03/05/2021, 08.53
LIBANO
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Chiesa libanese: governo del popolo per superare la ‘crisi esistenziale’

Il patriarca maronita e il metropolita greco-ortodosso tornano ad attaccare la classe politica. Metropolita greco-ortodosso: errori accumulati nel tempo, preghiamo “per la risurrezione”. Patriarca maronita: servono “soluzioni” ai conflitti e ai problemi irrisolti. Fondamentale l’aiuto internazionale, perché l’origine “non è libanese”.

Beirut (AsiaNews/Agenzie) - Nelle omelie delle celebrazioni del fine settimana, i massimi esponenti della Chiesa libanese tornano ad attaccare la locale classe politica e dirigente, colpevole della crisi economica e istituzionale che paralizza da mesi il Paese. Il patriarca maronita, card. Beshara Raï, e il metropolita greco-ortodosso Élias Audi hanno chiesto alle autorità di accelerare la formazione del governo, bloccata da nove mesi, e di mettere da parte le loro rivalità politiche e di partito per il benessere della nazione. 

Il riferimento dei leader cristiani è allo scontro in atto fra il presidente della Repubblica, il cristiano maronita Michel Aoun (vicino a Hezbollah e all’Iran), e il primo ministro incaricato, il sunnita Saad Hariri (sostenuto dai sauditi). Da tempo i due uomini politici si rimpallano le responsabilità della crisi, senza trovare una via per il dialogo e la nascita di un esecutivo nel pieno delle funzioni. 

“La nostra situazione - ha affermato mons. Audi durante la messa per la Pasqua ortodossa, che si è celebrata ieri - non è recente. Gli errori si sono accumulati nel tempo, e il Libano ha perduto gli ingredienti che permettono di proteggere la sua esistenza”. Il problema non è solo finanziario o economico, avverte, ma “esistenziale” perché chi gestisce il Paese scommette “sul poco che resta per garantire i propri interessi e restare al proprio posto, a discapito dei cittadini”. 

“In questo giorno in cui si festeggia la risurrezione di Cristo - ha sottolineato il prelato - noi preghiamo per la resurrezione del Libano. Perché ciò avvenga abbiamo bisogno di un governo attivo, che metta in atto le riforme necessarie per restituire vita alle istituzioni pubbliche e riguadagnare la fiducia della comunità internazionale". Un esecutivo, conclude mons. Audi, "che non sia controllato dai partiti e i cui membri siano tutti esperti che non cercano il tornaconto personale”. 

Il patriarca maronita, come ogni settimana, ha approfittato dell’omelia per fustigare i politici, compreso il presidente (cristiano) Aoun pur senza nominarlo. “Lo Stato libanese - ha detto - non ha bisogno di mediazioni e di pressioni per la formazione di un governo, ma di buona volontà sul piano nazionale e di un sentimento di responsabilità, nel rispetto della Costituzione e del patto nazionale”. Il governo, ha aggiunto il card. Raï, "non vi appartiene, ma appartiene al popolo. Ministeri e istituzioni non sono vostri, ma del popolo” ed è anche per sbloccare la situazione di stallo che “abbiamo invocato l’organizzazione di una conferenza internazionale sul Libano e la proclamazione della sua neutralità”. 

“È vero che abbiamo bisogno di un governo - prosegue il porporato - ma abbiamo soprattutto bisogno di soluzioni ai conflitti e alle questioni che impediscono che il Libano sia un Paese in situazione normale”. Il primate maronita elenca poi una serie di questioni irrisolte: dagli ostacoli alla formazione del governo alle elezioni parlamentari e presidenziali (in programma l’anno prossimo), dalla mancata applicazione della Costituzione alla deformazione del patto nazionale, dal sabotaggio del sistema democratico al possesso di armi illegali (qui il riferimento, pur senza nominarlo, è a Hezbollah). “Tutte queste questioni - ha concluso il card. Raï - richiedono un aiuto internazionale, perché la loro origine non è libanese. Queste questioni sono la conseguenza di conflitti arabi, regionali e internazionali”. 

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