19/03/2018, 11.53
INDIA
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Missionaria francescana: la disperazione nelle campagne ‘rifornisce’ lo sfruttamento sessuale

di Nirmala Carvalho

Le ragazze trafficate non appaiono “dal nulla” e non decidono di entrare nella prostituzione, ma sono ingannate. Le zone povere sono vulnerabili ai trafficanti che coprono “malvagità con benevolenza”. “C’è sempre avidità, sempre vulnerabilità e sempre inganno…e sempre un’origine, un luogo”. Assenza di prevenzione: “Dove lavoro, sono quasi da sola. E ce ne sono molte come me”.

New York (AsiaNews) – “Smettiamo di fingere che queste ragazze siano apparse dal nulla. Smettiamo di fingere che non ci sia una chiara e riconosciuta catena di fornitura dello sfruttamento. Queste ragazze vengono da qualche parte. E noi sappiamo da dove”. Con queste parole suor Annie Jesus Mary Louis, delle suore francescane missionarie di Maria (Fmm), ha denunciato la struttura logistica dietro la tratta di esseri umani, con le zone povere e rurali dell’India quali principali bacini di “approvvigionamento”.

L’occasione per la sua testimonianza è stata la conferenza “Preventing Human Trafficking among Rural Women and Girls: Integrating Inherent Dignity into a Human Rights Model”, tenutasi il 13 marzo nella Sala Conferenze n. 1 al quartier generale dell’Onu, a New York. Suor Annie ha collaborato per anni con Ong impegnate nella lotta contro la tratta degli esseri umani, sforzo che nel 2016 le è valso il riconoscimento del governo indiano come “Miglior operatrice sociale”.

“Lo sfruttamento del sesso è un grande business. Ed è governato dagli stessi principi di qualsiasi altra attività commerciale: domanda e offerta”, ha iniziato la missionaria. “Hai un prodotto. Qualcuno compra, qualcuno vende. In questo caso, il prodotto è l’accesso sessuale a un altro essere umano”. Difatti, la tratta di giovani donne esiste perché “ci sono molti uomini – giovani, di mezza età, vecchi – che vogliono i loro servizi… la vera soluzione è la conversione dei cuori, tagliare la domanda e prosciugare il mercato”.

Suor Annie lavora in una zona rurale dell’India centrale, nel Chhattisgarh, fra le popolazioni tribali, vulnerabili a questo genere di sfruttamento. L’area, insieme a molte altre rurali, è “l’origine della catena di approvvigionamento del commercio sessuale”.

Le popolazioni in queste zone sono povere, non hanno istruzione o accesso alle cure sanitarie; sono a distanza di chilometri dalla città più vicina, e mancano anche Ong e servizi pubblici. “I trafficanti sono a conoscenza di tutto questo. Sanno che i genitori dei bambini nella mia area sono facili da imbrogliare, e a volte così disperati da vendere di propria volontà i loro figli”.

I trafficanti si affidano a “vecchie modalità di inganno” per attirare le giovani, “a volte coprendo la loro malvagità con benevolenza”, ha affermato la missionaria francescana, portando come esempio la storia di una delle ragazze di cui si occupa: Myra – nome fittizio – era stata venduta quando aveva 13 anni a una finta agenzia, che le aveva promesso un lavoro in città, permettendole di mandare soldi a casa. In verità, la sua famiglia non ha mai ricevuto una rupia dai guadagni ottenuti dal suo sfruttamento. Nella sua terribile esperienza, Myra è stata violentata più volte, picchiata e torturata prima di essere salvata.

“Elementi della sua storia sono estremi – ha commentato suor Annie – ma altri sono comuni: c’è sempre avidità, sempre vulnerabilità e sempre inganno. Ma, e questo è il punto cruciale del mio discorso, c’è anche sempre un’origine, un luogo”.

“Miei cari amici, sono qui per dire che queste donne e ragazze non si sono svegliate un giorno e hanno deciso di spostarsi in città per entrare nel giro della prostituzione. Sono state manipolate a lasciare le loro case. La nozione di libertà di scelta qui è un’illusione”.

In conclusione, la suora ha denunciato che “non si sta facendo abbastanza per impedire che vengano prese”, a differenza delle campagne per lo sfruttamento del lavoro per cui “aziende stanno spendendo milioni” e nonostante i fattori del problema siano gli stessi. Di conseguenza, la religiosa ha lanciato un invito ad agire, per combattere le catene di approvvigionamento dello sfruttamento sessuale con la stessa serietà di altre: “I lavori di prevenzioni in zone come la mia sono quasi inesistenti. Queste famiglia hanno bisogno di accompagnamento amorevole. Hanno bisogno di opportunità. Hanno bisogno di sentire che la società ha cura di loro. Ma, dove lavoro, sono quasi da sola. E ce ne sono molte come me”.

Intervistato da AsiaNews, Luke De Pulford, direttore della fondazione Arise, co-sponsor dell’evento, ha elogiato le suore impegnate in questi progetti, che durante l’evento hanno ricevuto “il doveroso risalto” per via della loro competenza ed esperienza. “È un privilegio per Arise essere co-sponsor di questo evento, e la nostra fervente speranza è che le Nazioni Unite  ascoltino con attenzione quanto queste vere esperte vanno dicendo”.

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