22/08/2018, 08.51
SIRIA - LIBANO
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Assad e Aoun discutono mezzi e modi per il ritorno dei rifugiati siriani dal Libano

In sette anni di conflitto oltre un milione di siriani sono fuggiti nel Paese dei cedri; l’obiettivo è accelerare il rientro in patria. Damasco e Beirut intendono rafforzare la cooperazione in tema di sicurezza per il pattugliamento delle frontiere e il controllo del territorio. I legami con Assad fonte di scontro politico interno in Libano.

 

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente siriano Bashar al-Assad e l’omologo libanese Michel Aoun hanno discusso di recente in un colloquio telefonico del problema rifugiati, una delle conseguenze più gravi del conflitto che, da sette anni, insanguina la Siria. Secondo fonti rilanciate dal quotidiano al-Akhbar, i due leader hanno approfondito mezzi e modi “per accelerare il loro ritorno in patria”.

Oltre all’emergenza rifugiati, Damasco e Beirut hanno intavolato una serie di colloqui per rafforzare la cooperazione anche sul piano militare, a conferma di una crescente stabilizzazione della Siria. In questo contesto si inserisce il colloquio fra il capo dell’esercito libanese Jospeh Aoun con la controparte siriana Ali Abdullah Ayoub, che ricopre anche la carica di ministro della Difesa. L’obiettivo è dar vita a un “coordinamento congiunto in tema di sicurezza” fra i due Paesi. per un migliore controllo dei confini e per contrastare le attività estremiste e terroriste dei gruppi presenti sul territorio. 

La controversa questione dei rapporti commerciali e diplomatici fra Libano e Siria è oggetto da tempo di discussioni e aspre polemiche fra la leadership politica e governativa di Beirut. L’attuale premier incaricato Saad Hariri, un sunnita vicino a Riyadh, ha di recente dichiarato che non vi sarà alcun governo se la fazione filo-Damasco insiste “nel ripristino” del legami fra il Paese dei cedri e il vicino. Tuttavia, secondo il giornalista filo-Hezbollah Salem Zahran il Primo ministro avrebbe poi informato i vertici del movimento radicale sciita che le sue parole erano un “lapsus”.

In tema di rifugiati, a gennaio un ministro libanese aveva parlato di diminuzione sotto il milione. Tuttavia, secondo gli esperti delle Nazioni Unite la situazione si fa sempre più complicata e oggi sono “più vulnerabili che mai”. Nove su 10 hanno chiesto prestiti in denaro e ora sono oberati di debiti. Ogni nucleo familiare spende in media 98 dollari al mese, 44 dei quali servono per mangiare.

Secondo cifre Onu, l’84% dei rifugiati trova riparo in Turchia (che accoglie 2,9 milioni di persone), Pakistan (1,4 milioni), Libano (oltre un milione, su un totale di quattro milioni di abitanti), Iran (979.400 migranti), Uganda (940.800) ed Etiopia (761.600).

Il problema rifugiati è causa di un progressivo indebolimento economico e sociale per il Libano, ormai sempre più sull’orlo del collasso. Esperti Caritas hanno definito di recente “insostenibile” il peso dell’accoglienza. Ciononostante il Paese dei cedri si è speso molto in questi anni di conflitto, operando per “proteggere, promuovere e integrare” come auspicato da papa Francesco nel suo Messaggio 2018 per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato.

 

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