28/11/2019, 12.41
SIRIA
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Arcivescovo di Damasco: Riscoprire la fede nella guerra e nella crisi economica

di Samir Nassar*

Anche i siriani colpiti dalla crisi politica in Libano. Impossibile prelevare le somme depositate nelle banche del Paese. Crolla la valuta locale e il dollaro è introvabile. La società dei consumi perde attrattiva. Una vita di austerità rafforza i legami fra persone e la solidarietà. Tour operator russo lancia escursioni turistiche in Siria. Continua a preoccupare l’offensiva turca nel nord-est. 

Damasco (AsiaNews) - La crisi politica in Libano, la mancanza di liquidità e le sanzioni internazionali hanno colpito una popolazione siriana “già segnata dalle difficoltà e dalle privazioni” generate da oltre otto anni “di conflitto”. È quanto racconta l’arcivescovo maronita della capitale siriana Samir Nassar, in una testimonianza inviata ad AsiaNews, in cui a fronte delle crescenti difficoltà quotidiane parla anche di un “rinnovamento dello spirito”. 

Questa situazione, avverte il prelato, “implica che il popolo” si abitui a una vita “di austerità”, che si accompagna a una “maggiore solidarietà”. Dalla condivisione della vettura nel recarsi al lavoro, all’uso del mezzo pubblico, la “società dei consumi sta perdendo la propria attrattiva”, mentre “la Fede ritrova il proprio dinamismo”. 

Sul fronte politico a preoccupare è ancora l’offensiva lanciata dai turchi contro i curdi nel nord-est, che continua a mietere vittime e a creare nuovi sfollati. A un mese dell’inizio delle operazioni, delle 200mila persone sfollate circa la metà ha potuto fare ritorno nelle proprie case; decine di migliaia sono vivono in condizioni precarie e la realtà è destinata a peggiorare con l’arrivo dell’inverno e della basse temperature. 

A fronte dei molti segnali di crisi e tensione che ancora provengono dalla Siria, vi è pure la notizia di due tour operator russi che hanno iniziato a proporre escursioni turistiche presso i luoghi più importanti del Paese. La Miracle e la Kilimanjaro offrono pacchetti da 1500 euro che includono visite a Damasco, Aleppo, Palmira e Sednaya. Da luglio è inoltre attivo un collegamento aereo diretto fra Mosca e la capitale siriana. 

In questo contesto, restano molte e forti le difficoltà quotidiane, come emerge dalla testimonianza di mons. Nassar ad AsiaNews. Ecco quanto ci ha scritto: 

Benvenuti a una vita di austerità!

Le banche in Libano hanno prestato per 29 anni denaro allo Stato. Oggi lo stesso Stato si trova in bancarotta e non riesce più a restituire quanto concesso in precedenza.  Il risultato di questo processo è che gli individui, le persone comuni, non hanno più la possibilità di prelevare oltre i 600 dollari alla settimana dal proprio conto di privati cittadini. Questa regola, oggi, vale anche per i molti siriani e per le istituzioni che hanno affidato il loro denaro e i loro averi alle banche libanesi, per aggirare gli effetti dei blocchi e delle sanzioni imposte al regime siriano negli ultimi nove anni. 

Dunque, cosa possiamo fare tutti noi oggi per aiutare i nostri 13 lavoratori salariati e le 600 famiglie di cui ci prendiamo cura, in questo tempo che ci avvicina all’Avvento e alla preparazione del Natale? Anche questo è un nuovo, ulteriore problema che va a colpire una popolazione già segnata dalle difficoltà e dalle privazioni del conflitto. 

Questo che ci troviamo ad affrontare è un gravissimo problema finanziario innescato dal braccio di ferro fra Stati Uniti e Iran, e dalle sanzioni imposte da Washington nei confronti della Repubblica islamica. Uno scontro che si estende e finisce per coinvolgere tutti i Paesi del Medio oriente, complicando le possibilità di una soluzione pacifica della controversia. 

Il valore della moneta locale è in caduta libera rispetto al dollaro e il crollo non sembra fermarsi: la valuta statunitense, al contempo, sta diventando sempre più una rarità e non si trova in commercio. Al riguardo, dobbiamo ricordare che tutte le importazioni di beni essenziali e di prima necessità devono essere pagati in valuta straniera. 

Questa situazione, del tutto nuova, implica che il popolo deve ancora una volta abituarsi a una vita di austerità e di una maggiore solidarietà: questo significa, in termini pratici, condividere la vettura e usarne una in comune quando si va al lavoro oppure utilizzare il trasporto pubblico. La vita si sta facendo sempre più amara da sopportare e la società dei consumi sta perdendo la propria attrattiva. 

I grandi magazzini sono ormai pressoché vuoti; di contro, la vita familiare sta riscoprendo, al suo interno, un calore crescente che va oltre i beni materiali; e la “Fede” ritrova il proprio dinamismo e la propria importanza al centro della vita personale, la solidarietà torna al primo posto e la testimonianza si fa dinamica. 

Possiamo dunque parlare di una crisi economia salvatrice, che permette un rinnovamento - sebbene forzato - dello spirito? Qualunque cosa accadrà per il futuro, resta il fatto che siamo di fronte alla rinascita di una umanità nuova che si forma e cresce attorno a noi, in questo tempo che ci avvicina alle feste di Natale e alla nascita di Cristo.

* Arcivescovo maronita di Damasco 

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