federale”.
 
Allawi parla di “monumentale ignoranza” nella gestione americana dell’Iraq post Saddam Hussein. Tra gli errori maggiori imputati alla Coalition Provisional Authority (CPA) guidata da L. Paul Bremer: lo smantellamento dell’esercito nazionale, l’aver lasciato che “le gang commerciali” di Saddam monopolizzassero il business economico, l’epurazione di decine di migliaia di membri del partito Baath, dell’ex raìs, da incarichi di governo, scuole e istituzioni pubbliche, “privando il Paese di esperti in un momento cruciale della sua storia”.
 
Nonostante ciò, per Allawi “gli Usa sono l’unico Paese in possesso di mezzi e risorse in grado di cambiare la situazione”. A suo avviso Washington deve accelerare la realizzazione di una forma di governo federalista in Iraq. “Questa – a suo avviso - dovrebbe essere garantita da un trattato internazionale che riconosca le autorità regionali con poteri più estesi. A quel punto la presenza militare americana potrebbe essere sostituita da una forza internazionale incaricata di stabilizzare il nuovo sistema federale”.
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