07/02/2004, 00.00
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Ancora persecuzioni contro i convertiti cristiani dall'islam

Il Cairo (AsiaNews) –  Si moltiplicano i  segnali inquietanti di limitata libertà religiosa nei confronti delle minoranze cristiane. Dei 22 convertiti dall'islam al cristianesimo, arrestati, nell'ottobre scorso, poi rilasciati su cauzione (dei quali s'era occupata AsiaNews), due sono stati per la seconda volta tratti in arresto, la notte del 16 dicembre scorso. Si tratta di Aziz Zakher e Sharif Kameel Nazer, privati della loro libertà senza alcun mandato di cattura. Sono stati interrogati  dall'ufficiale Sayed Zaki, noto per il suo odio nei confronti dei convertiti, accusati di falsificazione di documenti ufficiali.

 La Costituzione e le leggi egiziane stabiliscono l'uguaglianza dei diritti e dei doveri di musulmani e cristiani. Ma in realtà l'Egitto riconosce la conversione dal cristianesimo all'islam e nega questo diritto ai musulmani che si convertono al cristianesimo. Un cristiano divenuto musulmano, può in meno di 24 ore, ottenere una nuova carta d'identità con i nuovi nomi islamici. Questa pratica invece, è impossibile per un ex-musulmano convertito al cristianesimo. Per l'anagrafe egiziana essi rimangono per sempre dei musulmani. Questa discriminazione religiosa crea enormi problemi soprattutto per le donne musulmane convertite al cristianesimo prima di sposarsi con dei cristiani. La legge egiziana, ispirata dalla Sharia'a (la legge coranica), vieta  il matrimonio misto fra una musulmana ed un cristiano (secondo la Sharia'a un cristiano deve convertirsi all'islam per poter sposare una musulmana; fare viceversa è punibile con la morte - ndr). I figli della coppia mista, per la legge sono dei musulmani. Oltre all'handicap di non potere professare liberamente la propria appartenenza religiosa, i cristiani convertiti dall'islam subiscono altre sottili persecuzioni.

Bulos (Paolo) Rezk-Allah, un cristiano che ha sposato una musulmana convertita al cristianesimo, il  28 novembre scorso, è stato arrestato al confine con la Libia mentre cercava di uscire dall'Egitto per recarsi in Canada. Tenuto in fermo di polizia per 12 ore è stato rilasciato per poi essere di nuovo tratto in fermo e condotto al Quartier Generale della Sicurezza al Cairo. Lì è stato sottoposto ad interrogatorio dall'ufficiale Hussein Gohar. Bulos Rezk-Allah era già stato arrestato un'altra volta, sospettato di aver spinto sua moglie alla conversione. La polizia ha voluto sapere dove era sua moglie: l'ufficiale Hussein Gohar ha minacciato di catturarla ovunque sia, anche all'estero, e di ucciderla con le sue proprie mani. A Bulos è stato proibito di allontanarsi dal territorio nazionale.

Un'altra intolleranza anti-cristiana viene questa volta dall'incidente scoppiato alle ore 11,30 del 5 gennaio scorso, al centro cristiano di Patmos situato a 30 Km a est del Cairo. Per la nona volta consecutiva in meno di 6 anni, l'esercito egiziano ha attaccato il complesso nel tentativo di raderlo al suolo con 600 soldati e 2 bulldozer. Nel raid un impiegato è morto e due sono stati feriti . In base ad un'ordinanza del 25 gennaio 2003 nessun edificio deve trovarsi entro 100 metri dalla strada Cairo-Suez. Il muro esterno del Centro di Patmos è a 50 m di distanza, ma esso è stato costruito 50 anni fa, quando non esisteva questa legge. Del resto, lungo la strada vi sono almeno 15 moschee la cui distanza dal fondo stradale non supera i 10-15 metri e che nessuno importuna. Secondo le autorità ecclesiastiche, l'ordine è stato dato dal ministro della difesa, che dal 1997 si oppone al Centro cristiano di Patmos, che da oltre 50 anni è un punto di assistenza  a handicappati, malati mentali e bambini orfani. Il Centro, legalmente registrato presso le autorità egiziane, è stato edificato in base alle norme vigenti all'epoca. Per sottrarsi agli attacchi da parte dell'esercito, i responsabili del centro hanno varie volte chiesto l'aiuto e l'intervento del Presidente della Repubblica e del ministro degli interni.(PB)

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