07/10/2011, 00.00
INDIA – MALDIVE
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Cattolico indiano imprigionato alle Maldive. Aveva una Bibbia e un rosario

di Nirmala Carvalho
Shijo Kokkattu, insegnante di 30 anni, è stato denunciato dai colleghi dopo aver trasferito in modo accidentale un’immagine della Madonna e alcune canzoni mariane sui computer scolastici. Nelle Maldive la religione di Stato è l’islam e non c’è libertà di culto. Per Sajan K George, presidente del Gcic, intolleranza religiosa e mancanza di giustizia sono le “forme peggiori di persecuzione”.
Mumbai (AsiaNews) – Da oltre una settimana Shijo Kokkattu, indiano cattolico del Kerala, è rinchiuso in una prigione delle Maldive perché teneva in casa una Bibbia e un rosario, vietate nelle isole. “La mancanza di giustizia e l’intolleranza religiosa – spiega Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic) – si riflettono nelle azioni del governo maldiviano. Questa è la peggior forma di persecuzione religiosa. Il governo indiano deve pretendere le scuse per il trattamento meschino a cui è stato sottoposto un suo cittadino”.

Nelle Maldive la religione di Stato è l’islam e non c’è alcuna libertà di culto. Nel 2008 un emendamento costituzionale ha negato ai non musulmani di poter ottenere la cittadinanza maldiviana.

Shijo, 30 anni, insegna nella scuola Raafainu (Raa Attol, un atollo dell’arcipelago maldiviano) da due anni. Nel trasferire alcuni dati su un computer scolastico, l’uomo ha copiato accidentalmente alcune canzoni mariane e un’immagine della Madonna. Accortisi del fatto, gli altri professori hanno avvisato la polizia. Gli agenti hanno fatto irruzione nella sua casa e arrestato Shijo dopo aver trovato la Bibbia e il rosario.

Secondo Sajan George, il caso di Shijo Kokkattu sottolinea il grande paradosso dello Stato maldiviano, che “mentre si vanta di essere una delle mete turistiche più ambite al mondo, arrestando innocenti rivela la sua intolleranza e discriminazione versi i non musulmani, e impone restrizioni della libertà di coscienza e di fede”.

“La libertà religiosa – afferma il presidente del Gcic – rimane un argomento tabù nell’arcipelago. Tra i musulmani, rifiutare di praticare il culto in modo diverso da quello approvato dallo Stato può condurre all’arresto. Inginocchiarsi, congiungere le mani o usare simboli religiosi, come croci, candele, immagini o statuette possono provocare un’azione del governo”.

“Tutto ciò – ribadisce Sajan George – è una chiara violazione dei diritti umani universali. Mentre i musulmani che vivono nei Paesi non islamici chiedono diritti religiosi, lo spirito di reciprocità dovrebbe esistere anche in Paesi come le Maldive e l’Arabia saudita”.
 
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