09/02/2007, 00.00
PALESTINA
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Caute le reazioni del mondo all’accordo tra palestinesi

di Paul Dakiki
Israele e Stati Uniti chiedono che l’annuncio della formazione di un governo di unità nazionale sia seguito dal riconoscimento di Israele e dall’impegno a mettere fine al terrorismo. Positive le reazioni del Russia e del segretario dell’Onu, cauta la Ue. Il successo saudita peserà sugli equilibri mediorientali.

Beirut (AsiaNews) - Spari in aria e cortei festosi a Gaza, compiacimento a Riyadh e all’Onu, positiva cautela nella Ue, freddezza e attesa in Israele e negli Usa; silenzio, per ora, a Teheran e Damasco. Sta suscitando reazioni diverse l’annuncio fatto la notte scorsa alla Mecca della firma dell’accordo tra Fatah e Hamas, che dovrebbe porre fine al sanguinoso confronto tra le fazioni palestinesi e dar vita ad un governo di unità nazionale, che faccia sospendere il blocco degli aiuti internazionali.

A livello internazionale, il segretario dell’Onu Ban Ki-moon ha detto di “rallegrarsi” per il raggiungimento dell’accordo. Ugualmente Mosca, con Mikhail Kamynin, portavoce del ministero degli Esteri, ha dato il “benvenuto” all’accordo. Da parte della Ue Cristina Gallach, portavoce di Javier Solana, alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Unione ha dichiarato: “Esamineremo tutti i dettagli dell’intesa con la migliore volontà, in maniera positiva ma cauta”.

Dagli Usa, un portavoce del Dipartimento di Stato, Gonzalo Gallegos, ha sostenuto di non poter commentare l'intesa senza prima aver preso visione dei dettagli “sulla composizione” e “sul programma politico” del futuro governo. Ma il quotidiano israeliano Jerusalem Post, oggi, sostiene che il segretario di Stato, Condoleezza Rice, in un incontro a porte chiuse con “leader ebrei” ha detto di voler continuare a boicottare i ministri di Hamas.

Israele, per ora, sembra aver accolto la notizia dell’accordo con fredda cautela. “Israele – ha detto Miri Eisin, portavoce del primo ministro Ehud Olmert – aspetta che il nuovo governo palestinese accetti il rispetto dei tre principi richiesti dalla comunità internazionale: riconoscimento di Israele, accettazione di tutti gli accordi già stipulati e una chiara rinuncia ad ogni forma di terrorismo e violenza”.

L’accordo, secondo le anticipazioni avute, non parla espressamente di Israele, ma afferma che il governo palestinese si impegna a “rispettare la legalità internazionale e gli accordi conclusi dall’Olp”, il che comprende quelli con Israele. Formula che il quotidiano israeliano Haaretz definisce “una ambigua promessa”.

Sul piano interno al mondo islamico della regione, la firma dell’accordo rappresenta sicuramente un successo per la diplomazia saudita – e Riyadh ha subito offerto un miliardo di dollari di aiuti al futuro governo – e una spinta al ridimensionamento, almeno temporaneo, del peso di Iran e Siria. A seconda delle loro reazioni ciò avrà conseguenze, non necessariamente positive, sulle situazioni di Libano e Iraq. Il silenzio finora tenuto dalle fonti ufficiali di Teheran e Damasco è significativo quanto meno di una valutazione difficile.

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