Maristi Blu: il Natale in Siria, fra ‘situazione opaca’ e ‘futuro incerto’
Il Congresso Usa ha votato la cancellazione definitiva delle sanzioni, compreso il famigerato Caesar Act (ma manca ancora la firma di Trump). Nella 51ma lettera da Aleppo il gruppo cristiano racconta il quadro di un Paese, ad un anno dalla caduta di Assad, caratterizzato da criticità. Preoccupa una (possibile) Costituzione islamista e la condizione di donne e minoranze.
Aleppo (AsiaNews) - La situazione in Siria “rimane opaca” con diversi nodi irrisolti: l’attesa per la formazione del Parlamento, la scarsa rappresentatività di donne e minoranze religiose, i dubbi sulla nuova Costituzione e il timore che possa essere ispirata alla Sharia, la legge islamica. Sono alcune fra le dense nubi che offuscano il futuro del Paese ed evidenziati dai Maristi Blu nella loro cinquantunesima “Lettera da Aleppo” pubblicata in questi giorni che accompagnano al Natale. A questo, ricorda il gruppo formato da religiosi e laici, si sommano le violenze etniche contro gli alawiti e i drusi, le tensioni con i curdi e gli attacchi ai cristiani.
Ad un anno dalla caduta di Bashar al-Assad e dell’ascesa al potere dei movimenti (ex) radicali islamici guidati da Hayat Tahrir al-Sham (Hts) capeggiati dall’attuale leader e presidente ad interim Ahmed al-Sharaa, la Siria è ancora caratterizzata da criticità e instabilità. Un evento, scrivono nella loro lettera i Maristi Blu di Aleppo, che ha “sconvolto la nostra vita quotidiana e reso così incerto il nostro futuro, un qualcosa che nessuno si aspettava”.
In queste ore, intanto, il Congresso degli Stati Uniti ha votato la cancellazione definitiva delle sanzioni verso la Siria, a partire dal famigerato Caesar Act che, per colpire in linea teorica la famiglia Assad, aveva trascinato nella povertà un’ampia fetta della popolazione. La norma era stata approvata nel 2019 al tempo del primo mandato dell’attuale presidente Donald Trump; perché l’abrogazione sia effettiva, serve però la firma dell’inquilino della Casa Bianca. Un provvedimento che conferma l’apertura di credito del Tycoon Usa e delle cancellerie occidentali alla nuova leadership di Damasco, a dispetto dei molti problemi irrisolti e ricordati dagli stessi Maristi Blu nella loro testimonianza.
Di seguito pubblichiamo ampi stralci della “Lettera da Aleppo” numero 51:
Vi invio la nostra lettera n. 51 un anno dopo la caduta di Assad e dell’ex regime siriano e la presa del potere da parte degli ex ribelli islamisti. Questo evento ha così sconvolto la nostra vita quotidiana e reso così incerto il nostro futuro che vogliamo condividere con voi le nostre riflessioni.
In un solo anno, molte realtà sono cambiate nella vita della popolazione siriana, ad ogni livello, dalla sicurezza, l’educazione, la politica, l’economia e sotto il profilo sociologico. È stato qualcosa che nessuno si aspettava.
A che punto siamo oggi?
È evidente che la situazione rimane opaca... In effetti, stiamo ancora aspettando la formazione di un Parlamento composto da 210 deputati, 70 dei quali saranno nominati dal presidente ad interim. Per quanto riguarda gli altri 140 deputati, sono già stati “eletti” da commissioni elettorali anch’esse nominate dal presidente; le donne e le minoranze etniche e religiose sono ben poco presenti, la stragrande maggioranza è dello stesso “colore”. La missione principale di questo Parlamento sarà quella di redigere una nuova Costituzione per il Paese.
Inoltre, tutti i militari, la polizia e molti funzionari pubblici dei servizi pubblici del Paese sono stati licenziati. Dal dicembre 2024 risultano disoccupati e senza stipendio. Una realtà che ha stravolto completamente la loro vita familiare e sociale.
Diversi episodi relativi alla sicurezza hanno segnato anche questo primo anno: sulla costa, con gli attacchi alla minoranza alawita, a sud nei confronti della minoranza drusa, mentre nel nord-est del Paese i rapporti con i curdi rimangono molto tesi.
A Damasco, il 22 giugno 2025, un terrorista ha aperto il fuoco nella chiesa ortodossa greca di Sant’Elia contro i fedeli che partecipavano all’Eucaristia e si è fatto esplodere all’interno.
L’attacco ha ucciso almeno 25 persone e ne ha ferite 63. Da quel momento, gli agenti di polizia presidiano costantemente le porte di tutte le chiese in Siria per prevenire possibili attacchi.
Sono stati decisi cambiamenti importanti nel curriculum scolastico: rimozione dai libri di testo di tutto ciò che riguardava il vecchio regime (foto, parole, immagini), imposizione di quattro ore settimanali di religione per gli studenti musulmani, ecc.
A livello economico, è consentito l’uso di valuta estera, come il dollaro statunitense e la lira turca. Sebbene non ci sia stato un aumento significativo dei salari, i prezzi stanno salendo in modo vertiginoso. Diverse aziende occidentali e arabe hanno annunciato l’intenzione di investire nella ricostruzione del Paese, ma in pratica non è stato ancora fatto nulla.
La distribuzione dell’elettricità è migliorata: è passata da due a sei ore al giorno. Ma, nel frattempo, le bollette sono anch’esse aumentate in modo vertiginoso.
A livello politico, la Siria sta riconquistando il suo posto nel mondo. Ciò è dimostrato dalle visite dell’attuale presidente in molti Paesi e dal sostegno che riceve dai vari capi di Stato. Sul fronte diplomatico, il ministro degli Affari Esteri continua i suoi viaggi nelle capitali del mondo per ottenere il riconoscimento del regime e il sostegno al Paese. I governi occidentali stanno riaprendo le loro rappresentanze a Damasco.
La cosa più evidente, però, è questa paura che si è infiltrata nei cuori dei cittadini: è una domanda sul futuro del Paese. Nascono allora numerosi dubbi nella mente delle persone: la nuova Costituzione consacrerà uno stato islamico ispirato alla sharia musulmana? Quale sarà
il destino dei diversi componenti del tessuto sociale siriano?
Il papa in Turchia e Libano
A questo proposito, gli ultimi giorni sono stati segnati dalla visita di Papa Leone XIV nei due paesi confinanti con la Siria: Turchia e Libano. Ha richiamato le autorità turche al rispetto della libertà religiosa e ha sottolineato la necessità di costruire ponti, rifiutare il fanatismo e il fondamentalismo religioso e lavorare insieme per il bene comune, impegnandosi in una diplomazia basata sulla pace e sul rispetto reciproco. In Libano, proclamando il suo forte messaggio: “Beati i costruttori di pace”, ha invitato i leader politici ad ascoltare il grido dei loro popoli che chiedono la pace.
In contemporanea, proprio due settimane fa, si è tenuta a Damasco una conferenza organizzata dall’ong cattolica siriana: “La Chiesa, Casa della Carità”. Diverse associazioni cristiane da tutta la Siria vi hanno partecipato insieme a quattro organizzazioni cattoliche internazionali: l’Opera d’Oriente, Aiuto alla Chiesa che soffre, Misereor e le Pontificie Opere Missionarie. L’obiettivo era di riflettere e proporre soluzioni in risposta ai bisogni più urgenti dei cristiani in ogni zona della Siria, laddove il numero dei cristiani è diminuito dell’80% dall'inizio della guerra nel 2011. I gruppi di lavoro hanno concordato nel dare priorità a istruzione, salute, abitazione e occupazione. Come Maristi Blu, rispondiamo con i nostri 14 progetti a tutte queste esigenze e non solo.
Il Vangelo mostra che questa povertà toccava ogni aspetto della su vita. Fin dal suo ingresso nel mondo, Gesù ha fatto esperienza delle difficoltà relative al rifiuto. L’evangelista Luca, narrando l’arrivo a Betlemme di Giuseppe e Maria, ormai prossima al parto, osserva con rammarico: “Per loro non c’era posto nell’alloggio” (Lc 2,7). All’inizio della sua vita pubblica, fu scacciato da Nazareth dopo che nella sinagoga aveva annunciato l’adempiersi in Lui dell’anno di grazia di cui gioiscono i poveri (cfr Lc 4,14-30). Non vi fu luogo accogliente nemmeno per la sua morte: lo condussero fuori da Gerusalemme per la crocifissione (cfr Mc 15,22). Si tratta della stessa esclusione che caratterizza la definizione dei poveri: essi sono gli esclusi dalla società.
Che il Bambino di Betlemme ci benedica e ci conceda la sua Pace. Buon Natale!
13/03/2018 10:04
04/11/2021 11:41





