18/01/2023, 11.08
EGITTO - ISLAM
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Cairo: Al-Sisi sostiene la costruzione di moschee, ma dimentica scuole e ospedali

Dall’ascesa al potere nel 2013 sono sorte ex novo o sono stati ristrutturati 9.600 luoghi di culto musulmani, per un investimento di oltre 400 milioni di euro. Molti restano però vuoti, a eccezione dei venerdì di preghiera durante il Ramadan. Giovani e critici chiedono maggiori risorse per l’educazione, la sanità e le infrastrutture. 

Il Cairo (AsiaNews) - Nel decennio al potere del presidente ed ex generale dell’esercito Abdel Fattah al-Sisi, in Egitto sono state costruite da zero o ristrutturate 9.600 moschee per una somma complessiva di 10,2 miliardi di lire (circa 410 milioni di euro). Il dato è emerso nell’ultimo rapporto pubblicato dal ministero dei Beni religiosi, a testimonianza di un sostegno - anche in denaro - garantito in questi anni dal Cairo all’islam a fronte di una durissima crisi economica attraversata dal Paese. E a dispetto dei proclami del suo leader che, alla guida nel Paese dal 2013, ha promosso a più riprese una maggiore laicità nelle istituzioni e l’apertura ad altre fedi; in particolare il cristianesimo, attraverso la “legalizzazione” centinaia di chiese realizzate senza permesso e aprendo al contributo dei musulmani per la loro costruzione. 

Analisti e critici sottolineano l’enorme quantità di denaro investito per la realizzazione o la sistemazione dei luoghi di culto musulmani, sebbene il Paese necessiti di notevoli risorse e investimenti in materia di educazione, sanità, infrastrutture e servizi. Già nel settembre 2020 il ministro Mohammad Mokhtar Gomaa parlava di oltre 140mila moschee sparse sul territorio, 100mila delle quali si possono classificare come “grandi moschee”.

Il paradosso, fanno notare alcune voci critiche al Cairo, è che vi sono molte moschee, ma mancano i fedeli, tanto che la chiamata alle cinque preghiere giornaliere viene spesso disattesa e molti luoghi di culto restano vuoti. E inutili. “Le moschee della mia zona - racconta ad al-Monitor il 60enne Mohammed Ali, del distretto di Maadi - si riempiono solo durante i venerdì di preghiera del mese di Ramadan [sacro di digiuno e preghiera islamico]. Per il resto, vi sono solo piccoli gruppi a frequentarle in modo più assiduo”. 

La spinta a costruire nuovi luoghi di preghiera preoccupa soprattutto giovani e intellettuali, secondo cui si può pregare ovunque mentre sono necessari appositi spazi (e opportuni investimenti) per rafforzare il sistema educativo e sanitario attraverso scuole e ospedali. Inoltre l’Egitto è agli ultimi posti nel mondo arabo secondo la rivista Usa Ceoworld per salario medio nel mondo arabo, con un reddito pro-capite mensile di 220 euro circa. A questo si somma la svalutazione della moneta locale e la crescente inflazione, schizzata dal 6,2% del novembre 2021 al 19,2% di un anno più tardi. 

A dispetto delle critiche, il governo tira dritto e per bocca del ministro Gomaa esalta il programma di costruzione delle moschee che ha portato a realizzarne un “numero senza precedenti” nella storia dell’Egitto e di qualsiasi altra nazione al mondo. Soddisfatti i vertici religiosi del Paese dei faraoni, come emerge dalle dichiarazioni di Sheikh Khaled al-Jundi, membro del Consiglio supremo per gli affari islamici (ente affiliato al ministero dei Beni religiosi), secondo cui queste politiche sono la dimostrazione di un lodevole tentativo di “preservare la religione” (musulmana).

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