24/12/2025, 09.11
MYANMAR
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Card. Bo: 'Il 2026 sia l'anno di una pace disarmata per il Myanmar'

La preghiera dell'arcivescovo di Yangon nel messaggio natalizio a un Paese ormai da cinque anni afflitto dalla guerra civile. "Dio viene al come un bambino indifeso che non ha né ornamenti né potere, ma ha la capacità di entrare nei nostri cuori e di trasformarci”. E rilancia anche nel contesto locale l'appello al disarmo di Leone XIV.

Yangon (AsiaNews) – “Quanti operano per la pace sono veramente beati. Preghiamo affinché Dio benedica tutti gli sforzi compiuti con diversi mezzi per la pace e la stabilità del Myanmar, e affinché il 2026 sia un anno di pace e prosperità non solo per il Myanmar, ma per il mondo intero”. È quanto auspica il cardinale arcivescovo di Yangon nel suo augurio di Natale, che cade in un momento particolarmente delicato per questo Paese che sta per tenere elezioni fortemente volute dalla giunta militare, ma senza la partecipazione di una vera opposizione nel contesto della guerra civile che da ormai cinque anni scuote il Paese.

Nel discorso - pronunciato nella cattedrale di Santa Maria durante una celebrazione promossa dal Consiglio delle Chiese del Myanmar alla presenza anche del generale Min Aung Hlaing - il cardinale fa proprio il saluto di Gesù risorto: “La pace sia con voi”. Ricordando l’incarnazione di Dio a Betlemme venuto al modo “come un bambino indifeso” che “non ha né ornamenti né potere”, ma “ha la capacità di entrare nei nostri cuori e di trasformarci”, l’arcivescovo di Yangon spiega che “la pace di Cristo risorto e dei cristiani è una pace senza armi. Gesù Cristo ha cercato di trasformare le condizioni politiche e sociali del suo tempo senza ricorrere alle armi. Anche noi cristiani – aggiunge - siamo chiamati a testimoniare questo metodo nobile e a evitare la violenza. La compassione e l’aiuto verso i più piccoli e deboli possono consolare le sofferenze e hanno la capacità di guarire le ferite”.

Nella sua riflessione natalizia il cardinale del Myanmar allarga lo sguardo al mondo intero: “Non solo i singoli individui, ma intere nazioni si sentono insicure. La pace viene percepita come qualcosa di lontano. In nome della pace ci si prepara alla guerra. I cittadini accusano i loro governi di cattiva gestione e di debolezza se non sono sufficientemente pronti alla guerra, se non reagiscono agli attacchi o se non rispondono alla violenza con la violenza. Così, quasi tutti i Paesi del mondo entrano in una corsa agli armamenti”. Richiama l’invito di Leone XIV a un “disarmo integrale”che riguarda soprattutto “i cuori e le menti”. Chiede alle comunità religiose di “impegnarsi affinché, al posto dell’odio, ci siano il dialogo, la pratica della giustizia e il perdono, diventando così case di pace”.

“Ascoltiamo prima di tutto la voce dei deboli, dei poveri e delle vittime della guerra – conclude il card. Bo -. Testimoniamo la pace non solo con le parole, ma anche con le azioni. O Dio buono e misericordioso, la tua pace supera ogni confusione del mondo. Rendici messaggeri della pace, affinché possiamo portare amore e speranza in ogni parte della terra”.

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