08/03/2021, 13.03
CINA
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Anp: Wang Yi rispolvera il maoismo per rompere il fronte anti-Pechino degli Usa

La Cina si rivolge ai Paesi “post-coloniali” per creare una propria sfera d’influenza globale. L’uso della diplomazia dei vaccini per il Covid. Il tentativo di indebolire il fronte euro-atlantico. Il colpo di Stato nel Myanmar mette a nudo i limiti della politica estera cinese.

 

Pechino (AsiaNews) – La Cina deve “unire le nazioni post-coloniali”. Ai margini della riunione annuale dell’Assemblea nazionale del popolo, ieri il ministro cinese degli Esteri Wang Yi ha rispolverato un vecchio slogan maoista per delineare gli obiettivi di politica internazionale del suo Paese. Secondo diversi esperti, essi si possono sintetizzare nel tentativo di Pechino di rompere o indebolire il fronte anti-cinese che gli Usa di Joe Biden starebbero costruendo.

In un incontro fiume con media selezionati (escluse ad esempio Cnn, Bbc e Reuters), Wang ha detto che la Cina si oppone alla “cerchia esclusiva” capeggiata dagli Stati Uniti. Egli ha fatto intendere che Pechino sfrutterà la diplomazia dei vaccini anti-Covid per rafforzare i legami con i Paesi in via di sviluppo in Africa, America Latina, sud-est asiatico e Asia Centrale. Finora la Cina ha inviato i propri vaccini in 35 Stati africani e 12 latinoamericani.

Per sottolineare la crescente influenza globale della Cina, Wang ha esaltato l’aumento degli scambi commerciali con Medio Oriente e America Latina, e la firma della Rcep (Regional Comprehensive Economic Partnership) con 14 economie della regione Asia-Pacifico. Il ministro cinese ha ribadito l’impegno del suo governo riguardo alla Belt and Road Initiative, il grande progetto di Xi Jinping per costruire nuove vie commerciali con il resto del mondo. A causa della pandemia, nel 2020 gli investimenti cinesi in questo ambito sono crollati.

Pechino non è impegnata solo a costruire la propria sfera d’influenza mondiale, ma anche a ridurre quella degli Stati Uniti. Ieri Wang ha dichiarato che il suo governo è pronto a sottoscrivere, ratificare e rispettare le convenzioni Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) sul bando ai lavori forzati. È la condizione posta dalla Unione europea per ratificare l’accordo bilaterale sugli investimenti firmato il 30 dicembre.

Durante gli anni della presidenza Trump, la Cina ha cercato di fiaccare l’alleanza euro-atlantica. La firma dell’intesa con la Ue è da vedere in questa ottica. Wang ha spiegato che Pechino non vuole seminare discordia tra Ue e Usa, ma anche detto che il suo governo è a favore “dell’autonomia strategica” dell’Europa.

La Cina critica il sostegno di Ue e Stati Uniti ai moti di protesta a Hong Kong. Wang ha definito poi “false” le accuse del fronte occidentale secondo cui Pechino sta compiendo un genocidio nello Xinjiang contro gli uiguri e altre minoranze turcofone di fede musulmana. A suo dire, le accuse sono solo un espediente per ostacolare i progressi nello sviluppo della Cina, anche se a lanciarle sono diverse organizzazioni umanitarie ed esperti delle Nazioni Unite.

Contro il rischio di “interferenze esterne”, Wang affermato anche che la Cina dovrebbe lavorare con la Russia per combattere possibili, nuove “rivoluzioni colorate”. Secondo molti osservatori, Pechino incontra però grandi problemi nel costruire una propria sfera d’influenza. E ciò anche ai propri confini, come dimostrato dal recente colpo di Stato nel Myanmar, dove i  militari hanno rovesciato il governo eletto di Aung San Suu Kyi, con cui i leader cinesi avevano instaurato ottimi rapporti. Nei fatti, gli esperti fanno notare,  la Cina non ha una soluzione per la crisi birmana.

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