03/11/2025, 13.05
YEMEN - M. ORIENTE
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Captagon: non solo Siria, la droga ‘trasversale’ inonda tutto il Medio oriente

Il regime di Assad era considerato il narco-Stato per eccellenza, ma la sua caduta ha determinato una diffusione della produzione su scala regionale. Domanda costante e diffusione crescente alimentano il traffico. Fra i nuovi centri di produzione lo Yemen dei ribelli Houthi. Oggi il cuore della produzione avviene in piccoli laboratori sparsi per i vari Paesi.  

Beirut (AsiaNews) - Per oltre un decennio il regime di Bashar al-Assad con la collaborazione di bande e trafficanti oltre-confine in Libano, è stato l’hub primario della produzione e traffico di captagon, sfruttato a piene mani anche da gruppi ribelli, tanto da trasformare la Siria in narco-Stato del Medio oriente. La sostanza si è rivelata una fonte primaria di guadagni, oltre che uno strumento per esercitare pressioni politiche e diplomatiche. Tuttavia, negli ultimi quattro anni il captagon ha varcato le frontiere del Paese arabo diffondendosi in diverse nazioni del Medio oriente fra cui lo Yemen, e dell’Africa, soprattutto il Sudan, incoraggiata da una domanda costante, una diffusione crescente e una facilità di produzione. 

Nei giorni scorsi i media siriani hanno riferito del sequestro da parte delle squadre anti-droga di circa 11 milioni di pillole provenienti dal vicino Libano; la settimana precedente erano state le forze siriane e irachene a promuovere una operazione congiunta in seguito alla quale sono stati intercettati centinaia di chilogrammi di narcotici. La merce, spiega l’agenzia Sana, era contenuta “in un veicolo proveniente dal territorio libanese” fermato “nella campagna meridionale di Homs”. In una nota della direzione anti-droga si ricordano i “continui sforzi per perseguire trafficanti e produttori di droga” e per “limitare le attività criminali associate al traffico di droga e i suoi effetti negativi sulla sicurezza e la protezione della società”.

La portata dei traffici e i luoghi di produzione sempre più diversificati sono contenuti nel rapporto Special Project on the Captagon Trade, elaborato dagli esperti del New Lines Institute. Uno studio approfondito in cui sono documentati oltre 1800 casi di sequestro e ritrovamenti negli ultimi 10 anni. Il database utilizza strumenti open source per documentare le operazioni relative al contrabbando, alla produzione, allo stoccaggio e agli arresti. L’aumento dei sequestri di laboratori al di fuori di Siria e Libano tra il 2021 e la caduta di Assad a fine del 2024 non ha corrisposto a un aumento dell’offerta complessiva. Al contrario, nonostante il numero record di retate e fermi registrati lo scorso anno, la dimensione media di ogni spedizione è diminuita, portando a un calo del totale sequestrato, in particolare nei principali centri di consumo come gli Emirati Arabi Uniti (Eau) e l’Arabia Saudita. Ciò suggerisce un passaggio a operazioni di produzione su scala ridotta. Il regime di Assad ha fornito il sostegno dello Stato, la copertura della sicurezza e l’accesso alle materie prime che hanno facilitato la produzione industriale, la cui reale è emersa dopo la caduta.

Nei primi quattro mesi del 2025, il nuovo governo provvisorio siriano ha sequestrato oltre 200 milioni di pillole da impianti di produzione e magazzini, comprese installazioni militari, ovvero 20 volte la quantità sequestrata dalle forze di Assad in tutto il 2024. Al contrario, i fornitori emergenti in altri Paesi spesso non dispongono di tale sostegno politico e di reti consolidate. Questa assenza rende difficile per i nuovi produttori ottenere la materia prima necessaria e procedere alla preparazione senza attirare l’attenzione delle forze dell’ordine, adottando una strategia caratterizzata da spedizioni più frequenti e di dimensioni ridotte per eludere i controlli. Tuttavia, il rischio che si diffonda in altri Paesi fragili come Yemen e Sudan è oggi più elevato che mai.

In Egitto fin dal 2021 sono emersi impianti di produzione interni di Captagon, che sono coincisi con significativi sforzi delle forze dell’ordine nel contrasto a colpi di arresti. Oltre a operazioni specifiche legate alle retate nei laboratori, le autorità del Cairo hanno effettuato numerosi altri arresti legati al Captagon, indicando un aumento della criminalità. Ad esempio, un contrabbandiere siriano è stato arrestato a Giza in possesso di un milione di pillole e due donne sono state arrestate allo scalo internazionale della capitale mentre tentavano di contrabbandare 2 chilogrammi di pillole.

Negli ultimi quattro anni sono emersi centri di produzione nel nord e nel sud dell’Iraq, che da Paesi di transito si è trasformato in nazione produttrice come emerge da una serie di recenti sequestri di laboratori nella regione del Kurdistan. Sebbene numerose spedizioni di Captagon provenienti dalla Siria siano state intercettate mentre entravano in Iraq, non sarebbero emersi coinvolgimenti di cittadini siriani negli stabilimenti di produzione o nelle reti di produzione locali smantellate dalle autorità di Baghdad. Lo scorso anno nella capitale è stato inaugurato un nuovo Centro nazionale di controllo della droga, con l’obiettivo di  migliorare la cooperazione e lo scambio di informazioni, anche se non è chiaro il funzionamento e come influenzerà la cooperazione su scala regionale.

Dal 2021 il Kuwait non è più solo un punto di transito, ma si è trasformato anch’esso in centro di produzione, secondo un’evoluzione confermata dal ritrovamento - e smantellamento - lo scorso anno di un sofisticato laboratorio di produzione di droga in una zona desertica remota nel nord. Inoltre, sempre lo scorso anno stato arrestato un trafficante in possesso di una quantità significativa di pillole, materie prime e una pressa utilizzata per la produzione della droga.

Il 2021 è stato un anno di svolta anche per la Turchia, che è andata perdendo il tradizionale ruolo di nazione transito avviandosi verso una produzione interna e alimentando un traffico illecito che ha determinato al contempo una aumento della criminalità, come dimostrano i numerosi arresti. Le autorità di Ankara hanno condotto operazioni su vasta scala in varie città, che hanno portato al fermo di numerosi sospetti e al sequestro di notevoli quantità di pillole, spesso accompagnate da armi. Per quanto riguarda specificamente il coinvolgimento siriano, un sequestro avvenuto a Istanbul nel 2022 ha portato all'arresto di tre persone, tra cui due cittadini siriani e un cittadino libanese, a dimostrazione del ruolo delle organizzazioni criminali trans-frontaliere. 

Infine lo Yemen, in cui negli ultimi due anni si è assistito a un aumento delle attività legate al Captagon. Secondo il nostro database, nel 2024 sono state sequestrate 400mila pillole all’interno o provenienti dal Paese, numero salito a 5,4 milioni nei primi nove mesi del 2025. L’Arabia Saudita, il mercato più vicino e redditizio, è stata la più colpita, con quattro sequestri nel 2025 rispetto a uno solo nel 2024. I primi segnali suggeriscono che i ribelli Houthi potrebbero essere coinvolti in questo commercio, anche se la portata non è del tutto chiara. Con l’intensificarsi della concorrenza, soprattutto in contesti di sicurezza fragili, il commercio rischia di diventare più violento, con gruppi rivali che si contendono il controllo delle rotte e dei mercati. Questo è quanto si è verificato al confine tra Siria e Libano dopo la caduta di Bashar al-Assad tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, quando le organizzazioni criminali dedite al traffico di Captagon hanno cercato di mettersi in salvo e di smaltire le scorte rimanenti, provocando un forte e violento aumento del contrabbando e delle guerre territoriali lungo il confine.

Infine, la limitata disponibilità della droga per l’aumento di repressione e controlli potrebbe indurre un passaggio alla produzione di metanfetamina, aumentando i rischi di dipendenza. I sistemi sanitari sovraccarichi, in particolare in Iraq, non sono attrezzati per affrontare la crescente dipendenza da stimolanti. I laboratori mobili di piccole dimensioni sono più difficili da individuare e i trafficanti stanno adottando nuovi metodi per non essere scoperti, mettendo a dura prova le forze dell’ordine già a corto di risorse. Ecco perché nei Paesi che non dispongono di solide infrastrutture per il controllo delle droghe, il coordinamento di risposte efficaci rimane una sfida importante. 

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