18/09/2007, 00.00
INDONESIA
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Cattolici in Indonesia: “No alla pena di morte per i terroristi di Bali”

di Mathias Hariyadi
Mentre si attende a giorni l’esecuzione capitale di Amrozi, uno dei tre condannati a morte per le bombe del 2002, esponenti della comunità cattolica locale avvertono: la condanna a morte non risolve i problemi della nostra società, bisognerebbe evitare invece i “verdetti politici”, come nel caso del trio di Poso. Amrozi si dice felice di morire, perché incontrerà il Profeta e i martiri dell’islam.
Jakarta (AsiaNews) – Abolire la pena di morte in Indonesia e garantire che interessi politici non influenzino il verdetto dei giudici sui casi più sensibili e legati a questioni religiose. Lo chiedono alcuni esponenti della comunità cattolica indonesiana che con AsiaNews commentano l’imminente esecuzione capitale di Amrozi, uno dei tre terroristi condannati per le bombe a Bali che nel 2002 uccisero 202 persone. Insieme a lui aspettano di essere giustiziati anche Ali Gufron e Imam Samudra. Il 30 agosto la Corte Suprema ha respinto l’appello di Amrozi e ora si deve esprimere sugli altri due.
 
I tre hanno scritto ognuno una sorta di testamento spirituale, di cui solo una parte di quello di Amrozi è stato rivelato dal suo legale. Nella lettera a sua firma, il terrorista si dice pronto a “riprendere il jihad” qualora fosse risparmiato dal plotone d’esecuzione e che anche se morirà è felice, perchè potrà così “incontrare il Profeta e tutti i Guerrieri di Dio in paradiso”. “Le gocce del nostro sangue – continua il testo – diventeranno raggio di luce per tutti i musulmani ed inferno per tutti gli infedeli”.
 
L’Ufficio del procuratore generale di Jakarta rifiuta di fornire dettagli sul luogo e la data di esecuzione. “Secondo la legge – fa sapere Abdul Hakim Ritonga, funzionario dell’Ufficio – dovrebbe svolgersi a Bali, dove è stato compiuto il crimine, ma per motivi di scurezza potrebbe essere spostata altrove”. Se Amrozi non eserciterà il suo diritto di invocare la grazia del presidente – concludono da Jakarta – dovrà presto presentarsi davanti al plotone.
 
Esponenti cattolici, però, denunciano che l’esecuzione capitale non è mai una soluzione e chiedono il rispetto della vita umana. “Ritengo che la pena di morte vada abolita dal nostro sistema legale", dichiara p. Benny Susetyo, Segretario della Commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale Indonesia (KWI). "Essa non solo è contro i diritti umani, ma studi specifici dimostrano che non funziona neppure come deterrente al crimine”. E aggiunge: “Penso che Amrozi meriti l’ergastolo, piuttosto che la morte”.
 
Dello stesso parere anche p. Luluk Widyawan - parroco della chiesa di Maria Annunziata a Porong, Est Java: “La condanna capitale non risolve mai il problema, lo abbiamo visto con il trio di Poso, i tre cattolici giustiziati in merito alle violenze interreligiose del 2002 nelle Sulawesi; loro sono morti e la violenza non ha smesso”. Secondo il sacerdote il caso dei tre cattolici è stato esempio eclatante della “debolezza del sistema legale indonesiano, quando in gioco ci sono interessi politici”.
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