22/02/2010, 00.00
CINA - TIBET - USA
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Ancora arresti per i tibetani: spariti i detenuti di Lhasa

Centinaia di persone, fra cui monaci e monache buddiste, si sono riunite per un sit-in pacifico. Lo scopo è sapere che fine hanno fatto gli oltre 7mila manifestanti arrestati nel marzo 2008. La polizia li carica senza dare risposte. Poche speranze dopo l’incontro fra Obama e il Dalai Lama.
Dharamsala (AsiaNews/Rfa) – In un raro segno di protesta, centinaia di tibetani hanno manifestato pacificamente contro la Cina il giorno del Capodanno lunare. I manifestanti hanno chiesto al governo cinese di rilasciare i loro compatrioti, arrestati durante le proteste che sono esplose in Tibet nel marzo del 2008. La polizia ha caricato e allontanato i dimostranti, arrestando tre persone.
 
Nel frattempo, dopo l’atteso incontro con il presidente americano Barack Obama, il Dalai Lama si è detto “tranquillo” riguardo l’accoglienza di basso profilo con cui è stato ricevuto alla Casa Bianca: “Dopo 60 anni di esilio, sono abituato a tutto questo. La cosa importante è vedersi faccia a faccia, il resto non conta molto”. Sembrano così confermate le teorie di alcuni analisti, secondo i quali questa amministrazione americana, complice anche la crisi economica che la lega a Pechino, non ha intenzione di intervenire sulla questione tibetana.
 
In ogni caso, la popolazione locale non sembra perdere le speranze. Secondo alcuni testimoni oculari, l’imprevista protesta si è verificata nella provincia sud-occidentale del Sichuan. Centinaia di monaci e monache buddisti, provenienti dai monasteri di Gede e Se e dal convento di Mani, si sono riuniti nella città di Ngaba, che i cinesi chiamano Aba.
 
Secondo Dekyi Dolma, monaca di Ngaba residente a Dharamsala, i luoghi di culto che si sono uniti alla protesta sono invece “almeno otto o nove. Si sono riuniti per un sit-in, chiedendo alle autorità che fine hanno fatto i tantissimi tibetani arrestati nel 2008. Alla manifestazione c’erano anche dei bambini, ma la polizia li ha circondati e costretti ad andare via. Tre persone, che non hanno fatto nulla, sono state arrestate”.
 
Secondo le fonti ufficiali di Pechino, le proteste di marzo si sono concluse con la morte di 22 persone. Secondo il governo tibetano in esilio, invece, le vittime sono oltre 220; inoltre, altri 7mila tibetani sono stati arrestati e di loro non si sa più nulla.
 
Secondo fonti locali, in queste ultime due settimane si sono molto intensificati i controlli in Tibet e nelle province cinesi dove vivono i membri dell’etnia tibetana. Il motivo è l’incontro fra il Dalai Lama e Obama, che si è svolto lo scorso 18 febbraio. Sfidando le autorità, alcuni tibetani si sono riuniti nella notte del 17 per festeggiare l’incontro, che per loro vuol dire che Washington ha ancora interesse per la situazione del Tibet.
 
L’accoglienza riservata al leader buddista alla Casa Bianca, tuttavia, ha molto smorzato gli entusiasmi. Ricevuto nella Sala delle Mappe, e non nello Studio Ovale, il premio Nobel per la Pace è stato persino fatto uscire dal retro. Obama ha espresso “sostegno ai diritti umani dei tibetani che vivono in Cina”, ma non ha più voluto commentare l’incontro.
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