08/02/2023, 08.57
KAZAKISTAN
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Ad Astana un Parlamento a misura di Tokaev

di Vladimir Rozanskij

Esclusi dal voto i partiti che possono creare problemi al presidente e alla casta al potere. Così Tokaev non potrà liberarsi della vecchia guardia legata al suo predecessore Nazarbaiev. Senze vere riforme potrebbero ripetersi rivolte analoghe a quelle di gennaio 2022.

Mosca (AsiaNews) – Le elezioni parlamentari in Kazakistan, che si terranno il prossimo 19 marzo, appaiono in gran parte un tentativo di rafforzare il potere personale del presidente Kasym-Žomart Tokaev, come scrive la maggior parte degli osservatori di vari Paesi. Dopo la frettolosa rielezione a presidente, alla fine di un anno di tensioni e drammatici eventi interni ed esterni, ora Tokaev deve consolidare il suo ruolo di “riformatore democratico”, ma rischia di creare ulteriori delusioni e disordini nel Paese.

Come nota Almaz Kuzmenov su Eurasianet, la formale semplificazione delle procedure di registrazione per i partiti politici non sta eliminando la pratica di permettere di prendere parte alla competizione solo ai gruppi più fedeli al regime. Un certo fervore partecipativo è stato suscitato dalla decisione presidenziale di ridurre il numero minimo di membri necessari per registrare un partito, da 20 a 5mila. Le speranze si sono assai ridotte dopo il rifiuto del ministero della Giustizia ad ammettere i partiti di opposizione Alga, Kazakistan!, Namys e altri gruppi.

Il leader di Namys, Sanžar Bomaev, oggi è un uomo d’affari affermato, dopo essere stato per anni un funzionario del partito al potere. Lamenta che il governo continua a inventare ostacoli di ogni genere per impedire la partecipazione di associazioni indipendenti alla lotta politica. Le sue posizioni sono condivise dall’attivista e giornalista Sergej Duvanov, per cui “non c’è dubbio che l’Akorda [il palazzo presidenziale] si stia facendo un Parlamento su misura, facendo scegliere all’elettorato solo quelli che sa di poter controllare”.

In verità due nuovi partiti si sono registrati: uno è Baytak, che esprime posizioni ecologiste, anche se finora non è stato coinvolto in iniziative importanti in questo campo. Il suo leader, Azamatkhan Amirtaj, è comunque schierato a favore di Tokaev. L’altro partito, Respublica, si dichiara anch’esso a favore della linea dell’Akorda. Il partito di maggioranza delle ultime elezioni, Amanat, non è però sicuro di confermare la sua leadership, secondo l’opinione di Kuzmenov.

La politologa Tolganaj Umbetalieva, capo della Fondazione centrasiatica per lo sviluppo della democrazia, sostiene a sua volta che anche gli altri due partiti attualmente rappresentati al Mažilis (Ak Žol” e il Partito popolare) non possono essere certi di ottenere qualche seggio, perché l’Akorda non si fida molto di loro. “I vecchi partiti sostengono le politiche di Tokaev solo per sopravvivere in Parlamento, ma sono troppo soggetti alle manipolazioni degli uomini dell’ex presidente Nazarbaev, di cui l’attuale presidente deve riuscire a liberarsi definitivamente”, scrive Umbetalieva.

Alcune mosse dei parenti e soci di Nazarbaev sui mercati finanziari rivelano che la vecchia casta del “potere eterno” è tutt’altro che disponibile a farsi da parte.

Alle elezioni si presenteranno anche Auyl e il Partito socialdemocratico nazionale. Quest’ultimo è stato finora rappresentato come opposizione, ma appare una formazione dalle potenzialità esaurite. La legge elettorale prevede che dei 98 seggi in palio, 69 verranno assegnati in via proporzionale, mentre i restanti 29 saranno contesi nei collegi uninominali. Nelle varie ipotesi sui risultati, molti si attendono un Parlamento “nuovo per formazione, ma vecchio nei contenuti”.

Secondo Umbetalieva “per Tokaev è importante che al Mažilis arrivino uomini nuovi per sostenere il progetto di un nuovo Kazakistan, seguendo fedelmente le indicazioni del sistema al potere”, ma il rischio è che “il presidente stia giocando col fuoco, in casa propria e con la Russia”. Se il corso delle riforme non apparisse abbastanza credibile, potrebbero ripetersi rivolte analoghe a quelle di gennaio 2022, che hanno rischiato di far invadere il Kazakistan dalle truppe di Mosca, poi riversatesi in Ucraina.

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