20/09/2019, 10.06
CINA – UNIONE EUROPEA
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Candidato al Sakharov l'accademico uiguro Ilham Tohti

Il docente è in carcere dal 2014, condannato all'ergastolo per un suo presunto sostegno alla causa separatista dell'etnia dello Xinjiang. In realtà, ha sempre cercato di ridurre le tensioni con la maggioranza han. Appello all'Onu: “Condannate i lager di Pechino”.

Bruxelles (AsiaNews/Agenzie) – Il Parlamento europeo ha candidato l'accademico uiguro Ilham Tohti al Premio Sakharov per la libertà di pensiero. Tohti, 49 anni, è stato scrittore, economista, e professore all’università Minzu (delle minoranze) a Pechino. Nel 2014 è stato condannato all’ergastolo per presunto suo sostegno alla causa separatista.

In realtà, Tohti ha sempre tentato di ridurre la tensione fra popolazione uigura e han nello Xinjiang, chiedendo a Pechino di ridurre le discriminazioni economiche e politiche verso la popolazione locale, preda dell’incompetenza dei governi locali e dei gruppi di interesse economico, come egli ha spiegato molte volte. Alcuni dissidenti temono che Pechino voglia farlo morire in prigione, con lo stesso destino dello scrittore Liu Xiaobo.

Dacian Ciolos, eurodeputato rumeno e presidente del Renew Europe Group, spiega: “La sua è una voce priva di paura, che parla con coraggio a favore dei diritti umani e delle libertà fondmentali in Cina. Ilham Tohti incarna in pieno lo spirito del Premio Sakharov”.

Jewher Ilham, figlia del docente, vive negli Stati Uniti: “Sono molto grata per questa candidatura. Significa che mio padre non è stato dimenticato. E che il mondo si sta interessando alla questione dei campi di detenzione forzata imposti da Pechino agli uiguri”.

Testimonianze da diverse fonti affermano che oltre un milione di uiguri sono rinchiusi in campi di concentramento per essere “rieducati” dal punto di vista politico. Molte testimonianze parlano di torture e di uccisioni extragiudiziarie.

Il governo cinese si è spesso giustificato dicendo che i campi sono “luoghi di avviamento professionale”. Gli uiguri sono una minoranza musulmana di origine turkmena. La persecuzione contro di essi si è intensificata a partire dall’aprile 2017. Gli uiguri sono accusati di avere “forti opinioni religiose” e “politicamente scorrette”.

Essi sono di frequente imprigionati o rinchiusi nei campi; altri ancora vengono internati in cliniche psichiatriche, dove impazziscono. Le autorità controllano i loro telefoni; i musulmani non possono celebrare il Ramadan; l’insegnamento della lingua uigura è stato bandito dalle scuole. Inoltre dal 2016, gli abitanti dello Xinjiang per richiedere un passaporto devono fornire il Dna. Il tutto in nome della “stabilità nazionale”.

Le Nazioni Unite non sono ancora intervenute sull'argomento. Un gruppo composto da cinque gruppi internazionali per i diritti umani ha scritto lo scorso 17 settembre al Segretario generale Onu Antonio Guterres per chiedergli di “condannare in maniera pubblica ed inequivocabile le politiche repressive di Pechino” e di intervenire “affinché vengano chiusi subito questi campi di internamento”.

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