Caldo, energia ed emissioni: il boom dei condizionatori nel Sud-est asiatico
Secondi alcuni dati dell'Agenzia Internazionale per l'Energia i Paesi dell'Asean nel 2040 avranno 300 milioni di unità installate contro i 37 milioni di oggi. Mentre l'India si appresta a superare la Cina come maggiore consumatore al mondo di aria condizionata. La sfida della sosteniblità passa dall'alimentazione attraverso fonti rinnovabili ma anche da nuovi sistemi come le "serpentine fredde" che sta sperimentando Singapore.
Milano (AsiaNews/Agenzie) – Le temperature record di questi giorni tornano a porre in Europa la questione dei consumi crescenti di energia dovuti alla diffusione capillare dei climatizzatori. Si tratta però di una sfida che riguarda anche altre parti del mondo: a livello globale, infatti, è il Sud-est asiatico l’area dove il mercato dei condizionatori oggi cresce a ritmo più sostenuto. Secondo alcuni dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (Iea), nel 2019 il consumo di energia per i condizionatori nei Paesi dell’Asean era già aumentato di quasi otto volte rispetto a trent’anni prima. E secondo alcune proiezioni entro il 2040 nel solo Sud-Est asiatico si supereranno i 300 milioni di unità installate, rispetto ai 37 milioni del 2023.
A preoccupare gli esperti è il circolo vizioso che questa macchine mettono in moto: il progresso economico e l’aumento delle temperature favoriscono la diffusione dei climatizzatori, che a loro volta però contribuiscono al riscaldamento globale a causa delle ingenti emissioni di carbonio. Durante il periodo caldo, la domanda di elettricità sale di circa il 10 % e quasi un terzo di questo aumento è attribuibile oggi all’uso dell’aria condizionata.
I condizionatori raffreddano gli ambienti spostando il calore dall’interno all’esterno e richiedono una grande quantità di energia elettrica per funzionare. Questa contribuisce massicciamente alle emissioni di carbonio, ma se venisse prodotta da fonti pulite l’impatto ambientale dei condizionatori sarebbe molto più basso. Attualmente, però, non succede: nel Sud-Est asiatico (come in molte altre aree del mondo), gli impianti di raffreddamento dipendono in larga parte da fonti fossili. Nel solo 2024, l’uso del carbone per la produzione di energia è aumentato ancora del 1,5 % rispetto all’anno precedente. Ciò dipende da diversi fattori tra cui la mancanza di sistemi di accumulo efficienti dell’energia prodotta con il solare e l’eolico, per definizione soggetta a oscillazioni a seconda dei fenomeni atmosferici. Inoltre trasportare l’energia prodotta da fonti rinnovabili da un punto A (dove viene generata) ad un punto B (dove serve), è ancora difficile perché mancano infrastrutture adeguate. Sono frequenti, dunque, i casi in cui l’energia viene prodotta, ma non utilizzata.
L’energia idroelettrica, poi, è soggetta a cali di produzione proprio nei periodi caldi perché i bacini idrici si riducono. Per esempio, in Cina nel 2022 la siccità che ha colpito il fiume Yangtze, ha causato gravi blackout nelle province che più dipendono dalle dighe, come il Sichuan e lo Yunnan.
Secondo la National Energy Administration (Nea), l’amministrazione statale cinese responsabile della strategia energetica, la domanda di elettricità potrebbe superare quest’anno quella del 2024 di circa 100 GW (un Paese come l’Italia ha una capacità elettrica totale di circa 130 GW). Anche in India, si stima che il consumo elettrico abbia raggiunto nuovi record nell’estate del 2024, con un aumento del 10% rispetto all’anno precedente. E si stima che presto l'India supererà la Cina diventando il maggiore consumatore al mondo di aria condizionata.
Quali strategie sta elaborando, allora, l’Asia per accompagnare questa crescita dei sistemi di climatizzazione, contenendo le conseguenze sull’ambiente? New Delhi sta cercato di mitigare il problema attraverso soluzioni semplici come la verniciatura bianca dei tetti per riflettere la luce solare e l’uso di impianti di raffreddamento in terracotta come alternative all'aria condizionata.
Anche Singapore, uno dei Paesi con il più alto tasso di utilizzo di climatizzatori al mondo, sta sperimentando strategie alternative. La sua risposta si articola su tre fronti: l’adozione di fonti energetiche rinnovabili, l’introduzione di tecnologie di raffreddamento innovative e la promozione di un uso più consapevole dell’aria condizionata. Per ridurre le emissioni di carbonio, sta installando pannelli solari sui tetti delle case popolari. Inoltre, sta promuovendo la diffusione di un sistema di raffreddamento costituito da serpentine fredde (tubi o pannelli con acqua fredda) posizionati vicino al pavimento o nelle pareti. L’aria calda tende a salire e quando entra in contatto con queste superfici fredde, per poi riscende naturalmente verso il basso. Quindi l’aria si muove e l’ambiente viene mantenuto fresco senza usare ventilatori o condizionatori.
Fondamentali, però, sono anche le accortezze nell’uso dei climatizzatori: il governo di Singapore incoraggia attivamente a mantenere una temperatura non inferiore ai 25 °C. Secondo uno studio del Centro per la Sostenibilità Ambientale del Politecnico Ngee Ann, tra 23 e 25 °C ogni grado in più nella temperatura impostata del condizionatore, consente un risparmio energetico fino al 12%.
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