11/04/2023, 08.57
KAZAKISTAN
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Almaty: opposizione proclama ‘Parlamento popolare'

di Vladimir Rozanskij

I promotori sono candidati indipendenti non eletti alle recenti votazioni per il Parlamento nazionale. Regime di Tokaev accusato di aver falsificato il voto. Molti attivisti politici sono incarcerati da tempo. Non c’è alcuna differenza tra il “nuovo” Kazakistan e quello vecchio di Nazarbaev.

Mosca (AsiaNews) – Il 9 aprile si è tenuto un raduno presso il monumento all’Indipendenza in piazza della Repubblica, nel centro dell’ex capitale meridionale Almaty, la più popolosa città del Kazakistan, per proclamare la nascita del “Parlamento popolare”, un movimento di opposizione al regime del presidente Kasym-Žomart Tokaev. I promotori dell’iniziativa sono alcuni candidati indipendenti non eletti alle recenti votazioni per il Mažilis, il Parlamento di Astana, o per i Maslikhaty, le assemblee regionali, lo scorso 19 marzo.

La manifestazione non era stata concordata con le autorità, che peraltro non sono intervenute per disperdere il centinaio di persone che si era riunito, alcuni provenienti anche da altre regioni. Uno dei principali animatori del gruppo, in kazako “Khalik Parlamenti”, Rysbek Sarsenbajuly, ha però spiegato che erano state fatte molte pressioni da parte delle autorità per impedire l’incontro, a cui hanno partecipato molte meno persone di quante avrebbero voluto.

La polizia ha assistito alla manifestazione senza intervenire, anche se i giornalisti hanno notato i pullmini parcheggiati poco a lato per caricare i dimostranti in caso di disordini. Ad assistere vi era anche il capo dell’assessorato alle Politiche sociali del comune di Almaty, Ajdar Esenbekov, che aveva firmato il rifiuto al permesso di assembramento, ma non ha voluto commentare la circostanza.

Gli interventi al meeting hanno ricordato l’invito fatto al sindaco di Almaty, Erbolat Dosaev, e al procuratore cittadino Žandos Abdibaev, per rispendere alle domande dei presenti. Sarsenbajuly, anch’egli candidato non eletto, ha dichiarato che “in realtà alle elezioni avevo conseguito una vittoria pulita, ma la Commissione elettorale ha falsificato i risultati; più che elezioni, è stata una farsa”.

I manifestanti hanno gridato “Vecchio, vattene!”, lo slogan degli ultimi anni delle proteste contro l’ex presidente Nazarbaev, soprattutto durante le sommosse di Almaty del gennaio 2022. Gli errori del “padre della patria”, ora formalmente spodestato, vengono attribuiti per eredità al suo delfino, l’attuale presidente Tokaev.

Il politico Mukhtar Tajžan è intervenuto per ricordare che “da quando Tokaev è andato al potere nel 2019 ha promesso di costruire un giusto Kazakistan, e che cos’è successo? Ci ha imbrogliati, come hanno dimostrato le ultime elezioni, il furto dei voti è un grande crimine, e noi non cesseremo di lottare”. Anche alcuni attivisti della regione del Turkestan hanno parlato di furto dei voti degli elettori.

Durante la manifestazione, in tutto il centro di Almaty le autorità hanno bloccato l’accesso a internet. Nella riunione i partecipanti hanno ricordato i nomi delle persone che vengono ritenute perseguitate nel Paese per motivi politici, come Ermek Narymbaj, detenuto dai tempi di Nazarbaev e ancora in prigione sotto Tokaev, o Margulana Boranbaeva, Danata Namazbaeva e molti altri.

Secondo Tajžan, “non c’è alcuna differenza tra il nuovo e il vecchio Kazakistan”. Un’altra attivista, Aružan Dujsebaeva, ha denunciato i brogli elettorali, ricordando che il capo del Partito democratico non ammesso alle elezioni, Žanbolat Mamaj, rimane sotto inchiesta e rischia di ricevere una seria condanna, e “chiunque altro potrebbe fare la stessa fine”.

Alla fine del raduno è stata approvata la decisione di dichiarare il nuovo Parlamento “illegittimo”, e di chiedere nuove elezioni basate sulla trasparenza e sulla giustizia. Dopo aver cantato l’inno nazionale, i convenuti si sono dispersi. In altre città del Kazakistan vi sono state diverse manifestazioni, come quelle organizzate dal partito non ammesso alle elezioni “Alga, Kazakistan!”, tutte non autorizzate, ma comunque tollerate, dalle autorità locali, che hanno però messo sotto osservazione tutti gli organizzatori dei raduni.

Anche molti osservatori indipendenti hanno confermato le accuse di scorrettezze durante le elezioni del 19 marzo, sia nelle votazioni che nello spoglio, ma le autorità hanno riconosciuto le votazioni come legittime, con poche “insignificanti violazioni”.

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