14/12/2007, 00.00
VATICANO - ASIA
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Card. Dias, l’Asia, sfida dell’evangelizzazione nel continente dove nascono le religioni

Il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli parla del dialogo con le fedi non cristiane. In esse lo Spirito ha piantato semi di verità che debbono maturare. E’ la finalità del dialogo interreligioso.
Città del Vaticano (AsiaNews) – In Asia, continente di origine di grandi tradizioni culturali e religiose, per il cristiano il dialogo assume una caratterizzazione particolarmente significative, per cercare di vedere i “semi di verità” che lo Spirito ha posto nelle altre fedi e cercare di farli germogliare verso il cristianesimo. La prospettiva teologica asiatica della Nota della Congregazione per la dottrina della fede su alcuni aspetti della evangelizzazione sono stati esaminati dal cardinale Ivan Dias, prefetto del dicastero per le missioni, che ha preso parte, in Vaticano, alla presentazione del documento.
 
L’Asia, ha osservato “è il continente più esteso del mondo e contiene quasi due terzi della popolazione umana. È la culla di molte civiltà, tradizioni religiose e culture”, dall’induismo, al buddismo, dal giudaismo all’islam, solo per ricordarne alcune.
 
“Anche il cristianesimo ha avuto le sue origini in Asia” e quando nel novembre 1999, Giovanni Paolo II si recò a New Delhi “affermò profeticamente che il terzo millennio sarà caratterizzato dall’evangelizzazione dell’Asia”.
 
Per i cristiani, davanti ad una così vasta gamma di tradizioni religiose, si tratta di “cercare di scoprirvi l’azione dello Spirito Santo – cioè i semi della verità, come li ha chiamati il Concilio Vaticano II - e di condurle, senza alcun complesso di superiorità, alla piena conoscenza della verità in Gesù Cristo”. Perché, “anche se le varie religioni non cristiane posseggono i semina Verbi piantati in esse dallo Spirito Santo e le persone che li seguono potranno essere salvate, ciò non significa che la proclamazione della Buona Novella di Gesù Cristo sia irrilevante. È nostro compito far maturare i semina Verbi affinché trovino la loro pienezza in Cristo”.
 
Da questo punto di vista, “le altre religioni costituiscono una sfida positiva per la Chiesa: la stimolano, infatti, sia a scoprire e a riconoscere i segni della presenza del Cristo e dell'azione dello Spirito, sia ad approfondire la propria identità e a testimoniare l'integrità della rivelazione, di cui è depositaria per il bene di tutti”. Deriva da qui lo spirito che deve animare il dialogo nel contesto della missione. “L'interlocutore dev'essere coerente con le proprie tradizioni e convinzioni religiose e aperto a comprendere quelle dell'altro, senza dissimulazioni o chiusure, ma con verità, umiltà, lealtà, sapendo che il dialogo può arricchire ognuno. Non ci deve essere nessuna abdicazione né irenismo, ma la testimonianza reciproca per un comune progresso nel cammino di ricerca e di esperienza religiosa e, al tempo stesso, per il superamento di pregiudizi, intolleranze e malintesi”.
 
Ripensando la notte di Betlemme, infine, il cardinale ha detto che l’evangelizzazione nel contesto del pluralismo interreligioso in Asia “ci fa pensare ai Magi e alla loro stella. Vedo nei Magi – ha concluso il porporato - quell’immensa schiera di seguaci di religioni non cristiane che seguono le proprie stelle (libri sacri, saggi, santi) e portano nel loro seno i preziosi tesori ivi messi dallo Spirito Santo come semi della verità. Tocca a noi cristiani accompagnare e far maturare questi semi fino a che raggiungano la pienezza della verità, usando la via del dialogo interreligioso, finché un giorno – su questa terra o dopo - incontreranno “il dio ignoto” che adoravano senza conoscere, e che altro non sarà che Gesù Cristo Nostro Signore, via, verità e vita”.
 
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