11/06/2025, 11.21
TURCHIA
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Buyukada: il patriarcato ortodosso trasforma in albergo il suo storico orfanotrofio

Realizzato nel 1898 è il secondo edificio in legno più grande al mondo. Restituito al Fanar nel 2010 è inserito nella lista dei Patrimoni Culturali Europei. Dietro la decisione i consistenti costi di gestione della struttura e i timori per la sicurezza. Per il patriarcato non può più “restare in piedi senza generare introiti”

Istanbul (AsiaNews) - Il patriarcato ecumenico di Costantinopoli intende riconvertire lo storico orfanatrofio di Buyukada trasformandolo in un albergo, per scongiurare il crollo della struttura e fare in modo che possa auto-finanziare le spese necessarie per il suo costante mantenimento. Si tratta di una degli edifici più famosi della storia recente del cristianesimo in Turchia, oltre a rappresentare uno degli esempi architettonici più celebri: risale al 1898 ed è il secondo più grande edificio al mondo realizzato interamente in legno.

P. Lakis Vingas, membro del Consiglio del Patriarcato ecumenico, ed ex responsabile della Direzione Generale delle Fondazioni, ha dichiarato che a causa dei problemi riguardanti la sicurezza e la manutenzione non può sopravvivere senza generare reddito. Annunciando la decisione - risalente al 7 giugno scorso - il sinodo presieduto dal patriarca Bartolomeo ha sottolineato come gli sforzi per restaurare la struttura, chiusa negli anni ‘60 e colpita da gravi danni, non hanno dato risultati. In passato il Patriarcato aveva già deciso di aprire l’edificio ad attività di turismo ecologico e consapevole, in modo coerente col tessuto architettonico e sociale di Büyükada e dell’isola su cui sorge. Interpellato da Bianet ha spiegato come non sia possibile che “la struttura in legno, ormai deteriorata, rimanga in piedi” senza generare guadagni. 

“Il Patriarcato - prosegue il responsabile - ha preso questa decisione perché è impossibile per un edificio in legno così grande, con gravi problemi di sicurezza, sopravvivere senza generare un reddito proprio. Questo fornisce anche una risposta a lungo termine in termini di conservazione del patrimonio culturale” che finora “non era stata trovata”. “Anche se l’edificio - sottolinea - è altamente significativo e simbolico come patrimonio culturale, mantenere una struttura di queste dimensioni solo in base al valore spirituale non è facile” e non vi sono istituzioni o enti che abbiano mostrato interesse alla sua conservazione. 

“Sono state effettuate analisi - conclude Vingas - di funzionalità con studi professionali. Sono state valutate diverse opzioni e alla fine è stato scelto il modello più fattibile. Questa decisione non è stata presa sotto pressione esterna o sulla base di una proposta: è stato il risultato di valutazioni effettuate in modo indipendente da un team di esperti”. “Abbiamo anche una responsabilità nei confronti del passato e degli abitanti di oggi di Istanbul” e pur comprendendo le ragioni di quanti criticano la scelta “non vi era altro modo per far sopravvivere l’edificio”.

L’edificio risale al 1898 ed è opera del celebre architetto francese Alexandre Vallaury. Inizialmente progettato come hotel, era di proprietà di una società francese con il nome di “Prinkipo Palace”, ma il sultano Abdülhamid II interviene vietando all’edificio di operare come struttura ricettiva. Nel 1903 viene acquistato dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli che lo converte in un dormitorio e in un istituto educativo per orfani, inserendo bambini greco-ortodossi provenienti da vari quartieri di Istanbul e da diverse regioni dell’Anatolia. Operativo dall’inizio del XX secolo, l’orfanotrofio ha servito per molti anni come struttura educativa e residenziale e, nel corso del tempo, ha ospitato quasi 200 bambini, la cui educazione era supervisionata da persone affiliate al Patriarcato.

Nel 1964 la struttura deve chiudere i battenti a causa del deterioramento delle relazioni tra Turchia e Grecia, in particolare nel contesto della crisi di Cipro e, da allora, è stato abbandonato deteriorandosi progressivamente nel tempo, anche se buona parte della struttura ha resistito. Oggi è considerato l’edificio in legno situato sull’omonima isola di Buyukada, nel mar di Marmara, al largo di Istanbul, con i suoi 20mila m2 di superficie, è il più grande edificio in legno d’Europa e il secondo al mondo ed è stata inserita nel 2010 nella lista dei Patrimoni Culturali Europei. Negli anni 2000 la proprietà della struttura è stata al centro di una durissima controversia legale fra il patriarcato e la Direzione delle fondazioni religiose, che voleva espropriarlo. Infine, nel 2010, l’edificio è stato restituito al Fanar a seguito di una sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani (ECtHR), poi confermata dallo “storico” verdetto emesso dal tribunale di Buyukada.

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