17/09/2025, 11.11
INDIA
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Censimento del Karnataka: è polemica sulle 'caste cristiane'

di Nirmala Carvalho

Nel modulo per la rilevazione che prenderà il via il 22 settembre un elenco in cui compaiono nomi di caste associati all'aggettivo "cristiano". Il Bjp contro il locale governo guidato dal Congress: "Così si apre all'ammissione dei cristiani tra i gruppi svantaggiati". L'arcivescovo Machado: "Abbiamo detto ai fedeli di scegliere liberamente se riconoscersi in uno di questi gruppi o dichiararsi solo cristiani. Ma è fondamentale collaborare al censimento". 

Bangalore (AsiaNews) – L’inclusione di un elenco di sotto-caste abbinate all’aggettivo “cristiano” nella bozza di un apposito censimento che prenderà il via a livello locale il 22 settembre, sta sollevando un’aspra polemica politica nello Stato indiana del Karnataka. Promosso dal governo locale, guidato dal Congress Party, il Social and Educational Survey - popolarmente definito il “censimento delle caste” - mira a raggiungere casa per casa entro il 7 ottobre tutti i 70 milioni di abitanti di questo Stato indiano. E sta facendo riaffiorare l’annosa polemica sul diritto dei cristiani ad essere ammessi ai diritti garantiti ai gruppi economicamente svantaggiati.

La bozza dell'elenco pubblicata dalla Commissione per le Classi Svantaggiate dello Stato del Karnataka, include 47 "sotto-caste" che hanno l’aggettivo cristiano accanto al nome tradizionale (Kuruba Cristiano, Vokkaliga Cristiano, Billava Cristiano, Brahmino Cristiano, Ediga Cristiano, Maadiga Cristiano, Lambani Cristiano…). L’elenco è visto come un passo verso l’inclusione tra le cosiddette Scheduled Caste, i gruppi svantaggiati attualmente appannaggio solo delle persone di fede induista, sikh e buddhista.

I leader del BJP del Karnataka hanno presentato un memorandum al governatore Thawarchand Gehlot, chiedendo la rimozione delle sotto-caste cristiane dall'elenco. Hanno inoltre richiesto che il capo del governo locale Siddaramaiah dichiari esplicitamente che quanti si sono convertiti al cristianesimo non avranno diritto ai benefici delle riserve, come previsto dall’Ordinanza presidenziale del 1950, che li esclude come accade per i musulmani.

Siddaramaiah ha risposto minimizzando la questione dell’associazione dei cristiani con nomi di caste induiste nel censimento: “Questo censimento serve a rilevare il disagio sociale ed educativo della popolazione, identificandone anche l’appartenenza religiosa”. Ha aggiunto che il censimento aiuterà a progettare politiche di welfare “scientifiche ed eque”, attraverso azioni specifiche, senza chiarire se le “nuove caste cristiane” avranno diritto ai benefici delle riserve.

Da parte sua Madhusudhan Naik, attuale presidente della Commissione per le Scheduled Caste, ha dichiarato: “Il censimento si basa sull'autodichiarazione e noi registreremo ciò che le persone dichiarano. Non le guideremo nella scelta della religione o della casta. La commissione deciderà come classificare i dati una volta completata la raccolta.”

L'arcivescovo Peter Machado di Bangalore, vicepresidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’India (CCBI), commenta AsiaNews: “In India la coscienza e lo stigma delle caste restano una questione profonda - premette -. Essendo un sistema nato nella società induista, la conversione a un'altra religione avrebbe dovuto naturalmente cancellarne ogni traccia. Ma la religione e la pietà sono una cosa, vivere nella società è un’altra. La situazione dei gruppi precedentemente classificati come caste inferiori non è affatto migliorata. I critici affermano che includere i cristiani convertiti nelle categorie castali priverà gli indù dei loro legittimi benefici. Ma questo non è giusto: i cristiani, essendo cittadini legittimi di questo Paese, non possono essere discriminati nei benefici sociali ed economici a causa della loro fede religiosa. Tutti devono essere uguali davanti alla legge”.

Riguardo alla questione specifica del censimento delle caste in Karnataka, mons. Machado spiega che la Chiesa locale “ha raccomandato con forza ai fedeli di non mancare a questo censimento, che riporterà i dati corretti sulla percentuale di tutti i cittadini, compresi i cristiani nello Stato. Per quanto riguarda la registrazione delle caste viene lasciata ai singoli la libertà di dichiararsi sotto la categoria che ritengono opportuna, oppure di evitare qualsiasi identificazione con un gruppo specifico, definendosi semplicemente come ‘cristiani’. Lasciamo la scelta alle persone, ma è fondamentale collaborare con il personale del censimento e registrare i propri dati”.

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