21/09/2010, 00.00
THAILANDIA
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"Camicie rosse" pro-Thaksin contro il colpo di Stato dei militari

Il Puea Thai Party lancia una serie di attività per ricordare “la felicità” del popolo prima della cacciata dell’ex premier. Il 19 settembre le “camicie rosse” hanno sfilato per le vie della capitale, in concomitanza con il quarto anniversario della rivolta. Intanto l’esecutivo prosegue con la politica di “riconciliazione” nazionale.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – I sostenitori dell’ex premier in esilio Thaksin Shinawatra tornano a occupare la scena politica in Thailandia. Il Puea Thai Party (Ptp) annuncia il lancio – in programma oggi – di una campagna popolare di sensibilizzazione: essa intende ricordare “la felicità vissuta dal popolo” prima del colpo di Stato che, il 19 settembre 2006, ha determinato la cacciata di Thaksin. Lo scorso fine settimana, in concomitanza con il quarto anniversario della rivolta, le “camicie rosse” hanno manifestato per le vie di Bangkok e in altre zone della Thailandia sfidando, in alcune aree, lo Stato di emergenza imposto dalle autorità.

Kanawat Wasinsangworn, vice-capo del Ptp, conferma il lancio della campagna intitolata “Quattro anni di felicità perduta” e presieduta dal presidente ed ex generale Chavalit Yongchaiyudh. Gli attivisti pro-Thaksin hanno in programma un serie di esposizioni, distribuzione nazionale di volantini e propaganda in internet e spiegazione delle politiche promosse dal partito. Jirayu Huangsap, portavoce del Ptp, aggiunge che le esposizioni mostreranno quanto ha fatto il governo del multimiliardario thai “per il popolo” prima che fosse deposto da un colpo di Stato, insieme alle “sofferenze causate dall’attuale esecutivo” al Paese.

Nei giorni scorsi ha ripreso vigore  anche il movimento delle “camicie rosse”, i manifestanti antigovernativi protagonisti la primavera scorsa di una lunga protesta, repressa nel sangue dalle autorità. Gli scontri avvenuti nel maggio scorso per le vie di Bangkok hanno causato circa 90 morti e centinaia di feriti. A quattro mesi di distanza, il 19 settembre, i “rossi” hanno sfilato per le vie della capitale, sfidando lo Stato di emergenza tuttora in vigore. Alla manifestazione hanno partecipato migliaia di persone e si è svolta in modo pacifico.

Jatuporn Promphan, uno dei leader delle “camicie rosse”, ricorda che i manifestanti “si sono sempre battuti per gli ideali democratici” e “più il governo cerca di ucciderli, più essi acquistano vigore”. Intanto fonti dell’esecutivo annunciano che i leader dello United Front for Democracy against Dictatorship (UDD) – il partito vicino all’ex premier Thaksin – rinchiusi nella prigione di Bangkok sarebbero “favorevoli al piano governativo di riconciliazione nazionale”. Ieri il vice-premier Sanan Kachornprasart ha incontrato uno dei capi dei “rossi” in cella e conferma i passi volti alla “riconciliazione”.

Nonostante gli sforzi dell’esecutivo guidato dal premier Abhisit Vejjajiva, in Thailandia restano ancora forti le divisioni nella sfera politica e sociale. Del resto non si è ancora sanata la ferita aperta il 19 settembre del 2006, quando un colpo di mano dei militari ha determinato la fine della carriera politica di Thaksin Shinawatra, multimiliardario costretto all’esilio con accuse di corruzione e oltraggio alla monarchia. Le “camicie rosse” e molti sostenitori di Thaksin si oppongono alle interferenze dell’esercito nella politica e chiedono riforme economiche a favore della popolazione rurale e delle fasce più povere.

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