16/09/2014, 00.00
UCRAINA
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Chiesa ortodossa ucraina: I nostri politici non amano il popolo

di Nina Achmatova
Il capo del servizio stampa della Chiesa obbediente a Mosca punta il dito contro i "troppi leader" del Maidan e fa il paragone con la Scozia che si prepara al referendum sull'indipendenza: "Lì nessuno ha minacciato i separatisti di essere rasi al suolo".

Mosca (AsiaNews) - Le autorità ucraine sono colpevoli dell'aver scatenato la guerra nel Paese. E' la dura accusa del capo del servizio stampa della Chiesa ortodossa ucraina, Vasily Anisimov, che ha rilasciato un'intervista al sito ortodosso Radonezh. "Non amano gli ucraini e non li comprendono - ha dichiarato - se lo facessero, non li avrebbero mandati a morire sul Maidan, non li avrebbero condotti nella guerra fratricida in Donbass, non li avrebbero condannati alla fame, al freddo e a un'esistenza di povertà che secondo gli economisti ci aspetta questo inverno". 

Non risparmia denunce dirette al premier, Arseny Yatsenyuk, dicendo che ogni volta che lo sente palare ha paura di udire "quale nuovo guaio o sciocchezza inventerà per l'Ucraina". A detta del rappresentante della Chiesa ucraina, tradizionalmente legata a Mosca, il maggior problema per il Maidan è stato avere molti leader. "Ci sono troppi Mosé - spiega - e ognuno di loro è pronto a guidare un popolo stanco attraverso il deserto per 40 anni e superare molte difficoltà inventate da loro stessi, in modo che coloro che sopravvivono  possano vivere nella terra promessa europea. Il loro slogan è: i nostri figli e nipoti vivranno in Europa!".

"E si tratta ancora di una bugia - aggiunge - conosciamo i nostri leader piuttosto bene. Hanno tutti case, appartamento, milioni, auto, fabbriche, barche, hanno assistenza sanitaria, studiano e vanno in vacanza all'estero. Alcuni di loro vivono all'estero e lavorano via Skype". Il presidente Petro Poroshenko aveva annunciato  per il 16 settembre la ratifica dell'accordo di associazione con l'Ue, a cui si oppone fermamente la Russia. L'entrata in vigore dell'accordo di libero scambio tra Kiev e Bruxelles è stato però rinviato al 31 dicembre 2015.

Anisimov crede che "se vogliamo unirci all'Europa, dobbiamo fare qualcosa di europeo" e poi porta l'esempio della Scozia, che il 18 settembre terrà un referendum sull'indipendenza dalla Gran Bretagna: "Lì i leader di tutti i partiti e di governo hanno lasciato Londra alla volta della Scozia per chiedere ai separatisti di non staccarsi - ricorda - Nessuno ha detto che la Scozia o sarà inglese o sarà abbandonata, non ci sono stati arresti, blocco di informazioni, spari, profughi e operazioni anti-terrorismo". "Evidentemente, gli inglesi amano la Scozia se non la radono al suolo", conclude. Nell'ambito della tregua concordata a Minsk, Kiev si è detta disposta anche a concedere maggiore autonomia amministrativa per i distretti di Donetsk e Lugansk, ma le due autoproclamate "repubbliche popolari" continuano a pretendere l'indipendenza. 

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