08/02/2022, 11.59
PAKISTAN-CINA
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Attacchi nel Belucistan non fermano la Belt and Road di Pechino

Separatisti beluci hanno condotto due attentati prima che il premier Imran Khan volasse in Cina per le Olimpiadi invernali. I due Paesi hanno discusso sul futuro degli investimenti cinesi nel porto di Gwadar. Alcuni accusano New Delhi di manovrare i gruppi terroristici. Il conflitto risale al tempo della partizione con l'India.

Islamabad (AsiaNew/Agenzie) – La Cina e il Pakistan hanno rinnovato gli accordi per la Belt and Road Initiative (Bri). L'intesa è avvenuta dopo una serie di attacchi terroristici in Belucistan, dove gruppi indipendentisti si oppongono agli investimenti cinesi, accusando Pechino di depredarli delle loro risorse.

Negli incontri a margine delle Olimpiadi invernali (il Pakistan ha solo un atleta in gara), il primo ministro del Pakistan Imran Khan e il presidente cinese Xi Jinping hanno discusso in particolare dell’avanzamento del Corridoio economico Cina-Pakistan (Cpec), un progetto infrastrutturale da 64 miliardi di dollari che rientra nella Bri, con cui Pechino intende aumentare i collegamenti commerciali con il resto dell’Asia e del mondo.

Il 5 febbraio Khan e il premier Li Keqiang hanno firmato un accordo per attuare la seconda fase del Cpec, che dovrebbe unire lo Xinjiang, la regione all’estremo ovest della Cina, con il porto di Gwadar nel Belucistan. Questo permetterà a Pechino di raggiungere più facilmente l’Africa e il Medio Oriente, mentre il Pakistan ne guadagnerà in termini di tasse di transito.

Ma negli ultimi giorni una serie di attentati terroristici da parte degli indipendentisti beluci, che accusano Islamabad di permettere a Pechino di sfruttare le risorse minerarie della regione, ha riportato l’attenzione su una regione che non è mai stata pacificata.

Prima che Imran Khan volasse in Cina, la brigata Majeed dell’Esercito di liberazione baloch (Bla), composta da circa una quindicina di combattenti, ha condotto due attacchi contro i centri operativi delle forze di sicurezza locali nei distretti di Noshki e Panjgur.

A Noshki ci sono volute 16 ore per riportare la situazione sotto controllo. Un’esplosione ha rotto i vetri di un ospedale civile e degli edifici governativi poco lontani. A Panjgur i combattimenti sono durati tre giorni e anche la popolazione civile è rimasta intrappolata nel conflitto. Alcuni residenti locali hanno detto di essere rimasti senza cibo: il secondo giorno di assedio è stato imposto un coprifuoco e i servizi di telefonia mobile sono stati sospesi.

Dopo “70 ore di stallo” il Bla ha dichiarato terminata l’operazione “Gangjal”. Il capo dell’organizzazione, Basheer Zeb, ha poi rilasciato un video di 20 minuti in cui affermava che il suo esercito avesse ucciso 195 soldati delle forze pakistane. In realtà il bilancio finale delle vittime dovrebbe essere di qualche decina tra terroristi e soldati.

Il Belucistan è la provincia più grande, ma più povera del Pakistan ed è situata al confine con l’Iran e l’Afghanistan. I gruppi di etnia beluci sostengono che il loro territorio sia stato incorporata con la forza nel 1947, al tempo della partizione con l’India. 

Alcuni analisti locali hanno accusato proprio l’India di essere dietro ai recenti attacchi, ma Delhi nega ogni coinvolgimento. Il 28 gennaio il Fronte di liberazione baloch, un altro gruppo secessionista, aveva condotto un attacco contro le forze governative pakistante nella città di Kech, uccidendo una decina di soldati.

Il tenente Talat Masood ha detto ad Anadolu Agency che l’India sta tentando di “aprire nuovi fronti” in Belucistan riattivando la propria rete e unificando i gruppi terroristici già presenti. Nel 2016 era stata trovata nel Belucistan, verso il confine con l’Iran, una spia indiana poi condannata a morte, ma il cui caso oggi è pendente presso l'Alta corte di Islamabad. In ogni caso, ha poi aggiunto Masood "queste ondate di terrorismo continueranno ad andare e venire a meno che la vera causa del terrorismo - un senso di alienazione - non sia sradicata".

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