25/10/2022, 11.52
IRAQ - ITALIA
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Card. Sako: fra guerre ‘terrificanti’ pace nella ‘solidarietà tra popoli, religioni e culture’

di Louis Raphael Sako*

Il primate caldeo fra i relatori del convegno promosso da Sant’Egidio in questi giorni a Roma. Oggi la conclusione al Colosseo, con una preghiera interreligiosa alla presenza di papa Francesco. Il porporato esorta a lavorare per un “modello civile e democratico” dello Stato fondato sulla “cittadinanza, non sul sistema settario che divide”. 

 

Roma (AsiaNews) - In un mondo lacerato da conflitti “terrificanti”, come la guerra della Russia in Ucraina o i molti conflitti in Medio oriente, la pace va costruita attraverso la “solidarietà tra popoli, religioni e culture”. È quanto ha affermato il patriarca di Baghdad dei caldei, card. Louis Raphael Sako, nell’intervento al convegno “Il grido della pace” promosso a Roma dalla comunità di sant’Egidio, dal 23 al 25 ottobre. Un evento che culminerà nella preghiera per la pace al Colosseo nel pomeriggio di oggi, con la presenza di papa Francesco e dei rappresentanti delle religioni mondiali. Oltre alla solidarietà, il porporato ricorda come occorra “lavorare per costruire un modello civile e democratico fondato sulla cittadinanza e non su un sistema settario che divide”. Di seguito, la testimonianza del patriarca caldeo:

Vivere insieme: la lezione della pandemia
“Il grido della pace” è un grido di speranza dell’umanità intera, soprattutto in una situazione mondiale come quella attuale che è fonte di grande preoccupazione. Si prenda, ad esempio, la guerra fra Russia ed Ucraina e le tensioni e i conflitti che viviamo in Medio oriente, anch’essi terrificanti. Il numero di morti e feriti è alto, molte scuole e università sono chiuse, la vita dei cittadini innocenti è quasi paralizzata. Vivono nel panico e non sanno cosa sarà del domani. È terribile!

Per costruire la pace dobbiamo promuovere la diversità culturale e religiosa, la vicinanza, la solidarietà  e gli sforzi di tutti i paesi e le religioni  per fermare il pericolo immediato della pandemia!  Questa unione internazionale  che abbiamo imparato durante la pandemia dobbiamo farla per finire la guerra assurda  fra la Russia e l’Ucraina, ma anche altri conflitti. Dobbiamo scegliere il dialogo, la diplomazia e la pace per risolvere i problemi, non usare le armi.

La pace non può essere raggiunta senza il rispetto, l’amore e la fratellanza, la solidarietà di tutti gli individui e i popoli, lavorando per la sicurezza e il benessere comune.

La pace, infatti, è un processo di formazione. Per raggiungerla bisogna formarsi, lavorare su se stessi. Certo, la pace è anche una sfida, ma le nostre differenze, gli elementi che sembrano dividerci ci permettono in realtà di essere complementari. Ciascuno di noi e dei nostri Paesi ha un talento da offrire alla società nel suo insieme.

Viviamo in un mondo nuovo che richiede di sottolineare l’importanza della diversità, in linea con l’approccio globale che aspira alla parità dei diritti umani, del rispetto della libertà e dignità di tutti. 

Da queste differenze, da queste complementarietà, dipendiamo naturalmente gli uni dagli altri: quando so di aver bisogno del mio prossimo, gli mostro ancora più attenzione. Oggi è necessario uscire da noi stessi per lavorare in modo semplice e concreto, con amicizia, per costruire la pace: “Beati gli artigiani della pace!” dice Gesù (Mt 5,8).

Per costruire la pace nelle nostre società, una vera cittadinanza è condizione necessaria per una convivenza armoniosa. Quanti lasciano i loro Paesi di origine per venire in Occidente cercano diritti e dignità. 

La convivenza si articola su più livelli:

- Religiosamente: tutti noi crediamo in un solo Dio, anche se le nostre espressioni sono diverse;

- Socialmente: siamo tutti fratelli sotto l’ombrello dell’umanità;

- Politicamente: siamo tutti cittadini dello stesso pianeta.

Tuttavia, l’estremismo religioso ha distorto la convivenza, il settarismo politicizzato ha demolito il mosaico umano e la corruzione ha distrutto la società.

Ci vuole una solida formazione alla diversità, come ricchezza. E il ruolo delle istituzioni educative non è solo quello di fornire insegnamenti perché le persone possano trovare un lavoro, quanto piuttosto di formare le nuove generazioni all’apertura, al rispetto delle diversità, al pluralismo, e al consolidamento della solidarietà e della convivenza attraverso: 

- Lo sviluppo delle capacità degli studenti attraverso il dialogo onesto e l‘amicizia;

- Il rafforzamento della riconciliazione e della solidarietà tra popoli, religioni e culture diverse, per raggiungere la pace e la prosperità per tutti i cittadini, come ha ribadito papa Francesco durante la sua visita in Iraq nel marzo 2021.

Da questo punto di vista, invito tutti in Occidente e Oriente a rivedere le tradizioni ereditate con una razionalità aperta, per cambiarle e rimuovere tutte le espressioni di fondamentalismo e odio, per adattarsi alla realtà attuale e alla diversità sociale. Infine, occorre lavorare per costruire un modello civile e democratico fondato sulla cittadinanza e non su un sistema settario che “divide”.

Per costruire la pace nella società, lo sviluppo di una vera cittadinanza è una condizione necessaria.

* Patriarca di Baghdad dei caldei

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