Chong Bok: scontro a fuoco al confine caldo tra Bangkok e Phnom Penh
La Thailandia minimizza l’accaduto, mentre dalla Cambogia non vi sono commenti ufficiali. Per una decina di minuti si è registrato uno scambio di colpi, pur senza feriti o vittime. Avviati i contatti fra comandi per scongiurare l’escalation. Dietro l’incidente la questione irrisolta delle frontiere fra nazioni dell’area, che riguarda anche il Laos.
Bangkok (AsiaNews) - Le autorità militari thailandesi minimizzano, quelle cambogiane per ora tacciono. Tuttavia, il breve scontro a fuoco all’alba di oggi nell’area di frontiera di Chong Bok, nella provincia orientale thai di Ubon Ratchathani, mostra se non altro che le controversie sul confine fra Bangkok e Phnom Penh restano irrisolte. Un nodo che resta irrisolto, al saldo di colloqui e affermazioni di buon vicinato periodicamente ribadite.
Sinora non si registra alcuna vittima e sono stati avviati subito contatti fra i due comandi per allentare la tensione; ciononostante, resta il fatto che l’area, come altre lungo una frontiera di oltre 800 km tra i due Paesi, è reclamata da entrambi con una sovrapposizione dei confini.
I militari cambogiani avrebbero violato l’accordo che proibisce ogni azione di appropriazione o controllo del territorio senza avere prima contattato la controparte. I reparti di pronto intervento thailandesi si sono immediatamente dispiegati nell’area e ne è seguito uno scambio di colpi durato una decina di minuti.
“Tutto il personale thai è al sicuro e la situazione resta sotto stretto controllo. L’esercito reale thailandese è impegnato per una soluzione pacifica e considera positivamente i forti rapporti con la Cambogia, coordinando la cooperazione a tutti i livelli per mantenere la stabilità delle frontiere e la pace tra i due popoli” ha comunicato una fonte militare di Bangkok.
Dietro alle decisioni - o a volte a scelte - dettate da fattori contingenti estranei ai rapporti fra i due Paesi come attività di contrabbando, tratta di esseri umani o altre iniziative criminali trans-frontaliere vi è in entrambi un forte nazionalismo. Un approccio che spinge a premere sulle autorità civili e militari, affinché non cedano sulle rivendicazioni territoriali, anch’esse eredità della colonizzazione francese dell’Indocina.
Di conseguenza la situazione - che esclude ogni interlocutore o mediatore esterno - è gestita attraverso iniziative formali e informali che limitano, ma non escludono, il rischio di un conflitto come evidenziato nel periodo tra il 2008 e il 2011. L’area più controversa, anche perché più nota, è quella templare buddhista di Preah Vihear, che si trova in territorio oggi cambogiano, ma il cui accesso principale è dal lato thailandese che a sua volta ne rivendica l’appartenenza storica. Delle aree di frontiera contese, una dozzina sono state meglio delimitate negli anni, per le altre continuano i contatti tra i due governi.
In un’altra area di confine non consolidata, quella montuosa di Phu Chi Fah tra la provincia settentrionale di Chiang Rai e quella laotiana di Bokeo, il 5 maggio scorso si è verificato uno scontro a fuoco tra guardie di frontiera thailandesi e militari laotiani. Secondo le ricostruzioni, i militari di Vientiane avrebbero sconfinato durante una operazione contro ribelli e trafficanti di droga che nei giorni precedenti avevano attaccato alcuni avamposti uccidendo cinque soldati.