19/01/2004, 00.00
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Capodanno cinese: lavoratori migranti si uccidono perchè non pagati

Pechino (AsiaNews/SCMP) – Decine di milioni di lavoratori migranti sono oggetto di sfruttamento forsennato dalle industrie cinesi, senza ricevere un minimo di compenso per mesi e per anni. L'intervento del governo non riesce a sanare una situazione che sta creando disperazione e suicidi, oltre che conflitti sociali.

Il problema diventa tragico con l' avvicinarsi del Capodanno Cinese. Per l'occasione, i lavoratori che sono in città ritornano al loro paese e famiglia di origine, magari con il gruzzolo di soldi guadagnati con fatica. I soldi servono a migliorare la vita familiare e a pagare i debiti. Secondo la tradizione cinese occorre pagare i propri debiti entro la fine dell'anno per non cadere nella vergogna. Ma quasi i ¾ dei lavoratori migranti non riceve alcuno stipendio.

Negli ultimi mesi, proteste, dispute violente, atti di disperazione hanno sconvolto l'opinione pubblica cinese e riproposto come ogni anno le ingiustizie perpetrate nei confronti del 72,5% dei 100 milioni di lavoratori migranti, che secondo stime della Beijing Review aspetta di essere pagato. Dieci giorni fa il quotidiano Dahe di Zhengzhou ha riportato la notizia che un contadino dello Henan, Li Zihao, si è dato fuoco ed è stato trasportato con gravi ferite all'ospedale perché le sue richieste di pagamento di 6000 yuan erano ripetutamente ignorate dal suo datore di lavoro. Secondo lo Yangzhao Metropolis Daily, mercoledì scorso nello Hebei sono morte cinque persone mentre alcuni lavoratori migranti tentavano di dare fuoco a una fabbrica di vestiti dopo che il proprietario si era rifiutato di pagarli. Nel mese di dicembre un gruppo di 500 lavoratori migranti della provincia di Anhui è apparso nell'emittente televisiva nazionale CCTV per testimoniare di aver vinto una causa con l'aiuto di un centro di assistenza legale di Pechino, anche se ancora non avevano ricevuto i 5 milioni di yuan che spettavano loro.

In molti casi, i datori di lavoro, alle richieste di pagamento, hanno risposto con atti di violenza e intimidazione. A Shijiazhuang (Hebei, a poche centinaia di km da Pechino), tre lavoratori migranti sono stati accoltellati e picchiati. Hu Weiguo, un migrante dell'Hubei, è morto a Pechino dopo essersi gettato da un palazzo. Il costruttore per il quale lui e altri 80 operai avevano lavorato, si rifiutava di pagare 200 mila yuan di salari. Il loro avvocato, Zhao Daying, ha dichiarato che i migranti hanno ricevuto telefonate minatorie e che i datori di lavoro non hanno mai voluto accordarsi. Tutto questo avviene mentre il governo cerca di sanare gli abusi con decreti. Settimane fa , ad esempio, il governo ha annunciato che ritirerà la licenza a quanti si rifiutano di pagare i lavoratori migranti. Ma gli abusi continuano.

Venerdì 16 gennaio il vice Primo Ministro Zeng Peiyan ha incontrato il Ministro del Lavoro e delle Costruzioni e ha dato istruzioni per risolvere la situazione, secondo le direttive del Presidente Hu Jintao e del Primo Ministro Wen Jiabao. Zeng Peiyan ha detto che il problema  del salario ai migranti deve diventare "priorità assoluta", così che essi possano tornare a casa per le vacanze del Capodanno.

Nonostante lo sviluppo dell'economia cinese, i diritti dei lavoratori, specie dei migranti, sono all'ultimo posto. Il Prof. Li Jianfei dell'Università Renmin (del Popolo) di Pechino stima che il 90% dei lavoratori migranti lavora senza contratto. Secondo l'avvocato Cheng Jianhong, che fornisce gratuitamente assistenza legale ai migranti della capitale, i lavoratori non hanno alcuna registrazione della loro attività lavorativa e non sanno nemmeno quanto sia il compenso per il loro lavoro. Secondo stime ufficiali, il debito verso i lavoratori migranti nel 2003 si aggira sui 12 miliardi di euro. (MR)

 

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