13/02/2013, 00.00
MYANMAR
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Arcivescovo di Yangon: la fede di Maria, "luce" di speranza per tutti i birmani

di Francis Khoo Thwe
Decine di migliaia di cattolici hanno partecipato alla novena mariana, con preghiere, messe e processioni solenni. Oltre 70mila fedeli hanno partecipato all'ultima giornata di preghiere. Nell’omelia mons. Bo ha sottolineato l’importanza della “fiducia” e ripercorso la storia recente del Paese, segnata da guerre e violenze.

Yangon (AsiaNews) - La fede di Maria nella volontà del Signore deve essere esempio per rinnovare un rapporto di mutuo rispetto e fiducia fra governo e cittadini, perché il Myanmar dopo decenni di guerre e oscurità possa vedere "la luce che è fonte di speranza". È quanto ha spiegato l'arcivescovo di Yangon mons. Charles Bo, alle decine di migliaia di fedeli che hanno assistito alla messa finale della novena della Madonna lo scorso 9 febbraio al Santuario mariano di Nyaunglebin. Nella cittadina del distretto di Bago, sede del più importante centro mariano birmano, il prelato assieme a decine di sacerdoti, suore e religiosi ha presieduto il 111mo anniversario della Festa dedicata alla Madonna. Le celebrazioni sono iniziate il primo febbraio e, ogni giorno, hanno registrato la partecipazione di decine di migliaia di cattolici - provenienti da tutto il Paese -  a messe, preghiere, confessioni e recite del Santo Rosario.

L'atto finale della festività dedicata alla madre di Gesù è stato la messa solenne della sera del 9 febbraio, preceduta da una processione. Alle funzioni hanno preso parte almeno 70mila fedeli e pellegrini, che hanno riempito ogni angolo di Nyaunglebin. A guidare la processione e la messa vi era mons. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, coadiuvato dal vescovo di Hpa-an mons. Justin Saw Min Thid e altri 76 sacerdoti.

Nella sua omelia, il prelato ha insistito sul concetto di "fiducia", partendo dall'esempio della Madonna che si è affidata a Dio, nostro Abba (Padre, ndr), "nel quale possiamo sempre confidare". "Maria - ha sottolineato mons. Bo - è il nostro esempio di fede in Dio". Egli ha quindi allargato il discorso al Paese, ripercorrendo la storia recente a partire dal 1962. "Il nostro popolo - ha detto - ha vissuto per 50 anni nell'oscurità", con la bocca cucita e gli occhi bendati. "Ma ora - ha aggiunto - la situazione sta cambiando. Siamo all'alba del nuovo giorno, cominciamo a intravedere una luce che è fonte di speranza".

Mons. Bo ha infine ricordato il conflitto in corso fra esercito birmano e milizie ribelli Kachin, nell'omonimo Stato a nord del Myanmar, al confine con la Cina. Sottolineando che il Paese "non ha vissuto un anno senza guerre, a partire dall'indipendenza del 1948", il prelato ha auspicato che attraverso "discussioni e negoziati" si possano raggiungere una "soluzione pacifica" perché "tutti noi siamo stanchi dei combattimenti". 

 

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