17/08/2011, 00.00
NEPAL
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Appello di cristiani, musulmani, buddisti e bahai contro le leggi anti-conversione

di Kalpit Parajuli
Il nuovo codice prevede pene severe per gli atti che inducono alla conversione e non rispettano le tradizioni indù. Proibita la macellazione e il consumo di carne bovina. Leader religiosi non indù propongono una legge separata e una commissione per la tutela delle minoranze religiose.
Kathmandu (AsiaNews) – Arresti per chi predica, diffonde materiale religioso e offende la religione indù macellando carne bovina. Sono alcune delle restrizioni proposte dal nuovo codice penale nepalese in corso di approvazione in parlamento.

Contro tutto ciò si sono scagliate le minoranze religiose che in questi giorni hanno scritto un appello per modificare il nuovo codice che viola a loro parere la libertà religiosa e favorisce solo la religione indù. Il documento è frutto della conferenza organizzata in questi giorni a Kathmandu dall’Inter- religious Secularism Protection Movment e verrà consegnato nei prossimi giorni ai membri del parlamento. Proposto dai cattolici, l’incontro (vedi foto) ha coinvolto leader protestanti, musulmani, buddisti, bahai, tribali, ma anche diversi esponenti dei principali partiti politici del Paese.

Il nuovo codice penale è stato presentato in parlamento lo scorso 23 giugno e ha suscitato subito polemiche e preoccupazioni fra i partiti laici e le minoranze religiose. Il dibattito per la sua approvazione è iniziato lo scorso 14 agosto e proseguirà nei prossimi giorni. L’articolo 160 del nuovo codice penale, punisce gli atti che possono indurre un cittadino indù a cambiare religione. Esso bolla come proselitismo qualunque gesto di comunicazione della propria fede a una persona. Le pene vanno da una multa di 470 euro a un massimo di cinque anni di carcere. Se il colpevole è uno straniero è prevista l’espulsione immediata dal Paese.

I leader religiosi e laici propongono una legge separata per la minoranze e la creazione di una commissione per gli affari religiosi che garantisca i diritti delle fedi diversi dall’induismo e tuteli il diritto di ciascun cittadino indù a convertirsi ad un’altra religione.

Nonostante il codice sia ancora in fase di approvazione, in molti fanno notare la preoccupante crescita dell’estremismo indù nelle istituzioni, che rischia di vanificare decenni di lotta per portare democrazia e laicità nel Paese.

Amar Dhoj Tamang, della tribù Tamang e vicepresidente del partito Tamsaling, ha raccontato che di recente alcuni membri della sua etnia sono stati arrestati a Kathmandu per aver ucciso e macellato una mucca. “Per secoli i Tamang si sono cibati di manzo - ha affermato – mangiare ciò che ci piace è un nostro diritto, ma per paura di essere arrestati abbiamo paura perfino a guardare le mucche”. Per Charan Prasai, attivista per i diritti umani i gruppi fondamentalisti indù vogliono fomentare la popolazione diffondendo l’illegittimità dello Stato laico. Secondo loro dopo la caduta della monarchia nel 2006, il popolo avrebbe dovuto scegliere se mantenere o meno l’induismo come religione di Stato. “Diritti fondamentali come democrazia e laicità – ha spiegato – non possono essere approvati o cancellati secondo i sentimenti della maggioranza”.

Per Binod Pahadi, membro del partito maoista, se non si prenderanno provvedimenti, il Paese farà un passo indietro di 50 anni. “Se la bozza passerà in parlamento – ha affermato – in futuro non potremo più tenere riunioni come questa, perché ci accuserebbero di criticare la religione indù”.
 
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