05/01/2024, 13.21
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Ayodhya, il tempio di Ram e le minacce dei finti musulmani

Fermati dalle forze speciali indiane due indù che - fingendosi musulmani - inviavano messaggi in cui annunciacano attentati al tempio nel sito sacro conteso dell'Uttarv Pradesh che verrà inaugurato da Modi il 22 gennaio. Dai loro profili social emersi legami con il Bharatiya Janata Party. Il vescovo di Lucknow: "Grave creare ulteriore tensione su linee religiose". Intanto ad Ayodhya si prepara la consacrazione del primo ministro più che del luogo sacro.

Ayodhya (AsiaNews) - Mercoledì 3 gennaio sono stati arrestati due uomini che, fingendosi musulmani, avevano minacciato di uccidere il capo del governo dell’Uttar Pradesh e di far saltare in aria il tempio di Rama ad Ayodhya, una città sacra per induisti, buddhisti e giainisti. 

Omprakash Mishra e Tahar Singh, entrambi residenti nel distretto di Gonda, sono stati arrestati in una zona della città di Lucknow in Uttar Pradesh, grazie all’intervento delle forze speciali. Le minacce erano state inviate al primo ministro locale e al capo delle forze speciali da due account email creati utilizzando i nomi falsi di Alam Ansari Khan e Zubair Khan. Tuttavia - ha spiegato il vice sovrintendente della polizia Pramesh Kumar Shukla, che dirige le indagini - pare che i due abbiano agito sotto le istruzioni di un terzo uomo, Devendra Tiwari, ora in fuga, che gestisce due organizzazioni no profit ed è a capo dell’Indian Institute of Paramedical Sciences, dove entrambi Misha e Singh lavoravano. Tiwari aveva diffuso le minacce su Twitter, attirando l’attenzione della polizia.

“Le minacce al chief minister e al tempio di Ram sono cose serie”, ha commentato ad AsiaNews mons. Gerald Mathias, vescovo di Lucknow. “Alcuni elementi vogliono essere sotto le luci della ribalta, ma l’atto malevolo di usare nomi falsi, in questo caso musulmani, ha come scopo di creare ulteriore tensione in una società già polarizzata su linee religiose. È necessario adottare misure rigorose contro i colpevoli in modo che tali cose non si ripetano”, ha concluso il vescovo.

Un’inchiesta della testata indiana online Scroll aveva sottolineato la crescente tendenza a fingersi musulmani sui social pubblicando post provocatori. Dagli account social di Tiwari, Misha e Singh appaiono evidenti i loro legami con i rappresentanti del partito al potere, il Bharatiya Janata Party (BJP).

Tuttavia la città di Ayodhya è da decenni al centro di tensioni e controversie religiose: nel 1992 una manifestazione indù portò alla distruzione della moschea di Babri, che secondo le frange ultranazionaliste sorgeva sui resti di un antico tempio. Nel corso degli anni sono continuati gli attacchi e gli attentati terroristici, finché nel 2019 la Corte suprema ha assegnato il sito agli induisti, prevedendo tuttavia anche la costruzione di una moschea in un’altro territorio. Nell’agosto 2020 il primo ministro Narendra Modi ha posto, nel luogo in cui si ritiene sia nato il dio Rama, la prima pietra del nuovo tempio, che sarà ufficialmente inaugurato il 22 gennaio dopo una settimana di consacrazioni. Nel 2021 è stato creato un luogo di osservazione affinché chiunque potesse ammirare l’andamento dei lavori.

Ma i sostenitori dell’ideologia hindutva, la frangia indù più estremista, hanno espresso contrarietà nei confronti del progetto: sui social molti hanno sottolineato il coinvolgimento di artigiani musulmani nella costruzione del luogo sacro, oppure hanno criticano i motivi architettonici, troppo somiglianti a quelli islamici. Il BJP, in particolare, è stato accusato di voler sfruttare l’inaugurazione del tempio di Rama a scopi politici, minando la religiosità dell’occasione: “Siamo stati noi ad avviare il movimento Ram Janmabhoomi, ma ora il BJP si comporta come se fosse l’appaltatore del tempio”, ha detto Sunil Kumar, segretario generale di uno dei più antichi partiti hindutva dell'India, l’Hindu Mahasabha, riferendosi all’associazione che ha portato alla distruzione della moschea di Babri. “Siamo lieti che il tempio venga finalmente inaugurato, ma il merito di ciò non dovrebbe essere attribuito solo al BJP”, ha aggiunto. Anche in passato diverse personalità indù avevano sottolineato che il tempio è “un luogo storico e non un ufficio del BJP”, che al contrario “ha politicizzato l’intera faccenda”. L’Hindu Mahasabha ha quindi annunciato che non parteciperà alla cerimonia di inaugurazione del tempio.

Nel frattempo, il 30 dicembre, durante una visita al sito, il primo ministro Narendra Modi ha annunciato progetti infrastrutturali del valore di 1,3 miliardi di dollari che saranno completati ad Ayodhya nei prossimi anni.in primavera si terranno le prossime elezioni politiche, in cui Modi potrebbe trionfare per un terzo mandato. L’inaugurazione del 22 gennaio, quindi, più che una consacrazione del tempio, appare sempre più come una consacrazione dello stesso Modi a capo politico (e religioso) dell’India.

(ha collaborato Nirmala Carvalho)

 

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