13/01/2021, 12.38
CINA-USA
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Assalto al Congresso: sbagliati i paragoni con Hong Kong, i ‘girasoli’ taiwanesi e Tiananmen

Le autorità cinesi e di Hong Kong accusano Washington di usare un “doppio standard”. I dimostranti nell’ex colonia britannica vogliono però più democrazia, come volevano quelli di Tiananmen. I giovani taiwanesi si sono battuti per la sovranità del loro Paese. Il caso della repubblica di Cina nel 1913. Il sistema democratico ha salvato gli Stati Uniti.

Hong Kong (AsiaNews) – Carrie Lam, capo dell’esecutivo di Hong Kong, ha difeso ieri i recenti arresti di massa che hanno coinvolto numerose personalità democratiche. Riguardo alle proteste degli ultimi 18 mesi, ella ha criticato il “doppio standard” di governi come quello Usa. Lam ha usato l’assalto al Congresso di Washington, compiuto il 6 gennaio da sostenitori  del presidente Trump, per attaccare il governo statunitense: “Quando fatti di questo tipo accadono nel loro Paese, [i leader statunitensi] assumono un diverso approccio per condannare le violenze e alcuni di loro sostengono che queste hanno rasentato la sedizione”.

Anche le autorità e i media di Pechino parlano di “due pesi e due misure” da parte dell’Occidente: mentre i dimostranti trumpiani sono considerati “assalitori terroristi”, i manifestanti pro-democrazia di Hong Kong sono visti come “combattenti per la libertà”.

Attivisti anti-establishment e analisti di Hong Kong hanno risposto che quanto è accaduto a Washington non è paragonabile alle proteste del movimento democratico cittadino: le due situazioni devono essere messe nel giusto contesto.

I dimostranti che hanno fatto irruzione nel Legco (il Parlamento cittadino) due anni fa chiedevano l’abolizione della legge sull’estradizione, ritenuta non democratica. Essi non volevano il rovesciamento di un voto ritenuto corretto dalle autorità elettorali e giudiziarie, e dalla stragrande maggioranza della società civile. La differenza fra i due casi è che le istituzioni di Hong Kong – Legco ed esecutivo – sono solo “parzialmente democratiche” e non rappresentano tutta la popolazione locale, al contrario di quelle statunitensi.

Anche l’occupazione del Parlamento di Taiwan nel 2014 è stato paragonato ai fatti di Capitol Hill. I giovani taiwanesi del Movimento dei girasoli avevano fatto irruzione nell’assemblea per bloccare l’approvazione di un accordo commerciale con la Cina voluto dal governo, guidato allora dal pro-Pechino Kuomintang. Per i manifestanti, l’intesa metteva in pericolo la sovranità di fatto dell’isola, accelerando una possibile riunificazione con la “madrepatria”. Una posizione condivisa dalla maggioranza della popolazione taiwanese.

Da un punto di vista opposto a quello di Pechino, alcuni dissidenti cinesi negli Usa hanno trovato similitudini tra l’assedio a Capitol Hill e le proteste democratiche a piazza Tiananmen nel 1989. Essi sono sostenitori di Trump, apprezzato per la sua dura politica verso la Cina comunista. Per loro, gli assalitori hanno portato avanti una lotta politica come gli studenti cinesi 30 anni fa. Per altri reduci di Tiananmen, il parallelo è inappropriato: i giovani dimostranti cinesi chiedevano diritti democratici come quello di voto; negli Usa vi è già tutto ciò.

In un editoriale su Apple Daily, Lam Hoi fa notare che il paragone è più calzante con le elezioni presidenziali in Cina nel 1913. All’epoca Yuan Shikai mobilitò i suoi sostenitori per assediare il Parlamento e farsi eleggere presidente. Yuan ci riuscì; invece Trump ha fallito. Malgrado la crescente polarizzazione politica nel Paese, le solide istituzioni democratiche Usa hanno evitato il sovvertimento dell’ordine esistente. Secondo un sondaggio Ipsos, il 70% dei cittadini Usa condanna l’attacco al Congresso e il 74% chiede che gli assalitori finiscano in carcere.

 

(Foto Reuters)

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